Allan è il centrocampista che finora si è trovato più a suo agio nel Napoli di Ancelotti e la grande partita giocata contro il Milan fa pensare che con la sua completezza avrà un ruolo chiave nel nuovo ciclo azzurro
Quando Allan Marques Loureiro è arrivato a Napoli, Maurizio Sarri era l’allenatore solo da pochi mesi e lo ha accolto definendolo “un giocatore straordinario”. Ha anche aggiunto che il suo acquisto non andava sottovalutato solo perché “non viene da campionati esteri e non rappresenta un nome esotico”. Se Allan in effetti arrivava dall’Udinese, è difficile in ogni caso sostenere che il suo nome - appunto: Allan Marques Loureiro - non sia esotico. Forse, allora, più che al suo nome Sarri si riferiva al suo modo di giocare, al fatto che Allan è uno di quei brasiliani che non corrispondono allo stereotipo di calciatore tutto dribbling e numeri da circo. Va detto, però, che se tra i giocatori migliori nati in Brasile, oggi, ci sono anche Casemiro, Fernandinho e Paulinho - oltre a Neymar, Coutinho, Douglas Costa - forse è il nostro immaginario a essere rimasto indietro.
Quanto talento, quanta intelligenza e quanta tecnica ci vogliono per recuperare palloni una partita dietro l’altra? In realtà ormai sappiamo benissimo quanto sia importante avere in squadra giocatori come Allan, e se qualcuno avesse bisogno di un promemoria può andare a guardarsi la partita di sabato di Allan contro il Milan. Certo è stata la partita di Zielinski, lo è per forza di cose quando un giocatore segna un gol di destro e uno di sinistro, i due gol con cui la sua squadra ha rimontato da 0-2 a 2-2, ma è stata anche la partita di Allan, che al momento sembra di gran lunga il giocatore più a proprio agio nel centrocampo di Ancelotti.
Allan ha recuperato 9 palloni (meglio di lui ha fatto solo Zielinski, con 11), ha vinto e perso 3 contrasti, ha dribblato 4 volte ed è stato il giocatore con più palloni toccati (88) di tutta la partita. Basterebbero questi numeri a certificare una serata per lui niente affatto banale, ma va considerato anche il numero di occasioni create: 5. Il che ci riporta a Sarri e a una considerazione necessaria prima di parlare della sua partita in crescendo con il Milan: quando Allan è arrivato a Napoli aveva appena 24 anni (è del gennaio ‘91), cioè era abbastanza giovane per poter ancora imparare più di una cosa.
Da Sarri, Allan ha imparato non solo la gestione del pallone ma anche l’idea che a calcio si gioca, per quanto possibile, guardando e muovendosi in avanti. Allan oggi è un giocatore molto cresciuto rispetto a tre stagioni fa, se deve alzare la testa e cercare un compagno al di là della prima linea avversaria, può farlo. Anche senza i triangoli automatici di Sarri, Allan ha imparato a giocare con passaggi in diagonale e a smarcarsi in verticale per farsi vedere dal compagno in possesso del pallone.
Un esempio dalla partita di sabato: al 49’, con il Milan in vantaggio di due reti, Allan riceve palla da Callejón a una decina di metri di distanza dall’area di rigore e con il controllo orientato si mette subito in condizione di guardare il centro del campo. Quando Insigne scatta tra Musacchio e Romagnoli - in leggero fuorigioco - Allan lo serve con un lancio di collo esterno che taglia centrocampo e difesa milanista, prima di toccare terra in area di rigore.
Ancelotti, a differenza di Sarri, non chiede al centrocampo del Napoli di aggredire i propri avversari non appena si è persa palla, ma la linea difensiva e, di conseguenza, quella del recupero palla, sono ancora piuttosto alte. Anche se Napoli e Milan hanno recuperato quasi lo stesso numero di palloni (67-61), la squadra di casa lo ha fatto in media a 46 metri dalla propria porta, cioè quasi a metà campo, mentre quella ospite a 24 metri, poco dopo l’area di rigore. Il Napoli ha recuperato 33 palle oltre la linea della metà campo, il Milan appena 3.
