Donadoni: "Milan a posto con Elliott e Leonardo. Il no a Tavecchio? Ho onorato l'impegno con il Bologna"

Serie A
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L'ex allenatore del Bologna ha analizzato vari temi, partendo dalla nuova situazione societaria del Milan per concludere con il no a Tavecchio: "Ho voluto rispettare il mio impegno con il club rossoblu"

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Un'esperienza al Bologna finita in maniera diversa da come avrebbe voluto, un presente da godersi e un futuro tutto da scrivere. Roberto Donadoni resta in attesa, aspettando la chiamata giusta dopo la fine dell’esperienza sulla panchina rossoblu. "Non vivo di rivincite, delle sfortune altrui. Abbiamo raccolto quello che si poteva, auguro al Bologna di raggiungere i propri obiettivi. Per quanto riguarda il mio futuro, valuto le cose con grande serenità. Non so cosa farò" le parole di Donadoni alla Gazzetta dello Sport. "La frase di Verdi? Non ho detto che è stato uno stupido a non accettare il Napoli, ho invece sempre detto che, restando al Bologna, aveva fatto la scelta più corretta, nei confronti di squadra e tifosi".

Capitolo Milan

La società rossonera è ripartita dopo il passaggio di proprietà da Yonghong Li al Fondo Elliott, una situazione che tranquillizza Donadoni: "Elliot è un gruppo serio, poi il ritorno di Leonardo è un fatto positivo: da quando giocavamo insieme nel Milan di Zaccheroni lo considero una persona preparata e intelligente. Il fatto che parli 5 lingue dimostra che ha una marcia in più. Mai una chiamata del Milan? Si vede che non mi ha mai ritenuto all’altezza o ha pensato che altri fossero meglio di me".

"Ronaldo un bene per la serie A"

Non manca poi il pensiero di Donadoni sull’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus: "E’ un bene per tutto il movimento, ma il campionato non è certo finito prima di cominciare. L’anno scorso il Napoli è arrivato vicinissimo allo scudetto, in questa stagione ci riproverà".

Il no a Tavecchio

Donadoni infine si sofferma sul suo passato da commissario tecnico della Nazionale italiana: "Abbiamo battuto la Francia all’Europeo e siamo stati eliminati ai quarti dalla Spagna che stava per cominciare il suo dominio assoluto. Non potevo fare di meglio di Lippi. Non ho rimpianti, neppure quello di aver rinunciato a una buonuscita di mezzo milione. Ventura? Quando ci si assume la responsabilità di fare il c.t., essere criticato anche duramente è un’eventualità da tenere in considerazione. Dopo, non serve scaricare le colpe su altri. Allenare la Nazionale è l’ambizione più grande, la proposta di Tavecchio dopo l’addio di Conte era anche migliore del punto di vista economico, ma ho voluto onorare l’impegno preso col Bologna".