Serie A, le migliori giocate della 4^ giornata

Serie A

Daniele Manusia e Marco D'Ottavi

Dal bolide con cui Dimarco ha fatto vincere il Parma a San Siro al tunnel di tacco di Dybala contro il Sassuolo: dopo la sosta per le Nazionali ritorna la rubrica che raccoglie le giocate più belle del weekend di campionato

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Il campionato è ripreso dopo la sosta per le Nazionali e ha subito regalato una perla: il sinistro da lontano di Federico Dimarco che ha permesso al Parma di battere l'Inter a San Siro. Non è stata l'unica giocata eccezionale di una giornata che ha visto mettersi in mostra alcuni dei migliori giovani del campionato. L'età media di questa puntata della nostra rubrica è infatti molto bassa.

Il gol di Dimarco

Federico Dimarco (tutto attaccato) fino a ieri sembrava il classico talento giovanile che finisce per perdersi in una spirale di prestiti sempre più fallimentari. Dopo aver impressionato nella Primavera dell’Inter (proprio l’Inter), il biondo terzino non era mai riuscito a incidere nel calcio dei più grandi. Prima Ascoli e poi Empoli, senza mai superare le 15 presenze, fino a scivolare in Svizzera, al Sion.

In estate il suo approdo al Parma era giustamente passato inosservato e prima di sabato aveva giocato appena 11 minuti. L’infortunio di Gobbi gli ha aperto le porte di San Siro e Dimarco ha deciso di prendersi la scena: il suo esterno sinistro non è solo il gol vittoria, è anche una giocata di rara bellezza.

Prima del tiro, Dimarco controlla con il petto un pallone spiovente, anticipando Politano, con un tocco di sinistro elude l’intervento di Brozovic, a dire il vero un po’ pigro, poi - sempre con il sinistro - se lo aggiusta perfettamente per colpirlo con il collo esterno, quasi di taglio, come se volesse lanciare una pietra piatta in un lago per fargli fare più rimbalzi possibili sul pelo dell’acqua. La traiettoria che ne esce è di una pulizia cristallina, in diretta sembra quasi vada in slow motion, che non sia davvero un bel tiro. Serve un replay da dietro per capire l’effetto del pallone, quanto sia entrato vicino al palo e quanto fosse difficile da parare.

Il tunnel di tacco di Dybala

La stagione di Dybala non è cominciata nel migliore dei modi: due panchine consecutive più quella con l’Argentina e la sensazione che nel 4-3-3 faccia fatica a trovare la propria posizione. Con il Sassuolo Allegri l’ha schierato titolare a destra in coppia con Mandzukic e Ronaldo. Se i dubbi sull'adattabilità in quel ruolo rimangono, non ve ne sono alcuni riguardo la sua capacità di farci stropicciare gli occhi.

Il tunnel di tacco con cui si libera di Djuricic è un inno alla velocità di pensiero e d’azione. Dybala si ritrova il pallone tra i piedi quasi per caso, anzi a dirla tutta lo toglie a Joao Cancelo che sta correndo all’indietro, con la suola se lo porta dietro al corpo e poi con il tacco lo fa letteralmente scivolare tra le gambe aperte del giocatore del Sassuolo.

È un attimo, una giocata di puro istinto, uno di quei movimenti che ci fanno scomodare le complicate connessioni biologiche di cui sono possibili gli esseri umani. Dybala infatti non ha realmente il tempo per pensare questa giocata, semplicemente la esegue come una macchina che riceve un impulso. D’altro canto anche la reazione di Djuricic è un impulso: saltello e sguardo rivolto al cielo di chi è stato appena fregato dalla biologia.

La parata di Strakosha

C’è qualcuno più soddisfatto di Strakosha oggi? Qualcuno che può soppesare il proprio weekend e dargli un valore preciso e sicuro? Il portiere albanese con questa parata ha portato a casa 2 punti precisi, che non sono pochi. Ma non solo: dopo un inizio stentato (anche a causa di un calendario difficile), un pareggio con l’Empoli avrebbe reso la settimana della Lazio infinitamente più pesante.

Strakosha fa una parata à la De Gea, quel tipo di parata che non ti aspetti, che non rientra nell’ordine delle cose. Già contro la Juventus aveva evitato l’atteso primo gol di Cristiano Ronaldo togliendo la palla da sotto la traversa con un colpo di reni, su un tiro da fuori secco e preciso, con una di quelle traiettorie illeggibili. Domenica, poi, Caputo si trova davanti la più classica delle conclusioni “a botta sicura”: non ha bisogno neanche di angolare, deve solo prendere la porta, perché il ginocchio di Strakosha non deve essere lì. Invece c’è, il motivo non è ancora chiaro, anche qui deve entrarci la biologia eccezionale degli atleti, ma c’è. Di sicuro, c’entra il fatto che Strakosha è in grado di fare delle parate eccezionali, di alzare l’asticella del proprio gioco là dove gli spettatori italiani (e anche qualche tifoso della Lazio critico nella seconda parte della scorsa stagione) non immaginano che Strakosha possa arrivare.