Allan ha calpestato quasi per intero il terreno di gioco del San Paolo, andando dalla zona davanti alla propria area di rigore fino a molto dentro quella avversaria, chiudendo in fascia sia davanti che alle spalle di Hysaj, spingendosi anche a sinistra e invertendo per pochi momenti la posizione con Hamsik. Ancelotti non chiede l’aggressività che chiedeva Sarri e il centrocampo del Napoli ondeggia da destra a sinistra, con i singoli giocatori che escono a turno per andare in pressione e sono pronti a tornare in posizione se la pressione non porta gli avversari all’errore. Con una pazienza a volte eccessiva - specie sui cambi di campo, come in occasione del gol di Calabria che ha portato il Milan sullo 0-2.
Se con Sarri ci voleva applicazione, coordinazione e grande intensità per non alterare le distanze reciproche, nel sistema di Ancelotti conta moltissimo anche la capacità individuale di leggere l’azione e interpretare lo spazio. Allan fa quasi un doppio ruolo: fiancheggia Hamsik - che non è abituato ai compiti difensivi del centrale di centrocampo - nelle situazioni più statiche, e si alza per chiudere lo spazio in fascia. È in continuo movimento e si trova spesso nella zona dove sta per finire il pallone con una frazione di secondo di anticipo (vedere per credere i recuperi al sesto minuto, quello al 37’ e quello al 38’).
Allan non domina il centrocampo per pura forza fisica: anche contro il Milan ha perso dei contrasti e in campo c’erano giocatori sicuramente più forti di lui fisicamente (Higuaín e Kessié, ad esempio). Ovviamente non lo domina neanche per le proprie doti tecniche: dopo trenta secondi si è fatto recuperare in progressione e spostare addirittura da Ricardo Rodríguez. Ma Allan dura più di chiunque altro e quando gli avversari calano, anche solo di poco, lui viene fuori (vedere in questo senso la progressione che fa al 87’, passando tra Bakayoko e Laxalt, due nuovi entrati).
Una volta usciti Hamsik e Zielinski, in coppia con Diawara in un 4-2-3-1, Allan è cresciuto ulteriormente sul piano del carisma, toccando molti palloni e cercando spesso uno tra Mertens e Insigne in diagonale. Il suo secondo tempo è stato semplicemente sontuoso, la sua superiorità fisica e le sue capacità di lettura hanno finito col fare la differenza nel gol del 3-2.
L'heat-map di Allan contro il Milan (Opta).
L’azione del gol di Mertens inizia con un passaggio orizzontale di Milik ad Allan, sulla trequarti di campo. Allan controlla di esterno e fa passare la palla sotto le gambe di Laxalt, poi si fa respingere il tiro da Romagnoli in scivolata. Il Napoli recupera la ribattuta e Allan resta alto, Diawara vede il suo movimento in profondità e lo serve con un esterno perfetto. Dopo il controllo, Allan ha la lucidità per vedere Mertens libero sul secondo palo, o forse si limita a eseguire il cross potenzialmente più pericoloso, quello tra difesa e portiere: ad ogni modo serve Mertens davanti alla porta vuota, contribuendo in maniera determinante a tre punti che magari alla fine dell’anno peseranno molto.
Poco dopo, a un minuto dalla fine dei tempi regolamentari, con il Napoli in vantaggio 3-2, Allan mette di nuovo in mostra le sue doti da creatore di gioco. Milik spalle alla porta gli appoggia una palla al limite dell’area, Allan non controlla la palla che rimbalza ma la colpisce al volo di prima, scavalcando tutta la difesa con un tocco morbido che intercetta il taglio di Mertens, a quel punto da solo davanti a Donnarumma. Purtroppo Mertens arriva appena a toccare la palla di testa e il suo è poco più di un passaggio al portiere.
Guardando la rosa del Napoli, quest’estate, in molti ne hanno sottovalutato la qualità a disposizione. Ci siamo concentrati sul ruolo di Hamsik ma non abbiamo pensato che anche Zielinski sarebbe potuto diventare più influente, che in panchina c’è Diawara che finora non ha mai deluso quando è stato chiamato in causa (e non abbiamo ancora visto Fabián Ruiz). Non abbiamo neanche pensato che Allan, che a 27 anni è nel pieno della forma, resta uno dei migliori centrocampisti del campionato. Allan non è solo un recuperatore di palloni e nel Napoli di Ancelotti la sua completezza potrebbe diventare ancora più importante.