Uno stacco imperioso, sovrastando Benatia. Attorno a lui lo stupore dipinto sui volti di compagni e avversari. Come in tante altre istantanee storiche, dal volo di Omam-Biyik ai salti di Cristiano "Air" Ronaldo: quando le facce di chi assiste al miracolo dicono più di tante parole
Potete vederci tutta la simbologia che volete in un uomo che si solleva in aria sopra le teste di tutti gli altri e porta in volo con sé un intero popolo, una città. L’ascesa al cielo di Koulibaly è già il nuovo santino di ogni tifoso napoletano: salto di 62 centimetri per arrivare all'altezza di 2 metri e 48.
Le facce degli altri
Il gesto atletico si commenta da sé, non ci si arrampica a certe quote senza un fisico bestiale; il momento, l'attimo esatto, non poteva essere più epico: il 90° minuto, l'ultimo di una partita che non aveva regalato altre fotografie. Il protagonista è uno solo, al centro della scena, la luce del quadro. Conviene soffermarsi, però, sul contesto, su tutto quello che gli gira intorno, cristallizzato per un attimo interminabile come accade sempre in questi casi. Howedes con i piedi a terra e lo sguardo al cielo, Matuidi con occhi e bocca spalancati, Mandzukic forse il più distaccato, si sta voltando come quando qualcosa attira la tua attenzione ma non le vuoi dare troppo peso.
Il più impressionato di tutti dal volo di KK è un suo compagno di squadra, Zielinski: gli manca solo il fumetto sulla testa, ma sembra di potergli leggere il pensiero mentre assiste allo stacco imperioso. Lichtsteiner uguale, stesso stupore: senza voler apparire blasfemi, sembrano i volti che si trovano in certe raffigurazioni sacre, dinanzi all’ascesa di un santo, mentre si stringono in una specie di abbraccio come a volersi fare coraggio a vicenda. Vola San Kalidou e con lui vola Napoli. Eccola la foto del giorno, forse del campionato, si vedrà.
La storia del calcio ha narrato spesso le imprese di uomini volanti: lo sport più terrestre che c’è, perché alla fine è con i piedi che si gioca, diventa divino quando qualche eroe ribelle decide di staccarli da terra. Passano alla storia loro, gli autori del gol, ma inevitabilmente anche quelli che involontariamente finiscono per essere ritratti accanto a loro, in quegli affreschi di storia. Eroi tristi rappresentati in tutta la loro terrena umanità al cospetto dell’altro, l’alieno che decolla e resta sospeso per un’eternità, come se posasse per dare il tempo a tutti di scattare la foto. Stavolta è successo a Benatia, rimasto a terra mentre il suo avversario decollava. Il gioco delle prospettive lo beffa ulteriormente, da un’angolazione sembra che quasi lo sostenga, aiutandolo.
In realtà il segreto di Koulibaly è un altro: è salito in piedi sul cartellone pubblicitario!
Il senso estetico degli eroi volanti
Fateci caso: l’avversario sovrastato, quello che perde il duello, viene sempre male in foto. Sgraziato nella posa, tirato in volto. Tutto intorno un tripudio di bocche storte, occhi spalancati. E quanto è bello invece Lui, l’eroe volante, perfetto come una statua greca. Legato per sempre a una foto, in cui è venuto male, sarà il nostro Tarcisio Burgnich al cospetto del divino Pelè al Mondiale del 1970. Immortalato in tutta la sua impotenza, il mastino italiano si è sempre difeso spiegando che il suo salto storto fu dovuto a un cambio di marcatura repentino, chiamato dal ct Valcareggi (lui su Pelè e Bertini su Rivelino) che lo costrinse a recuperare di corsa la posizione. Ma quel balzo di Pelè ha obiettivamente poco di umano, e anche un Burgnich dritto sarebbe risultato uno spettatore. Più bello, ma sempre spettatore.
Voli storici
Sempre a un Mondiale, dicono più di mille parole le bocche aperte dei giocatori argentini quando vedono elevarsi Omam-Biyik, perfetto sconosciuto un attimo prima di prendere il volo e icona mondiale nel momento in cui posa nuovamente i piedi per terra. Era l’Argentina di Maradona, campione del mondo in carica, alla partita inaugurale di Italia ’90: 0-1 il risultato finale, a sorpresa, il termine più adatto a rivedere quei volti.
E ancora: due furono i voli mondiali di Marco Materazzi, in finale contro la Francia sovrastando i 193 cm di Vieira e prima ancora, forse ancor più bello, contro la Repubblica Ceca, quando dovette quasi inarcarsi per colpirla, tanto era andato in alto, curvandosi come un delfino quando salta fuori dall’acqua. Anche qui: le facce degli altri (i portieri, gli avversari che restano a terra) sono quelle che raccontano meglio il miracolo a cui stiamo assistendo, loro più da vicino di noi e quindi giustificati nelle loro espressioni bizzarre.
Mai come quella di van der Sar in finale di Champions, spettatore di qualcosa che non avrebbe mai immaginato. Il balzo della pulce Messi non è da record, lo diventa però facendo le dovute proporzioni e calcolando che lui parte dal suo metro-e-sessantanove. Più che sorpresa pare spavento, quello del portiere del Manchester United, mentre Rio Ferdinand si ferma in contemplazione.
Ma sono stati uomini volanti, sempre ritratti in scatti che hanno fermato il tempo, anche il madridista Santillana in Coppa del Campioni contro l’Inter nel 1981 (Altobelli che quasi lo cerca, e non lo trova intorno, perché lui è in alto) e il milanista Hateley, sempre contro i nerazzurri, in un derby, con Collovati nei panni dello sfortunato attore non protagonista da qui all’eternità.
E poi Cristiano Ronaldo, più di una volta, paragonato addirittura a sua maestà Michael “Air” Jordan per uno stacco a Euro2016 contro il Galles (busto eretto, statuario come sempre, con la differenza che ci riesce senza poggiare i piedi a terra) o per un gol in Champions contro il Manchester United (palla colpita addirittura a 2,93m di altezza) in cui a fare la figuraccia è Evra, piantato a terra quasi in adorazione. Destino beffardo di chi si trova sulla scena, spettatore privilegiato di un miracolo a cui avrebbe preferito non assistere.