L'incredibile controllo di Quagliarella contro il Milan, il bel gol di Pinamonti alla SPAL e altre grandi giocate dall'ultimo turno di campionato
La decima giornata di Serie A non verrà ricordata solo come quella dei grandi tiri dalla distanza - della foglia morta di Rodrigo de Paul a Marassi, del missile terra-aria di Marlon - ma anche come la giornata in cui abbiamo riscoperto l’armonia di un gesto tecnico sublime come il dribbling - messo in scena da protagonisti conclamati della Serie A, come il redivivo Ilicic, o da nuovi interpreti come Fabián Ruiz e Mattias Svanberg. Nel campionato italiano, nascoste sotto l’apparente dominio della Juventus, la rincorsa a ostacoli del Napoli e le altre storie che racconta la classifica, c’è una costellazione di giocate sempre diverse capaci di soddisfare il senso estetico di ogni appassionato (e, per questioni di equilibrio karmico, ci sono anche errori grossolani come il contropiede mancato del Sassuolo, che Di Francesco sembra aver sbagliato proprio perché troppo facile, troppo poco estetico). Come ogni settimana, abbiamo scelto le cinque giocate che più ci hanno affascinato.
L’incredibile controllo orientato di Quagliarella
Fabio Quagliarella, nel momento in cui scrivo, è il calciatore italiano in attività con il record di reti segnate in Serie A: 130 (inseguito da Icardi e Higuaín). Nella partita contro il Milan ha staccato Bettega e raggiunto Ciccio Graziani e Ezio Pascutti, nomi che evocano un prototipo di centravanti dal quale Quagliarella non è mai stato più distante.
Il gesto più elevato della sua ultima domenica, però, non è stato il gol (con un tiro al volo di piatto, su un passaggio lungo che gli arrivava alle spalle, un gesto tecnico che ricorda alcuni gol di Batistuta), ma il controllo orientato con cui ha ispirato l’azione del momentaneo pareggio per 1-1 (il suo quinto assist stagionale). Lo stop a seguire di Quagliarella è notevole per almeno tre ragioni. La prima, perché è una specie di tutorial per chi voglia imparare a eseguire il “perfetto controllo orientato”, è un GIF da mostrare in tutte le scuole calcio.
La seconda, perché permette uno sviluppo iperintelligente della transizione offensiva, creando superiorità al centro del campo: quando Quagliarella sbilancia la manovra sulla destra (a un certo punto lo si vede esortare Defrel ad attaccare la profondità, disorientando la difesa del Milan che rientra con affanno) permette al contempo a Saponara di scattare indisturbato sulla fascia opposta, dove riceverà l’assist per segnare con una rasoiata di destro.
Infine, terza ragione, perché paga un tributo alla tradizione del tango argentino, traendo in inganno proprio due argentini (Musacchio e Biglia) con una specie di rivisitazione di una delle mosse più complicate e affascinanti: l’enrosque. Durante l’esultanza per il gol, poi, Quagliarella si è avvicinato alla telecamera e ha lanciato una sfida, o un anatema: «Uno stop così lo fanno tra dieci anni». Speriamo anche meno, Fabio, che qua abbiamo tutti famiglia, e vorremmo raccontarne altri già in questo campionato.
Il lancio di David Ospina che è il passaggio prima dell’assist
David Ospina effettua quasi la metà dei passaggi con i piedi a partita che effettuano colleghi come Dragowski, Donnarumma o Cragno, che è anche quello che effettua più rilanci lunghi. Però, nella partita contro la Roma, Ospina ha sfoggiato una sicurezza e una precisione fuori dal comune, non solo indovinando tutti e 13 i passaggi che si è trovato a effettuare ma inserendo nella propria galleria persona anche un sopraffino third-pass (il passaggio precedente all’assist, anche detto hockey-pass).
Quando mancano una ventina di minuti scarsi alla fine della partita, e il risultato è ancora sull’1-0 per la Roma, il Napoli si trova nella necessità di dover accelerare ogni tempo di gioco pur di prendere in controtempo la copertura difensiva giallorossa. Per questo, non appena il pallone gli arriva tra le mani, Ospina decide di rilanciare Callejón con un mezzocollo al volo, con la rapidità e la precisione di un quarterback di football americano. Se il cross dello spagnolo non viene finalizzato da Insigne è solo grazie a un prodigioso recupero di Manolas, che nel tentativo di fermare l’attacco finirà anche per infortunarsi.
In un calcio in cui è sempre più importante che i portieri partecipino all’impostazione, Ospina fa parte di quella ristretta élite che riesce a trasformare una giocata tradizionalmente di transizione - lancio lungo a cercare l’attaccante - in un passaggio potenzialmente letale.
