Roma, Skorupski: "Vado via per giocare". E racconta di sé e della carriera della moglie

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Il secondo portiere giallorosso si è raccontato in Polonia tra ambizioni, la moglie-modella Matilde e i momenti belli di una stagione vissuta all'ombra di Alisson, autentico protagonista della bella stagione della Roma

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Da settembre a maggio ha giocato appena 90 minuti in Coppa Italia, nell'1-2 contro il Torino agli ottavi di finale. Per il resto tanta, tantissima panchina, all'ombra di quell'Alisson che ha giocato partite da fenomeno vero, guadagnandosi ogni singolo minuto giocato in stagione. Il lato opposto della medaglia positiva della super stagione del brasiliano è lui, Lukasz Skorupski, il portiere polacco da appena 90 minuti in una stagione intera. A 27 anni appena compiuti, potrebbe davvero chiudere la sua esperienza alla Roma col finire del campionato, al termine di una stagione positiva per la squadra ma negativa per l'ex Empoli, che si è raccontato in Polonia, a sportowefakty, parlando a tutto tondo: dal calcio alla moglie, partendo dal presupposto che è in piena lotta per un Mondiale che lo vede pre-convocato ma non ancora certo di un posto come terzo portiere alle spalle di Szczesny e Fabianski. Inizia dalla fine, ovvero dall'addio ormai certo alla Roma: "Non ci sono scuse, devo giocare: ho bisogno di giocare. Sono impaziente perché non sto giocando, meno male che a casa c’è mia moglie Matilde che mi aiuta molto e che presto mi renderà padre. È al nono mese di gravidanza".

La moglie e il patto

"Le ho chiesto di interrompere la carriera da modella. Non volevo che altri la vedessero in costume o intimo, in cambio ho detto basta a locali notturni e uscite".

Più forte, nonostante tutto

"Ho ambizioni diverse e nei prossimi mesi questa cosa sicuramente deve cambiare. Devo ammettere una cosa: non penso di aver perso tempo. Il preparatore della Roma, Marco Savorani, è bravissimo. Non ho giocato, ma mi sento migliore rispetto a dodici mesi fa. Ne sono certo".

Rispetto per Alisson, ma...

"A Roma sono stato una seconda scelta, il primo portiere è Alisson, uno dei più forti al mondo. Vedremo cosa succederà, ma lo ripeto: io devo giocare. A fine anno parlerò con i dirigenti e il mio procuratore e dirò che voglio giocare regolarmente, indipendentemente da dove mi trovo. Monchi lo sa, ci confrontiamo sempre, mi dice che Alisson non può uscire, che è forte, lo capisco, è vero, ma non posso accettarlo”.

A Roma Totti è più importante del papa

“Ricordo tutto, una follia. In particolare mi è rimasto impresso il discorso di De Rossi, un urlo nello spogliatoio con una frase che facciamo sempre, ma quella sera era speciale. E poi ricordo Francesco Totti, nello spogliatoio sembrava ancora uno di noi a fine partita. Ha pianto di gioia. Lui è così, è splendido. Non ho dubbi: a Roma è più importante del Papa”.