Serie A, le migliori giocate della 16^ giornata

Serie A

Marco D'Ottavi, Emanuele Atturo e Dario Saltari

La punizione di Milik che ha dato i tre punti al Napoli contro il Cagliari, i colpi di tacco di Emre Can e Vrsaljko e altre grandi giocate dall'ultimo turno di campionato

GLI HIGHLIGHTS DELLA 16^ GIORNATA

È stata una giornata sofferta per le squadre di vertice. Juventus e Inter hanno vinto grazie a un gol su rigore delle loro stelle, Cristiano Ronaldo e Icardi, il Napoli ha piegato il Cagliari solo nei minuti di recupero grazie alla splendida punizione di Milik. In attesa di scoprire se il Milan riuscirà a tenere il passo battendo il Bologna di Pippo Inzaghi e reagendo così alla clamorosa sconfitta contro l'Olympiacos che è costata l'eliminazione dall'Europa League, abbiamo raccolto come ogni settimana le migliori giocate dell'ultimo turno di campionato.

Il tacco di Emre Can

Dopo la vittoria del derby Allegri è andato davanti ai microfoni e ha parlato della condizione fisica della squadra e dei mancati cambi: «Stiamo bene, e toccare la squadra in crescendo non c'era bisogno». Sta evidentemente bene anche Emre Can, tornato titolare per la prima volta dopo lo stop di qualche mese per rimuovere un nodulo alla tiroide.

Così bene da avere la forza di fare uno scatto di sessanta metri nei minuti di recupero (lo si vede partire come un razzo non appena Ronaldo serve Dybala in campo aperto), alla fine di una partita estremamente intensa. Ed è proprio per questa straripante forza fisica che la Juventus ha fatto di tutto per metterlo sotto contratto in estate. Can è un centrocampista in grado di incidere nelle due fasi di gioco, come dimostra la seconda parte della azione. Con un colpo di tacco estremamente pretenzioso, Can ribalta rapidamente l’azione evitando di rimanere chiuso tra i difensori del Torino che sono tutti rivolti verso di lui.

Un colpo di tacco anche barocco, con il piede destro che passa oltre il sinistro e il pallone che si alza, dando la possibilità a Dybala di servire con un tocco sotto Ronaldo a pochi passi dalla porta.

Una delle tante belle e piccole cose di Alejandro Gomez

La scorsa stagione Gomez non è riuscito a ripetere l’exploit offensivo di due anni fa, quando chiuse con 16 gol segnati. Anche in questa stagione, con 6 reti, è lontano dal record della propria carriera e l’impressione generale è di un giocatore entrato nella fase discendente della propria carriera.

Eppure basterebbe guardare per intero una partita dell’Atalanta per accorgersi che Gomez è ancora distante dal suo declino. Le sue partite sono dei monumenti di pragmatismo, colmi di piccoli dettagli in tutta la partita utili ma anche belli da vedere. Questo ne è un esempio luminoso. Guardate di quante meravigliose rifiniture è composta quest’azione. Intanto la maestria del “Papu” nell’uso del corpo, con cui prende posizione su Correa, quasi venti centimetri più alto di lui, e poi lo tiene a distanza usando le braccia.

Poi è braccato sulla fascia, ha un avversario alle spalle e uno davanti e non ha molte soluzioni, ma Gomez è il saggio per eccellenza di una squadra che si poggia molto sui giocatori che difficilmente sbagliano la tattica individuale. Gomez con la suola avanza e prende ancora tempo, si lascia stringere nella morsa degli avversari solo per attirarli e uscirne. Arriva sulla fascia, si tira indietro il pallone, poi si prende un’altra piccola pausa per attendere la sovrapposizione del compagno, e poi lo serve con un altro tocco di suola, di tacco.

La punizione di Milik

Dopo una lunga convalescenza dovuta alla rottura del crociato del ginocchio, Arkadiusz Milik sembra tornato l’attaccante incisivo sotto porta visto nei primi mesi a Napoli. Otto gol segnati in circa mille minuti giocati, con un mese di dicembre finora eccezionale (sarebbe stato ancora migliore se fosse riuscito a superare Alisson nei minuti di recupero della partita con il Liverpool).

Se le capacità fisiche e tecniche del giocatore negli ultimi sedici metri erano già sotto gli occhi di tutti, il gol su punizione al Cagliari, oltre a regalare i tre punti alla sua squadra all’ultimo respiro, rappresenta una bella novità nel pacchetto di cose che Milik sa fare sul campo da calcio. Qualità che doveva già conoscere Ancelotti, che lo vede tutti i giorni in allenamento, se davvero ha preteso che fosse lui a calciare piuttosto che Mertens, già pronto a prendersi la responsabilità del tiro. Una scelta azzeccata, vista la posizione di campo perfetta per un mancino. Milik ci mette del suo: il suo sinistro è allo stesso tempo veloce e preciso, traccia una traiettoria perfetta, che scavalca la barriera di un pelo e risulta imprendibile per Cragno.

