Scudetto Juve 2018, i 7 non rimpianti del calciomercato

Serie A

Domenico Motisi

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Bonucci, Pogba, Tévez e tanti altri: in questi anni di dominio, sono numerosi i campioni che hanno lasciato la Juventus. Alcuni per necessità, altri per scelte personali: questi fuoriclasse, però, non solo sono stati degnamente sostituiti, ma lontano da Torino non hanno più brillato come in bianconero

JUVE AL SETTIMO CIELO: LO SPECIALE SCUDETTO

Una vecchia commedia scritta da Giuseppe Giacosa nel 1870 aveva come titolo “Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova” e caso vuole che quest’opera sia stata scritta proprio a Torino. Un titolo, diventato poi popolare, a cui potrebbero aver pensato diversi fuoriclasse passati proprio da Torino durante questi sette anni di dominio. Campioni che, per un motivo o per un altro, hanno deciso di lasciare la Juventus salvo poi, forse, rendersi conto che la “via” nuova non era poi tanto migliore della “vecchia”. Una società che, a sua volta, è stata in grado di sostituire ciascuno di questi calciatori dimostrando di saper vincere anche senza di loro.

Paul Pogba

Quando nell’estate del 2016 la Juve cedette Paul Pogba al Manchester United per la cifra record di 110 milioni di euro, in tanti si chiesero chi aveva effettivamente fatto l’affare. Il francese era il centrocampista più dominante e decisivo del campionato italiano e, al di là dell’incasso mostruoso, Allegri e la società avevano comunque perso uno dei giocatori fondamentali della rosa. In quella sessione di mercato, però, arrivò Miralem Pjanic, costato meno di un terzo rispetto al prezzo di vendita di Pogba. La Juve ridisegnò il suo centrocampo vincendo lo Scudetto, la Coppa Italia e raggiungendo la finale di Champions League. Pogba vinse sì tre trofei con la maglia dello United ma le sue prestazioni all’Old Trafford non sono state (e non sono tutt’ora) neppure paragonabili a quelle fornite in bianconero. A molti è sorto il dubbio che fosse la Juve a rendere grande il francese e non viceversa. Di certo, almeno al momento, nessuno si chiede più chi tra i bianconeri e il Manchester United abbia fatto l’affare.

Carlos Tévez

In pochi sono riusciti ad entrare nei meccanismi della Juventus e nel cuore dei suoi tifosi come Carlos Tévez. I bianconeri lo presero dal Manchester City scommettendo sul talento dell’Apache, l’argentino ripagò la fiducia a suon di gol e prestazioni importanti sia in campionato sia in Champions League. Uno scudetto al primo anno, bis al secondo e Champions sfiorata con la finale di Berlino persa contro il Barcellona. Tévez era il fulcro dell’attacco e un leader della squadra, ma la sua voglia di tornare a casa fu più forte della possibilità di continuare a vincere in bianconero. Peccato però che quella nostalgia del Boca e dell’Argentina durò giusto il tempo di accettare l’offerta milionaria dello Shanghai Shenhua, salvo poi riprendere un aereo direzione Buenos Aires dopo appena un anno. Nel frattempo, però, la sua maglia numero 10 (che Tévez aveva lasciato a Pogba) è finita sulle spalle di un altro campione albiceleste, un certo Paulo Dybala che è riuscito a sostituire e non far rimpiangere il connazionale. Insomma, anche in questo caso non è difficile capire perché il rimpianto non può essere della Juve.

Patrice Evra

“Una partita al mese non mi bastava e con la testa non ero al 100% nel progetto Juve: sono andato via perché rispetto troppo questa squadra e questa società”, sono state queste le parole di Patrice Evra dopo aver lasciato la Juventus. Il francese, protagonista in bianconero dal 2014 al gennaio del 2017, firma per il Marsiglia lasciando i bianconeri nella sessione invernale della stagione in cui arriveranno Scudetto, Coppa Italia e finale di Champions a Cardiff. Da quando l’ex United ha abbandonato Torino, però, Allegri ha trovato un Asamoah capace di contendere il posto da titolare anche ad Alex Sandro, mentre per Evra sono state poche le soddisfazioni personali: il Marsiglia l’ha sospeso rescindendo successivamente il suo contratto dopo un calcio in faccia rifilato ad un tifoso durante un match di Europa League, l’Uefa l’ha squalificato per sette mesi. Intanto il francese ha firmato con il West Ham raggiungendo una faticosa salvezza in Premier League. Nulla a che vedere con i tempi dei successi juventini.

