Al termine di Cagliari-Milan, Paolo Maldini analizza il momento dei rossoneri: "Questa squadra non è ancora consapevole di quanto realmente sia forte. Abbiamo tanti ragazzi giovani, che ancora non sono esplosi dal punto di vista dell'idea di quello che possono dare"
Parola chiave: mentalità. È il concetto su cui insiste maggiormente Paolo Maldini al termine della partita contro il Cagliari, parlando ai microfoni di Sky: “Questo Milan deve crescere, soprattutto in mentalità. La mentalità fa sì che non prendi il 2-0, magari non inizi la partita così male, e alla fine, magari, vieni fuori con la vittoria. È proprio lì che bisogna insistere. Non dobbiamo dimenticarci che, comunque, veniamo da due anni con due sesti posti e, di conseguenza, la strada è molto lunga”.
Milan anti-Juve? Non ancora
L’inizio di campionato racconta di un Milan che finora ha collezionato 4 punti, frutto della vittoria sulla Roma e del pari a Cagliari dopo l’esordio contro il Napoli in cui si fece rimontare da 0-2 a 3-2. E allora, anche di fronte a risultati come quello, non può che essere una questione di “mentalità”, quella che poi permette di fare il salto decisivo.
La Juve intanto macina vittorie, 4 su 4, iniziando a scavare un piccolo solco tra sé e le altre (i rossoneri devono recuperare la partita contro il Genoa), ma per Maldini non bisogna farsi ossessionare dalla rincorsa ai bianconeri: “Siamo molto lontani dall'essere l'anti-Juve. Noi abbiamo l'obiettivo di arrivare in Champions, di fare bene in Europa League. Sinceramente, paragonare adesso il Milan alla Juve è molto prematuro”.
Credere nel progetto
La ricetta per provare a colmare il gap entro un anno (missione possibile, secondo Maldini) c’è, e ancora si torna sui soliti concetti chiave: fiducia, innanzitutto nel progetto e in Gattuso, di cui Maldini condivide il pensiero (“Tutti devono capire che questo è un progetto forte, vero, e che questa è una squadra importante”, aveva detto Ringhio) e di nuovo quel lavoro sulla mentalità a cui il neo direttore sviluppo strategico rossonero tiene in particolare: “Dobbiamo cercare di accelerare questa mancanza di esperienza. Abbiamo un'occasione, questo lo sappiamo. I risultati della altre squadre lo dimostrano e, secondo me, questa squadra non è ancora consapevole di quanto realmente sia forte. Abbiamo tanti ragazzi giovani, che ancora non sono esplosi dal punto di vista dell'idea di quello che possono dare. Ed è per quello che il dialogo con l'allenatore e con i calciatori, da parte mia, da parte di Leonardo, da parte della società, lo vediamo come una cosa fondamentale”.
L'importanza degli ex
In tutto ciò, vedere tanti ex campioni rossoneri (come Kakà, ad esempio) frequentare l’ambiente e lo stadio può essere solo uno stimolo: “Noi, come Milan, abbiamo tutti gli ex che sono passati da Milanello, dalla sede del Milan, dal Milan vincente, che hanno un grande affetto per questa squadra – conferma Maldini - Quelli che hanno passato cinque, sei, sette anni in questo club non dimenticano e, quindi, tornano molto, molto volentieri. Naturalmente, la nostra idea è quella di coinvolgere ex calciatori, che possono dare qualcosa al Milan del futuro”.