In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Verso Juventus-Milan, Allegri-Gattuso: filosofie a confronto

Serie A

Veronica Baldaccini

Qual è il pensiero che guida i due allenatori, a pochi giorni dal big match? Intanto, per entrambi il celebre rasoio di Occam: il metodo di un monaco medievale inglese, che insegnava a preferire sempre la soluzione più semplice ai problemi. Ma altri argomenti molto seri li dividono. Ecco quali

Condividi:

Il rasoio del Pallone

Calcio e filosofia, per qualcuno un ossimoro, per altri un'inevitabile riflessione su passioni e ossessioni della contemporaneità. A scomodare la filosofia nel nostro caso ci ha pensato direttamente Max Allegri. Nell’homepage del suo sito, quello in cui prova a definire il metodo di lavoro elaborato in questi anni, lo sintetizza così: "La semplicità è la massima sofisticazione". Uno sguardo rapido all'autobiografia del suo prossimo avversario, il "Codice Gattuso", ed ecco lo stesso concetto: "Nel calcio, come nella vita, la soluzione giusta è quasi sempre la più semplice". Sette secoli dopo ecco il rasoio di Occam applicato al pallone: la spiegazione più semplice è sempre da preferire. Tradotto: eliminare con un taglio di lama le soluzioni più complicate. Il calcio di Allegri e Gattuso in fondo è questo: giocare semplice, che non vuol dire in modo banale, ma senza quella complessità che aumenta il rischio di sbagliare.

Olismo in panchina

Forse non c’è Hegel dietro l’olismo di Massimiliano Allegri, ma la gestione del tutto e delle parti è cruciale nella sua filosofia, anche in questo caso per sua stessa ammissione: il tutto è qualcosa di più della mera somma delle parti, e questo vale sia nel tracciare l’identikit dell’ allenatore, che non è solo l’insieme di diverse conoscenze ma la capacità di farne sintesi, ma vale soprattutto per la squadra, che non è semplicemente la somma dei suoi giocatori. Gli 11 calciatori più forti non formano necessariamente la squadra più vincente, per questo ogni tanto qualcuno può stare legittimamente in panchina, vedi Dybala. I giocatori realizzano il proprio fine solo nel giocare per la squadra. Nulla di distante in fondo dal Gattuso-pensiero. Il Milan, quasi come un’idea immanente, prima di tutto: e in nome di questa idea qualcuno, vedi Kalinic, può restarne fuori.

Illuminismo Vs Romanticismo

Genio e regolatezza. Per Allegri anche il talento meno imbrigliabile deve sottomettersi all’equilibrio del collettivo. Non esiste estro fuori dalle regole, anzi. Vedeteci Kant se volete, e la sua idea che siano proprio le regole a esaltare la creatività e viceversa. Da qui nasce il problema della gestione dell’individualità del fuoriclasse, ma che in questa prospettiva diventa tale solo se inserito nel collettivo, perché mette la creatività al servizio del gruppo. Le panchine scottanti dei suoi campioni, da Dybala a Higuain, non hanno – per ora- mai bruciato Allegri, che ha sempre ribadito il primato delle sue analisi, la logica delle sue valutazioni con un’esposizione di numeri e statistiche frequente nel giustificare le scelte. Un ritratto vagamente illuminista dell’allenatore, contro una visione più romantica dell’allenatore Gattuso, che nel suo Milan ha scelto di mettere in campo tutti i giocatori di maggior talento, facendo lo sforzo di provare ad adattarli. Non tutto è misurabile, non lo è la fantasia, non lo è orgoglio della maglia, non lo è il senso di appartenenza alla Storia: sentimenti che per Ringhio, insieme alla testa e alle gambe, scendono in campo.