Lazio-Roma, le chiavi tattiche della sfida

Serie A

Flavio Fusi

LazioRomaCOPE

Lazio e Roma arrivano al derby con due situazioni emotive opposte, ma il derby come sempre azzera tutto. Ecco le domande fondamentali per arrivare preparati a una gara fondamentale per la qualificazione in Champions League

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Conclusa una delle settimane più incredibili del calcio europeo, è tempo di tornare al campionato. Roma e Lazio, reduci da una rimonta completata ed una subita in campo internazionale, si affrontano in un derby d’alta classifica che potrebbe indirizzare in modo deciso la qualificazione alla Champions League del prossimo anno.

Dopo la partita con il Barça, Di Francesco riproverà la difesa a 3?

Nella grande rimonta contro il Barcellona, Di Francesco ha schierato la Roma con il 3-5-2 per la prima volta in stagione. L’ex tecnico del Sassuolo, arrivato nello spogliatoio giallorosso con la fama di integralista del 4-3-3 (ma già nel derby di andata, a gara in corso, era passato ad un linea difensiva a 5), ha dimostrato flessibilità ed intelligenza, ideando un piano gara praticamente perfetto che ha permesso alla sua squadra di dominare il Barcellona.

Il cambio di sistema di gioco è stato dettato dalla volontà di mettere il possesso dei blaugrana in crisi sin dalla fase di uscita: in fase di non possesso il 3-5-2 mutava in 3-4-3, con Nainggolan che avanzava e si posizionava a fianco di Dzeko con Schick sul lato opposto. Questo adattamento aveva l’obiettivo di neutralizzare la discesa di Busquets tra i centrali e permetteva ai giallorossi di pressare in parità numerica, cercando di forzare un passaggio verso gli esterni.

Non è però detto che la stessa strategia venga ripetuta contro la Lazio. La Roma è solita pressare con l’uomo come punto di riferimento e sia il 3-4-3 che il 4-3-3 consentirebbero di avere abbastanza calciatori avanzati in grado di occupare immediatamente i tre centrali di Inzaghi. Allo stesso tempo però, la contrapposizione tattica non presenterebbe un marcatore naturale per Lucas Leiva, che posizionato davanti alla difesa, contribuisce a formare il rombo di impostazione della Lazio.

Con il 3-4-3, uno dei due centrocampisti sarebbe costretto ad avanzare, mettendo però l’altro in difficoltà ogni volta la squadra di Inzaghi riuscisse a superare il pressing, dovendo controllare sia le due mezzali che Luis Alberto tra le linee. Con il 4-3-3 sarebbe forse più semplice trovare un aggiustamento per mantenere la parità numerica e all’andata fu De Rossi a uscire sempre molto alto sul brasiliano. Se volessimo poi immaginare il modulo più lineare possibile sarebbe forse il 4-2-3-1.

Il pressing della Roma all’andata: 4-3-3, con De Rossi avanzato su Lucas Leiva.

La Lazio ha buttato l’Europa League in 4 minuti. Solo una questione mentale o ci sono anche aspetti tattici di cui tenere conto?

La Lazio è scesa in campo a Salisburgo forte del 4-2 dell’andata, ma, dopo essere passata in vantaggio ad inizio ripresa, ha prima subito il pareggio e poi, in quattro allucinanti minuti, concesso tre gol e detto definitivamente addio alla semifinale di Europa League.

Rispetto alla gara dell’Olimpico, Inzaghi ha deciso di cambiare atteggiamento. L’idea era quella di difendere più bassi dell’andata, quando i biancocelesti avevano messo in campo un’intensità e un’aggressività impressionanti, in grado di rivaleggiare con quella degli austriaci. Con un blocco difensivo schierato diversi metri più indietro, la Lazio lasciava la palla al Salisburgo ma allo stesso tempo cercava di farlo sbilanciare, per sfruttare la velocità di Luis Alberto e Immobile, che ha giocato praticamente tutta la partita sul filo del fuorigioco.

Le basi della scelta di Inzaghi erano logiche e, in un buona parte, condivisibili. Ma non tenevano conto di quanto il Salisburgo sia strutturato per soffocare i tentativi di contropiede. La squadra di Rose propone un ribaltamento del paradigma: non rinuncia mai a pressare perché teme di concedere spazi e perdere stabilità, ma pressa sempre in maniera organizzata e con grande agonismo perché sa che, per come è strutturata,  è il modo migliore per difendersi, sempre e comunque.

Proprio a causa della pressione esercitata dai suoi avversari, e delle difficoltà strutturali che le squadre che difendono con il 5-3-2 hanno nel portare le transizioni, il piano gara di Inzaghi non ha dato i frutti sperati dal punto di vista offensivo.

La Lazio aveva però retto dal punto di vista difensivo, almeno prima di quei maledetti quattro minuti. La disattenzione in occasione del gol di Haidara, ha scatenato un vero e proprio effetto a catena con errori anche grossolani, come ad esempio l’incomprensione tra Radu e De Vrij, che hanno definitivamente infranto il sogno di arrivare fino in fondo alla competizione. Se è vero che la tattica di Inzaghi non ha funzionato al meglio, è stato il crollo mentale, soprattutto in termini di concentrazione, a condannare i biancocelesti.

