Il Napoli rallenta contro il Sassuolo, la Juventus grazie al 3-1 interno contro il Milan allunga e sale a +4 in classifica. Ma la lotta al titolo è ancora aperta, a Torino è ancora presto per parlare del settimo scudetto di fila
Una domenica senza calcio stimola la riflessione. Nel sabato di Pasqua la classifica in serie A si è allungata, la Juventus è riuscita a mettere tra sé e il Napoli una distanza meno micragnosa di quella che separava le due squadre nelle ultime settimane. È il dato che stimola il dibattito, ma le conclusioni sono meno scontate di quel che sarebbe stato logico attendersi. Quattro punti rappresentano un margine di sicurezza che dovrebbe garantire tranquillità a chi sta davanti, ma la Juventus non ha nessuna intenzione di dare il via ai festeggiamenti per il settimo scudetto di fila. Tutti in riga, anche il gioiello Dybala che ha dato la carica pure di fronte al Milan. A Torino non si cambia idea, neppure davanti a un'autentica dichiarazione di resa firmata da Sarri: dopo il pareggio in casa del Sassuolo, la parola scudetto è stata di fatto bandita dal vocabolario e sostituita con un altro obiettivo, gli 87 punti mai raggiunti dal Napoli in 92 anni di storia.
Due comportamenti in controtendenza che neppure il più sfegatato dei tifosi sarebbe in grado di spiegare razionalmente. Perché, allora? Massimo Ambrosini, il più giovane dei commentatori Sky, ha proposto un'interpretazione semplice, ma efficace: "Se Dybala qualche settimana fa non avesse segnato alla Lazio nell'ultimo secondo utile e se la rovesciata di Milik a Reggio Emilia non avesse colpito la traversa, ora staremmo a parlare d’altro". La sentenza introduce un fattore imprevedibile nel discorso: un campionato può essere anche deciso dalla fortuna. Vista la Juventus ieri sera contro il Milan, forse la tesi diventa eccessivamente semplicistica: la squadra di Allegri non è solo fortunata e quella di Sarri non solo iellata. Mertens, Callejon, il gigante Koulibaly e persino Insigne hanno evidenziato insoliti segni di stanchezza.
Nonostante tutto, forse davvero non è finita: la corsa per il titolo italiano passa per il Real Madrid e la doppia sfida di Champions League che la Juve deve affrontare nei prossimi dieci giorni. Si comincia martedì nel fortino di casa e la prova specchio può portare conseguenze psicologiche opposte: esaltazione o abbattimento. In mezzo resta la corsa per l’oggetto più ambito della stagione juventina, ribadito da Allegri in ogni dichiarazione: lo scudetto viene prima di tutto.
Per quel triangolino tricolore a Napoli avrebbero sacrificato i gioielli di famiglia, sono stati lucidati tutti i ricordi, il tema amarcord è tornato attuale. Perciò ora è poco credibile una rinuncia indolore, soprattutto ora che Milik è rientrato, alimentando il rimpianto per quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Meglio adesso ripuntare tutta l’attenzione sull’Europa che dovrà tornare a essere un traguardo possibile per le italiane, Napoli compreso.
Che settimana ci attende: tra Champions, Europa League e recuperi di campionato (compreso il derby di Milano, mercoledì alle 18.30) in campo scenderà il meglio del meglio, riposa solo Sarri. E il dettaglio può ancora giocare a suo favore. Basta crederci, e a Napoli ci credono. Parliamone.