Serie A, le migliori giocate della 21^ giornata

Serie A

Dario Saltari e Marco D'Ottavi

Il grande riflesso di Szczesny, l'assist di petto di Zaniolo, il colpo di testa vincente di Djordjevic e altre grandi giocate dall'ultima giornata di campionato

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La 21^ giornata di Serie A non si è ancora conclusa (stasera al Castellani si giocherà il posticipo Empoli-Genoa) e sono stati già segnati 39 gol. È stato il weekend delle rimonte impensabili: quelle clamorose di Atalanta e SPAL (da 0-3 a 3-3 contro la Roma la prima; da 2-0 a 2-3 contro il Parma la seconda), quella sciupata dal Chievo (da 0-2 a 2-2 e infine 3-4 contro la Fiorentina) e quella vincente della Juventus (da 1-0 a 1-2, dopo una delle partite più difficili dell'anno contro la Lazio). Una giornata spettacolare e ricchissima, insomma, che ha messo in mostra un'imprevidibilità che spesso non viene riconosciuta al campionato italiano. Queste sono alcune delle giocate più belle viste in questi due giorni che ci hanno tenuti incollati alla poltrona ben oltre il 90esimo. 

L’azione corale della Sampdoria che porta al gol Linetty

Se Quagliarella è il giocatore in vetrina, a segno da 11 partite consecutive, tutta la Sampdoria sta vivendo un periodo di forma eccezionale. Una sola sconfitta nelle ultime 9 partite di campionato (di misura in casa della Juventus) e la sensazione che la squadra di Giampaolo abbia trovato la quadratura del cerchio dopo un inizio difficile per poter dire la sua anche per un posto in Europa.

I quattro gol segnati all’Udinese dimostrano lo stato di forma della squadra e in particolare il terzo, quello segnato dal Linetty, racconta di una squadra costruita ed affiatata a cui riescono anche azioni di gioco più elaborate. Un gol che parte da una rimessa laterale sulla trequarti dell’Udinese e che vede Bereszynski ed Ekdal scambiare rapidamente tra loro, con il polacco che poi serve tra le linee Defrel, che rapidamente appoggia dietro per Praet che di prima trova libero al centro Saponara (a quel punto la Sampdoria ha sovraccaricato il lato destro del campo). Il trequartista continua nel cambio di gioco servendo Quagliarella dentro l’area. L’attaccante difende il pallone spalle alla porta (tra le mille cose che sa fare, questa è una di quelle che sa fare meglio) e con la punta la restituisce a Saponara che gli sta venendo incontro.

Alle sue spalle intanto Linetty si è inserito, offrendo a Saponara il perfetto corridoio per mandarlo da solo davanti a Musso, che poi supera facilmente con un piatto sinistro. Un'azione bellissima, conclusa da una combinazione a tre uomini da manuale, come si dice.

La reattività di Szczesny

La Juventus è la squadra che subisce meno tiri in Serie A, di conseguenza Szczesny è il portiere che effettua meno parate per novanta minuti (2.4). Ieri contro la Lazio con la parata sulla botta di Parolo da distanza ravvicinata ha dimostrato l’assunto per cui l’abilità dei portieri delle grandi squadre deve essere quella di essere pronti, reattivi, nelle rare e singole circostanze in cui è richiesto.

In una partita in cui la Juventus per almeno 70 minuti non è stata in grado di rispondere agli attacchi della Lazio, Szczesny è stato uno dei migliori in campo. Sicuro in tutte le circostanze, anche nelle uscite dove non è sempre pulito, è stato fondamentale nel permettere alla Juventus di limitare il passivo, così da poter riuscire nella rimonta.

La reattività dimostrata in questa occasione è davvero eccezionale: come si vede bene dal replay da dietro, al momento in cui parte il tiro è coperto da ben tre giocatori, per cui si muove con il pallone già a metà strada. Szczesny si allunga verso la sua sinistra in una frazione di secondo e soprattutto riesce a bloccare il polso non avendo il tempo per spingere il pallone con la mano. Il tiro di Parolo gli rimbalza quasi sul guanto, si smorza come la perfetta voleè di un tennista. Non so quando vedremo di nuovo Szczesny così impegnato in campionato, ma se ci chiedevamo se fosse adatto per la porta di una grande squadra, ieri abbiamo avuto una risposta.