Il tunnel di Fabian Ruiz

Fabian Ruiz è arrivato quest’estate a Napoli senza fare troppo rumore e la sua importanza in campo è cresciuta gradualmente, senza che nessuno se ne accorgesse davvero. Adesso, però, il centrocampista spagnolo, con le sue letture, è diventato imprescindibile per l’equilibrio offensivo della squadra di Ancelotti, come in questa splendida giocata, che è individuale e collettiva al tempo stesso.

Un buon punto di vista per valutare l’importanza di questa azione anche prima del tunnel che compie alla fine, che è sicuramente la sua manifestazione più appariscente, è notare quanto Klavan sia apparentemente in vantaggio, nella copertura della sua zona di competenza. Fabian Ruiz lo punta direttamente, accarezzando il pallone con l’esterno della punta sinistra, e poi lo salta con una facilità disarmante, chiamando un triangolo non banale a Milik. A quel punto, il vantaggio guadagnato sembra dissolversi sul filtrante troppo lungo dell’attaccante polacco, ma il ritorno di Klavan viene ancora eluso, con un tunnel che lo fa assomigliare a un ostacolo inanimato.

Il Napoli non arriva al gol solo per un grande recupero di Romagna, che squarcia il velo di illusione che ci aveva fatto pensare che arrivare a tirare a porta vuota partendo dal centrocampo fosse davvero semplice. Ovviamente non è così, se non per i giocatori con il talento di Fabian Ruiz.

I riflessi di Lafont

Lafont è arrivato a Firenze con l’etichetta del campione. A soli diciannove anni aveva già tre stagioni da titolare in Ligue 1 alle spalle con la maglia del Tolosa. L’inizio non è stato dei più facili: il portiere francese ha commesso qualche errore di troppo sia nel gioco coi piedi che nelle uscite, evidenziando come debba ancora crescere molto prima di diventare un portiere affidabile. Eppure Pioli non ha mai messo in dubbio la sua titolarità, neanche nei momenti peggiori, consapevole di come Lafont abbia delle qualità tra i pali superiori alla media.

La parata con cui impedisce a Caputo di riequilibrare la partita ne è la dimostrazione: Lafont manda a terra i suoi 193 centimetri in un lampo, respingendo un tiro forse non eccessivamente angolato, ma partito da pochissimi metri di distanza. Una reattività straordinaria che sorprende i giocatori dell’Empoli, che dopo l’intervento di Lafont sono tutti con le mani nei capelli.

Lafont non darà ancora una piena sicurezza alla difesa della Fiorentina, ma parate come queste sono straordinarie e non si vedono spesso, e sono la miglior garanzia che il futuro di Lafont è roseo.

Il tacco di Vrsaljko

Nel calcio l’arte di saper utilizzare il corpo è molto sottovalutata, e spesso nascosta dalle discussione sulle qualità fisiche dei giocatori, come la loro altezza, la loro esplosività o la loro velocità. Eppure i giocatori dovrebbero sapere che il corpo è il loro strumento di lavoro e che può essere utilizzato come strumento di difesa o attacco, anche se non possiede caratteristiche eccezionali.

In questo caso, ad esempio, Joao Mario riesce a proteggere una ricezione tra le linee aiutandosi con il braccio sinistro e sbilanciando la schiena all’indietro per tenere lontano Nuytinck, che è alto 190 centimetri e non è nemmeno così lento. Il centrocampista portoghese riesce a tenerlo alle sue spalle, nonostante l’olandese provi a sfruttare il ritorno di Mandragora per mettergli i bastoni tra le ruote, e alla fine scarica su Vrsaljko, che è lì sull’esterno destro ad attendere il pallone. Il croato deve a sua volta difendersi dalla pressione di Nuytinck, ma non difende il pallone bene quanto Joao Mario, e rischia di cadere dopo aver cercato semplicemente di opporre resistenza. Mentre sembra ormai destinato a finire a terra, però, Vrsaljko sfrutta la situazione a suo favore, e con l’ultimo movimento disponibile della gamba destra imbuca un filtrante che assomiglia a un colpo di minigolf, chiudendo un triangolo difficilmente immaginabile. Perché anche l’improvvisazione è importante, quando si è costretti a tirar fuori qualcosa di buono da una situazione difficile.