Borriello: "Mi sento come un leone ferito. Spal? Ho vissuto da separato in casa"

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Svincolato dopo l'ultima stagione in ombra con la maglia della Spal, l'attaccante ha raccontato la sua verità sulle avventure con i biancazzurri e con il Cagliari nel corso di una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport: "A Ferrara messo da parte da allenatore e società, in Sardegna Giulini voleva che non segnassi più… Sono un leone ferito, ora aspetto un’altra occasione"

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Tante maglie cambiate in carriera, valanghe di gol in ogni modo e la voglia di continuare ancora, nonostante i 36 anni e nonostante l’ultima stagione negativa. E’ a caccia di una nuova sfida Marco Borriello, svincolato dopo l'ultima annata trascorsa tra parecchie ombre con la maglia della Spal. Un solo gol in campionato e un fastidioso infortunio a segnarne il rendimento, ma non solo. Ultima presenza datata 23 dicembre 2017, anche a causa di un rapporto difficile con l’allenatore, la società e la piazza. A raccontarlo è stato lo stesso Borriello, che nel corso di una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport si è voluto sfogare parlando delle sue ultime avventure. A partire proprio da quella con la Spal: "A Ferrara c'è entusiasmo, è una grande piazza e la stagione era iniziata bene – ha detto l’attaccante -, ma purtroppo inizialmente ho avuto delle difficoltà tecniche perché la squadra giocava troppo distante dalla porta. In ogni caso, con me in campo, abbiamo disputato le migliori partite facendo spesso punti. La prima rottura è arrivata il 10 dicembre, perdevamo in casa 2-0 contro il Verona e l'allenatore decise di sostituirmi. Tutto lo stadio mi fischiò, così io feci un applauso sarcastico perché ci rimasi male. Dopo quei primi screzi mi sarei aspettato un po' di conforto e di fiducia da parte dell’allenatore e della società, invece Semplici decise di mettermi da parte. Prima di Natale, poi, mi infortunai al polpaccio e iniziò il mio calvario. Si trattava di uno stiramento di pochi millimetri, ma non si sanava mai e lo staff medico della Spal non riusciva a risolvere il problema, così ogni volta che rientravo in campo mi facevo male. Ancora una volta passò un messaggio negativo dalla società, come se io non volessi allenarmi o come se fossi un lavativo, probabilmente perché era costato parecchio. Ma io sono sempre stato un grande professionista e non permetto a nessuno di gettare fango sulla mia carriera. Ho fatto nove risonanze magnetiche e mi sono curato a mie spese dal medico del Milan, addirittura facevo venire da Londra un medico musulmano che con la cuo therapy cura parecchi giocatori di Premier League".

"Da ipocrita andare allo stadio"

Borriello poi svela i motivi della sua lunga assenza dallo stadio: "Sarei stato un ipocrita, sorridere in maniera finta ad un allenatore che mi aveva messo da parte e a quei tifosi che mi insultavano. Un giorno mi hanno anche aggredito per strada. Tutta la settimana ero sempre a Ferrara, allenandomi due volte al giorno cambiandomi in uno spogliatoio diverso rispetto ai miei compagni per volere della società. Accettai l’umiliazione nell’interesse della Spal, mettendomi l’orgoglio in tasca.  Nella settimana che portava all’ultima partita ero pronto, ma il magazziniere mi disse di continuare ad usare uno spogliatoio diverso. Mi hanno anche negato di partecipare alla partita d’addio di Pirlo".

Capitolo Cagliari

L'attaccante italiano poi si sofferma sull’esperienza di Cagliari: "Sono stato benissimo, ho grande rispetto per il popolo sardo. Il contratto prevedeva un fisso più 50.000 euro netti a ogni gol. Pensai: 'Il presidente è un folle oppure non crede in me'. Segnai tantissimo, ad aprile ero a quota 16. Mancavano 5 giornate e la gente sperava che battessi il mio record personale di 19 gol. Il turno seguente giochiamo contro il Pescara e c’è un rigore per noi. I tifosi invocano il mio nome, ma Rastelli a sorpresa indica Joao Pedro: quanti fischi dagli spalti. Per me fu come una coltellata, lì per lì non compresi ma quando arrivò da me Capozucca in lacrime, si illuminò tutto. Giulini gli aveva detto che non l’avrebbe confermato, poi il direttore mi fece vedere un messaggio del presidente: 'Borriello deve uscire alla fine del primo tempo'. E lì capii la scelta del rigore: Giulini non voleva più che io segnassi. A Sassuolo litigai con Joao Pedro dopo che si permise di dirmi 'stai zitto e corri' durante la partita. All'inizio della stagione seguente il presidente voleva cambiare il mio contratto alzando la parte fissa e togliendomi il premio legato ai gol, non accettai e lui se la prese. Il clima non era bello, non parlavo con i brasiliani e dieci giorni prima dell'inizio del campionato chiesi la cessione. Arrivarono le offerte di Bologna, Genoa, Brescia, Spal, Benevento e Olympiacos. Stavo chiudendo col Bologna, poi la trattativa saltò e alla fine scelsi la Spal. Adesso sono un leone ferito, ma non vedo l'ora di ripartire".