Zaniolo continua a stupire

Arriverà il momento in cui Zaniolo la smetterà di alzare le nostre aspettative? Ieri il giovane centrocampista della Roma ha esordito dal primo minuto in Serie A da ala destra - visto l’infortunio di Cengiz Ünder e la sfiducia che Di Francesco sembra provare verso Kluivert in quella posizione - contro una delle squadre migliori del campionato, eppure siamo ancora qui a lodarne l’istinto verticale, la forza fisica, la ponderatezza nelle scelte. Questo assist di petto per il primo gol di Dzeko viene eseguito con la stessa semplicità e la stessa sfrontatezza che si vede nelle tedesche nelle parrocchie di periferia, e guardandolo è difficile ricordarsi che stiamo parlando di un ragazzo di 19 anni alla prima stagione tra i professionisti. Come se questo non bastasse, Zaniolo poco dopo ha impreziosito la sua partita ordinata con un altro assist, con uno scavino morbidissimo che ha messo El Shaarawy da solo di fronte a Berisha, prima di soccombere, come il resto della sua squadra, al ritorno dell’Atalanta. Nonostante ciò, si è confermato come il giocatore più in forma della squadra di Di Francesco, che adesso sembra non poter fare più a meno di un giocatore di cui fino a pochi mesi fa conoscevamo a malapena l’esistenza.

Il numero di Bourabia

Bourabia va per i 28 anni ed è alla sua prima stagione di Serie A dopo una carriera passata nelle periferie del calcio europeo, tra Francia, Bulgaria e Turchia. Acquistato quest’estate dal Konyaspor per nemmeno 3 milioni di euro, il centrocampista franco-marocchino è riuscito fin da subito a ritagliarsi un ruolo nel centrocampo di De Zerbi, sembrando tutt’altro che inadeguato. Ieri è partito titolare da mezzala destra contro una squadra molto fisica come il Cagliari di Maran, ma è riuscito a disimpegnarsi quasi sempre in maniera pulita, con una tecnica minimale ma raffinata. Bourabia ha il compito di cucire il gioco a massimo 2-3 tocchi ma a volte riesce anche a muoversi con eleganza in spazi stretti, in maniera sorprendente per un giocatore che non è mai stato a questi livelli. In questo caso, ad esempio, mette a terra con il petto il difficile lancio lungo di Magnani, ritrovandosi immediatamente accerchiato da tre avversari. Evita il ritorno di Cigarini con un piccolo sombrero di destro, e infine, continuando a difendere il pallone con il corpo, aggira anche il ritorno di Barella, con un tocco forse involontario causato dal difensore avversario. Bourabia guadagna un fallo da una situazione complessa in cui ci saremmo aspettati la perdita del pallone, legittimando il suo posto nel centrocampo di una delle squadre più di possesso del campionato.

Djordjevic è vivo

In questa stagione, Filip Djordjevic ha giocato poco più di 250 minuti in campionato, rimanendo fuori dalle rotazioni del Chievo per via di diversi infortuni. Stava quasi per scomparire dalle nostre memorie, quando ieri, dopo poco più di 10 minuti dalla sua entrata in campo, si è inventato questo gol complicatissimo, riaprendo una partita pazza con la Fiorentina che sembrava potesse finire in qualsiasi modo. Siamo nei minuti finali di partita, con la squadra di Di Carlo che aveva appena subito il 2-4 dopo aver sbagliato un rigore con Pellissier. In questo contesto, il cross di Depaoli sembra troppo alto e destinato a spegnersi sul fondo, uno di quelli con cui si bombarda l’area avversaria nel disperato tentativo di recuperare il risultato. E invece Djordjevic salta altissimo e nel momento di massima elevazione arriva con la spalla ben sopra alla testa di Pezzella, che in confronto sembra aggrappato al terreno con delle catene invisibili. Ma a rendere ancora più incredibile il gol dell’attaccante serbo è la traiettoria ad uscire sul secondo palo, come se avesse solo sfiorato il pallone con la fronte, invece di impattarlo dritto per dritto. Lo sforzo per riuscire a toccare il pallone è ancora più evidente se si nota il modo in cui finisce il salto di Djordjevic, un movimento a cavatappi che si conclude con l’attaccante serbo addirittura di spalle rispetto alla porta avversaria. Chissà che questa forza di volontà non si rifletta anche in una seconda parte di stagione più fortunata per lui, e per il Chievo in generale.