Il controllo di Under

Il controllo complicato di Under - che su un cambio di campo prova a far passare la gamba sinistra sopra la palla per poi controllarla con il destro, un numero difficile già mentre si palleggia tranquillamente - è la metafora migliore della situazione della Roma in questo inizio di campionato. Una squadra piena di talento che fatica a esprimersi normalmente, che rende complessa la più semplice delle partite - tipo quella in cui sei sul 2-0 in casa con il Chievo.

Under è uno dei giocatori più in forma a disposizione di Di Francesco e domenica è sembrato a tratti nervoso, frustrato. L’assenza di spazi e di meccanismi fluidi per attaccare porta gli esterni della Roma a ricevere palla sempre con l’uomo alle spalle, pochi metri dopo la linea di metà campo, costretti a tornare indietro e rigiocarla sul terzino o sul centrale di difesa (ieri addirittura 20 dei 32 passaggi di Under sono stati effettuati all’indietro). Una squadra in cui la palla gira troppo lentamente e che non riesce a dribblare nella metà campo avversaria perché arriva sempre all’uno contro uno in situazioni statiche.

Allora il gesto di Under è una magia con cui si prova a spezzare il sortilegio, un numero esagerato con cui coglie tutti di sorpresa, ma che gli riesce solo a metà: la palla colpisce lo stinco e Under non riesce a recuperarla prima che esca dalla linea di fondo.

Il palo da fuori di Barella

Se chi ben comincia è a metà dell’opera, questo sarà il campionato in cui Barella ci dimostrerà di essere un giocatore di categoria superiore. Il suo inizio di stagione è stato scintillante e la sua prestazione contro il Milan maiuscola. Sempre nel centro dell’azione, sempre lucido, sempre incisivo. Nel rombo di Maran, Barella sembra trovarsi come un pesce nell’acqua.

A un dinamismo esagerato (ieri Barella ha intercettato 4 palloni, almeno il doppio di ogni altro giocatore in campo), il centrocampista del Cagliari aggiunge anche una pulizia tecnica non indifferente: il tiro con cui fa tremare Donnarumma e il palo alla sua destra è tutt’altro che semplice. Grazie a un fisico compatto e nervoso, Barella riesce a coordinarsi e calciare rapidamente in qualsiasi situazione. Qui il suo movimento è perpendicolare al pallone, ma con dei passi brevi e rapidi riesce a girargli intorno e colpirlo di interno destro con violenza e precisione.

La traiettoria a uscire sarebbe imparabile per Donnarumma, ma non sempre la fortuna aiuta gli audaci. Il tiro va a sbattere sul palo interno, ma possiamo scommettere che la carriera di Barella non farà la stessa fine.

Il recupero e il dribbling di Joao Cancelo
 

Joao Cancelo, si diceva, avrebbe non solo aumentato la fluidità della manovra offensiva bianconera, con le sue conduzioni del pallone molto veloci e tecniche, ma avrebbe anche aiutato l’uscita del pallone dalla difesa. Quando Bonucci e Chiellini (o Benatia, contro il Sassuolo) non vedono compagni in verticale e il playmaker (Pjanic di solito, Can quest’ultima domenica) è marcato da vicino, adesso la Juventus ha un’alternativa valida al lancio lungo.

Cancelo, anche se in modo diverso, garantisce una sicurezza simile a quella che garantiva Dani Alves in fase di possesso: può resistere alla pressione controllando la palla e l’avversario, con il dribbling può far saltare in aria la marcatura individuale e cominciare l’azione creando superiorità. E permette ad Alex Sandro, oltretutto, di restare più alto, liberandolo proprio da questi stessi compiti in fase di possesso che il brasiliano svolge meno bene.

Ma, si diceva sempre quest’estate, Cancelo deve crescere in fase difensiva. Non si vuole certo dire, dopo quattro partite, che si sia trasformato in Thuram, ma quest’azione contro il Sassuolo testimonia anche di come la tecnica di base - il rapporto con il pallone, semplicemente - sia d’aiuto a Cancelo anche in fase difensiva, nascondendo in parte il limite fisico. E di come il suo livello di gioco si più alto di quello che in molti pensano.

Qui recupera Djuricic in velocità, gli sradica il pallone dai piedi e poi salta Duncan con quello che nel gergo cestistico è chiamato un crossover (con la palla che passa da un piede all’altro senza soluzione di continuità). Tutta la partita di Cancelo contro il Sassuolo è un ottimo esempio del perché la Juventus abbia deciso di dare al Valencia quello che l’Inter non ha voluto/potuto. La resistenza al pressing della squadra di De Zerbi e la tranquillità negli spazi aperti di Cancelo prima o poi gli toglieranno di dosso anche lo stigma dell’ala “mascherata” come terzino: nel calcio contemporaneo è fondamentale avere terzini tecnici e con una visione di gioco da centrocampista, soprattutto se si vuole competere con squadre che hanno terzini come Mendy e Marcelo.