Arturo Vidal

A differenza di altri “non rimpianti” bianconeri, Arturo Vidal è uno di quelli che anche lontano da Torino è riuscito a vincere, almeno a livello nazionale. Il cileno è passato dal dominare la Serie A con la Juventus a stravincere la Bundesliga con il Bayern. Tuttavia, in questi tre anni bavaresi, Re Arturo non è mai sembrato il campione decisivo che ha dimostrato di essere in maglia bianconera: tra infortuni e una concorrenza decisamente più alta, il vero guerriero pare essere rimasto a Torino. Intanto, proprio nell’estate della sua cessione, dopo la delusione di Berlino, la Juventus - oltre ad aver incassato 37 milioni di euro più tre di bonus - ha portato a Vinovo un parametro zero come Sami Khedira. Il tedesco, che ha caratteristiche diverse rispetto al sudamericano, ha comunque saputo colmare il vuoto lasciato a centrocampo da Vidal, diventando - infortuni permettendo - un insostituibile di Massimiliano Allegri.

Alvaro Morata

A volte ritornano. Chissà che non sia questo il destino di Alvaro Morata, attuale centravanti del Chelsea. Lo spagnolo, che era arrivato dal Real Madrid e che proprio a Torino è diventato il titolare della nazionale iberica, è stato riportato alla casa madre grazie al diritto di recompra che i blancos avevano inserito nel contratto di cessione dell’ex canterano. Lontano dalla Juventus, Morata vince Liga e Champions ma senza essere mai un vero protagonista, chiuso dal titolare di Zidane: Karim Benzema. Il classe ’92 decide così di lasciare nuovamente Madrid direzione Londra. Intanto la sua numero 9 bianconera adesso è di proprietà di Gonzalo Higuaín e, per quanto lo spagnolo fosse nel cuore dei tifosi bianconeri che lo riaccoglierebbero a braccia aperte, nessuno può dire che dal punto di vista realizzativo ci possano essere dei rimpianti. Probabilmente è proprio Morata a rimpiangere l’aver lasciato Torino, anche perché neppure l’avventura al Chelsea sta andando come si aspettava.

Leonardo Bonucci

È stata forse la cessione più clamorosa di questo ciclo Juventus, anche perché la meno pronosticabile. Leonardo Bonucci ha lasciato i bianconeri nell’estate del 2017 ma, a differenza di tutti i big ceduti dalla società torinese, lui non è andato all’estero, firmando un contratto con il Milan che ha versato 42 milioni nelle casse della Vecchia Signora e ha promosso il centrale della nazionale a capitano e simbolo della nuova proprietà. Orfana del regista arretrato e perno della BBC, la Juventus sembrava soffrire l’assenza di Bonucci, almeno nelle prime settimane di questa stagione. È durata poco: le prestazioni di Benatia (l’uomo scelto per colmare il vuoto lasciato dal centrale della nazionale italiana) e una ritrovata solidità difensiva hanno spazzato via ogni dubbio e ogni possibile rimpianto. Contemporaneamente, Bonucci faticava al Milan salvo poi ritrovarsi nella seconda parte di stagione. La finale di Coppa Italia con il 4-0 per la Juventus e la doppietta proprio di Benatia hanno però chiuso definitivamente il capitolo Bonucci.

Antonio Conte

Non soltanto in campo, anche in panchina la Juventus è stata in grado di sostituire qualcuno che sembrava insostituibile. Dopo i primi tre scudetti, Antonio Conte sembrava essere il deus ex machina dei bianconeri, così, quando nell’estate del 2014 decise di lasciare i bianconeri, in molti sollevarono dubbi sulla continuità di vittorie e risultati da parte della Juventus. In realtà, Massimiliano Allegri - chiamato dalla dirigenza a sostituire Antonio Conte - non ci ha messo molto a fugare ogni tipo di dubbio: scudetto, Coppa Italia e finale di Champions già al primo anno. Adesso di anni ne sono passati quattro ma l’ex allenatore di Milan e Cagliari non ha lasciato per strada neppure una competizione a livello italiano, raggiungendo anche una seconda finale di Champions nel 2017. Conte, intanto, ha fatto bene in nazionale e ha riportato la Premier a Stanford Bridge ma a Torino non saranno certo scontenti del suo successore.