Deschamps: "Questa Juve come la mia del '96. Pogba torna? Sognare si può"

Serie A

Il Ct Campione del Mondo, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, ripercorre la sua storia in bianconero, ma anche il recente trionfo con la Francia. Poi un consiglio all'Italia: "Deve ripartire dai giovani"

BONUCCI: "IN FUTURO VORREI ALLENARE LA JUVENTUS"

AGENTE ZIDANE: "RITORNO ALLA JUVE? CI PUò STARE"

Il presente (o meglio, il recentissimo passato) lo ha visto trionfare con la sua Francia: la vittoria del Mondiale da allenatore dei bleus a vent’anni da quella da giocatore, ha proiettato Didier Deschamps nella storia del calcio. Ma la storia personale dell’attuale Ct francese ha un capitolo molto importante legato alla Juventus, che Didier non dimentica: cinque anni da giocatore – dal 1994 al 1999 – e uno da allenatore – ma non una stagione qualsiasi: la 2006/07, quella della Serie B. Oggi Deschamps resta un tifoso bianconero e segue con affetto la sua Vecchia Signora, come ha ammesso in un’intervista alla Gazzetta dello Sport: "La Juve di Allegri è competitiva come la mia. Vincemmo la Champions nel ’96, anche se poi perdemmo due finali di fila. Vincere questa competizione è come vincere un Mondiale. Anzi, in Champions ci sono più pretendenti. La differenza la fanno i dettagli, ma questa Juve ha i mezzi per essere tra le favorite: è tornata ai vertici". Anche perché adesso può contare su un Ronaldo in più: "La Juve con lui si è garantita un giocatore decisivo nei momenti importanti. Con CR7 quasi obbligatoria la vittoria in Champions? La risposta l’avremo solo in primavera".

"Rimarrò sempre legato a questa maglia, ma ora sto bene con la Francia"

Anche questa Juventus, come con Deschamps negli anni 90’, ha un francese a centrocampo. Blaise Matuidi, che ha alzato la Coppa del Mondo insieme a Deschamps: "Blaise però è mancino e ha un altro ruolo. Prima che firmasse con la Juve gli ho spiegato che avrebbe trovato una società organizzatissima, con la massima professionalità in ogni settore. E ora lui si trova benissimo a Torino: non mi sorprende". Un giorno Deschamps ritornerà sulla panchina bianconera? Lui risponde così: "Rimarrò sempre affezionato a quella maglia, mi ha dato tanto da giocatore e io ho cercato di restituire un po’ da allenatore. Il progetto è ambizioso e moderno, ma ora sto benissimo con la Francia. Si è parlato anche di Zidane a Torino? Può darsi, ha un passato bianconero anche lui. Ma ora la Juve è allenata da un grande come Allegri". E a proposito di ritorni, ce n'è uno che accende i tifosi bianconeri, quello di Pogba: "Può tornare? Sognare si può, a volte i sogni si avverano. Ma è chiaro che questa volta prenderlo costerebbe molto di più alla Juventus". Chi invece per ora ha lasciato Torino per una nuova sfida è Buffon: "Un campione come lui può essere prezioso per il PSG: basta guardare come lavora per restare al top. Dopo tanti anni alla Juve forse aveva bisogno di nuovi stimoli".

Il trionfo in Russia

Dalla Juve alla Francia, Deschamps ripercorre l’ultimo trionfo in Russia e torna indietro anche a quello da giocatore, vent’anni prima: "Da giocatore pensi soprattutto a te stesso e ai tuoi compagni. Da Ct anche a tutti quelli che lavorano con te. Però sul tetto del mondo la gioia è la stessa. E non c’è niente di più bello nel calcio. Nel '98 vincemmo in casa, quest’anno ci siamo resi conto dell’euforia della gente solo quando siamo tornati. Più forte la Francia del 98 o quella del 2018? Squadre diverse, che hanno saputo essere le più forti al momento giusto. In quella di quest’anno c’erano più giovani, ho scommesso su di loro cercando di trovare anche un giusto mix con l’esperienza degli altri. Spero – ha aggiunto Deschamps – che il Pallone d’Oro lo vinca un francese". Dai giovani francesi sul tetto del mondo, a quelli italiani che faticano ad emergere: Deschamps commenta anche la situazione del nostro calcio: "Una questione di formazione e di sistema. Qui in Francia lo facciamo bene, da voi invece un giocatore, prima di arrivare in una grande squadra, deve passare dalla B e per squadre di metà classifica; qui da noi i ragazzi giocano subito a buoni livelli. L’Italia – conclude – deve sfruttare questo momento per cambiare. Mancini non parte da zero: ha un progetto ambizioso e alcuni giocatori di qualità. Gli servirebbe più tempo, ma come gli ho detto quando ci siamo visti a giugno, in nazionale di tempo ce n’è sempre poco".