La nuova vita da enganche del “Pata” Castro
Nel personalissimo processo di ridefinizione della sua identità, il mese di ottobre 2018 verrà ricordato da Lucas “Pata” Castro come quello in cui è terminato il morphing con cui si è trasformato definitivamente in un enganche, cioè quel tipo di giocatore, nella tradizione sudamericana, che funge da raccordo tra centrocampo e attacco. Dell’enganche moderno Lucas Castro ha tutte le qualità: buona tecnica ma anche dinamismo atletico, visione delle linee di passaggio e la capacità di giocare in quegli spazi alle spalle del centrocampo che spezza in due le squadre avversarie. Questa giocata, pur non essendo una di quelle che rubano l’occhio, è quel tipo di gesto per il quale dal vivo, allo stadio, ci si alza in piedi. Il “Pata” si abbassa sulla sua trequarti per intercettare un pallone vagante, lo appoggia a Srna proponendosi per lo scambio e quando il croato viene travolto da un avversario raccoglie il pallone invitando al duetto, stavolta, Barella.
La maniera in cui Castro si muove in un fazzoletto, dettando linee di passaggio, dice molto della sua importanza al centro della manovra cagliaritana. Il movimento con cui, accarezzando il pallone con la suola, all’indietro, effettua un’inversione di marcia disorientando il giocatore del Chievo che lo pressa è la scintilla che gli permette di dare il via all’azione d’attacco vera e propria: a questo punto Castro ha creato superiorità numerica e può cominciare la transizione. Due minuti più tardi, con un grande destro aeffetto dal limite, ha anche finalizzato un’azione travolgente dei sardi arrivando a rimorchio e segnando il gol del momentaneo 2-0 (in una partita finita 2-1).
Il tunnel abbastanza “epico” di Brozovic
Subito dopo la partita con la Lazio, Luciano Spalletti ha detto di Marcelo Brozovic che ha «la bussola direzionale nei piedi, la pulizia nei passaggi», sottolineando l’importanza del croato nell’economia del centrocampo interista in termini di personalità, carisma, bagaglio tecnico e intelligenza tattica, «anche se qualche volta la tocca troppo».
Se l’animo di Brozo resta sempre, nel profondo, un po’ quello del mezzofondista recuperatore di palloni (è primo per chilometri percorsi nelle classifiche della Serie A, e anche ieri sera è stato il migliore della sua squadra; secondo soltanto ad Allan per palle recuperate) è anche vero che Spalletti lo sta trasformando nel centro nevralgico della manovra interista: ieri sera insieme a Vrsaljko e Asamoah, Brozo è stato uno di quelli ad aver giocato più palloni, distribuendo 76 passaggi - il doppio dei compagni di reparto Joao Mario e Vecino.
In questa giocata, arrivata all’altezza del quarto d’ora, è come se le due anime di Brozo ballassero la danza di Metamor. Sul rilancio accelerato con le mani di Handanovic, Brozovic esegue un primo controllo con il sinistro non perfetto, il pallone sfila e sembra fuggire dalla sua portata, con Lulic che incombe, ma a questo punto Brozovic arriva a sfiorare la sfera con l’esterno del piede destro, facendola scivolare tra le gambe di Lulic. Poi, ancora col destro, come si fa con la mazza da hockey per proteggere il disco, taglia fuori anche il tentativo di recupero di Acerbi, ritagliandosi lo spazio vitale per servire con un filtrante l’accorrente Perisic.
Il gesto di Brozovic è così elegante, e così inatteso, che né Joao Mario né Vecino, negli insoliti ruoli di ali, se la sentono di correre in profondità, tentennano come se fossero convinti che il compagno stia per perdere il pallone da un momento all’altro. La maniera in cui Brozovic sfata le convinzioni dei suoi compagni, forse, è la più grande attestazione del successo dell’intuizione di Spalletti.
Il primo gol in A di Andrea Pinamonti
In quel favoloso micromondo che è la Serie A, tra i calciatori che possono vantare l’invidiabilissima media di un gol ogni 90 minuti in questo campionato, al fianco di Krzysztof Piatek c’è Andrea Pinamonti, l’attaccante classe ‘99 del Frosinone che si è guadagnato il premio di supersub di giornata andando in rete un minuto dopo il suo ingresso in campo, cioè un minuto prima della fine della partita che ha sancito il primo successo dei frusinati in questa Serie A (3-0 fuori casa con la SPAL, che veniva da un 2-0 all’Olimpico con la Roma: poi non dite che il campionato italiano non è imprevedibile…).
Dopo la Youth League della scorsa stagione in cui ha segnato 6 reti in 6 partite, Pinamonti è arrivato a Frosinone in prestito, senza la certezza di partire titolare e anzi con una concorrenza in attacco discretamente agguerrita, dal momento che a contendersi una maglia ci sono pur sempre Ciano, Campbell e Ciofani. Del suo primo gol in A ricorderemo non solo la conclusione, una pregevolissima parabola di sinistro in controbalzo, a incrociare sul palo opposto, ma anche e soprattutto la preparazione, da centravanti navigato: una serie di movimenti che ci sembra di aver già visto nel giocatore dal cui bagaglio tecnico Pinamonti ha probabilmente rubato di più, avendolo visto per una stagione intera in allenamento, vale a dire Icardi. Il movimento e relativo contromovimento con cui attira Felipe verso il centro dell’area, per poi prenderne le distanze con quattro rapidi passi all’indietro sono da centravanti puro. Il tempo, come sempre, sarà galantuomo, e ci dirà il reale valore dell’attaccante di proprietà dell’Inter: nel frattempo, però, a Pinamonti resta la soddisfazione di aver segnato un gol, nel suo piccolo, memorabile.