All’andata la Roma ha messo in crisi la Lazio con un pressing altissimo, ripeterà la stessa strategia?

La Roma ha proposto le proprie migliori prestazioni stagionali quando ha deciso di aggredire l’avversario con il pressing, sia in campionato che in Champions League. Anche nel derby d’andata, la squadra di Di Francesco decise di soffocare la manovra della Lazio fin dalle battute iniziali: la pressione sui tre difensori biancocelesti li costringeva a prendere decisioni rapidamente e gli impediva di agire liberamente, mentre l’altezza della linea difensiva compattava la squadra verticalmente, rendendo estremamente complicate le ricezioni tra le linee di Milinkovic-Savic e Luis Alberto.

Una strategia rischiosa contro una formazione eccezionale ad attaccare gli spazi come quella di Inzaghi, ma che, se eseguita secondo i piani, costringeva i tre centrali a buttare via la palla. È dunque probabile dunque che Di Francesco riproponga un atteggiamento simile, ma come spesso succede in un derby, sarà determinante la lettura dei momenti della gara e non è escluso un cambio di atteggiamento in corsa.

Cosa deve temere la Roma dell’attacco della Lazio (quello più prolifico in Serie A)?

Inzaghi ha compreso le caratteristiche dei suoi giocatori ed ha costruito un sistema di gioco in grado di esaltare al meglio. Il simbolo del suo progetto tecnico è certamente Immobile: dopo le incomprensioni di Dortmund e Siviglia, l’ex attaccante del Torino ha trovato un contesto che lo esalta, come dimostrano i 26 gol segnati nella scorsa stagione, e i 39 di quella in corso.

Immobile non è tra gli attaccanti più tecnici, ma possiede un’incredibile capacità di lettura dello spazio e di attacco della profondità. Gli piace molto allargarsi, soprattutto a sinistra, per sorprendere i difensori alle spalle, oppure costringerli a seguirlo, disorganizzando la linea difensiva avversaria.

Immobile attacca in diagonale partendo dalla sinistra e taglia alle spalle di Hysaj, ricevendo il pallone di Milinkovic-Savic alle spalle della difesa del Napoli.

Per contenerlo, i difensori della Roma dovranno fare la massima attenzione nelle uscite e non farsi attirare fuori dalla linea da Luis Alberto e Milinkovc-Savic, soprattutto se i difensori centrali saranno due, perché ad Immobile basta veramente pochissimo spazio per arrivare in porta.

L’altro pericolo saranno le ricezioni tra le linee dello spagnolo e del serbo, soprattutto quando i due riusciranno a prendere palla alle spalle del pressing giallorosso. I giocatori offensivi della Lazio sono micidiali in transizione e anche la difesa della Roma, nonostante la presenza di un difensore veloce come Manolas, avrà difficoltà contenerli.

Come si difende Dzeko?

Doveva partire nel mercato di gennaio, ma alla fine Dzeko è rimasto alla Roma, continuando ad offrire il suo solito contributo eccezionale alla manovra della squadra: la partita con il Barcellona, valsa la semifinale di Champions dopo un’attesa ultratrentennale, è stata il suo capolavoro.

Contro una squadra intensa e in grado di creare densità a centrocampo come quella biancoceleste, il bosniaco sarà ancora una volta un’arma importante. All’andata i suoi movimenti interno-esterno furono fondamentali per aggirare il centrocampo della Lazio e raggiungere la trequarti avversaria passando dalle fasce. Coordinandosi con Perotti, Strootman e Kolarov, Dzeko costituiva una sorta di quadrilatero laterale che, grazie a frequenti rotazioni e alla superiorità numerica generata, toglieva punti di riferimento alla Lazio.

I tocchi di Dzeko in Roma 2-1 Lazio. Si nota la sua propensione a muoversi verso la fascia sinistra, eletta dalla Roma quale lato forte del suo attacco.

La squadra di Inzaghi dovrà assicurarsi di non lasciare che ciò avvenga di nuovo, impiegando Lucas per ristabilire la parità numerica e scivolando compatta sul lato forte, complicando la circolazione di palla della Roma, cercando di intrappolarla lungo la fascia.

Quando invece Dzeko sarà in zona centrale, i difensori della Lazio dovranno essere bravi a sfruttare il loro numero, con un difensore sempre aggressivo sul bosniaco ed un altro pronto ad aggiungersi in raddoppio per arginare la fisicità del vice-capocannoniere dello scorso campionato.

Dopo l’esito dei rispettivi quarti di finale europei, il morale delle due squadre è ai poli opposti, ma come viene ripetuto fino alla noia, nei derby non esistono favoriti. Una gara del genere, soprattutto a Roma, si gioca in una bolla isolata dal resto della stagione, in cui tutte le considerazioni relative a stato di forma tecnico e mentale si rivelano spesso inutili. Non resta che godersi lo spettacolo.