L’attaccante polacco si è raccontato a Foot Truck: "Il Milan un passo avanti per la mia carriera, che emozione il calore di San Siro. Il messaggio di Morata, le parole di Seedorf e Sheva: è tutto incredibile". Poi spiega da dove nasce la sua esultanza
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Pronti, partenza e via. Due gol al Napoli, uno alla Roma. Due big match che portano la sua forma, nonostante sia in rossonero solo da qualche settimana. L’impatto che Krzysztof Piatek ha avuto con il mondo Milan è stato impressionante. Come il suo approccio al calcio italiano e alla Serie A. 22 gol fatti in 24 incontri disputati in totale, 14 in 21 giornate di campionato. L’ultimo all’Olimpico appunto, dove ha portato in vantaggio la squadra di Gattuso prima del pareggio di Zaniolo: “Il Milan ha rappresentato un passo avanti per la mia carriera – ha spiegato l’attaccante polacco a Foot Truck – quando sono arrivato a Milanello, ne sono rimasto impressionato. Al debutto con il Napoli ero così concentrato che non sentivo le urla dei tifosi. Quelle le ho sentite prima, quando ero nel tunnel dello spogliatoio e lo speaker annunciava i vari cognomi. Solitamente ho un rito: quando so di giocare dal 1’, allora non tasto il campo prima del riscaldamento. In caso contrario, sono più rilassato e vado a vedere la tribuna. In occasione della mia prima da rossonero, avevo le cuffie alle orecchie. Quando me le sono tolte, ho sentito un grande applauso. Wow, un’emozione incredibile. I tifosi stavano salutando in quel modo un giocatore che non aveva ancora fatto nulla con la maglia della loro squadra del cuore”.
“La pressione l’ho scelta io stesso. E sull’esultanza…”
Adesso Piatek non è più una sorpresa, anzi. Tutti si aspettano molto da lui, anche perché prendere il posto di Higuain non è banale: “Ho fatto molti gol in Serie A, diciamo che la pressione me la sono scelta io – ha continuato – mi devo abituare a questa situazione, ma sicuramente non cambierà. Cerco di essere sempre la stessa persona e di lavorare come prima”. Conservando la sua tipica esultanza, che è già diventata uno dei gesti più amati del campionato: “Non avevo preparato nulla – ammette – ho esultato così dopo il secondo gol, poi non ho cambiato. Dopo è diventato un mio talismano, anche perché ho segnato praticamente sempre. La striscia di reti consecutive ha fatto impazzire tutti in Italia”. 23 anni sulla carta di identità, una carriera davanti. Tanti idoli del passato che adesso lo conoscono: “Seedorf una volta mi ha chiesto di fare una foto, è stato fantastico – ricorda – è meraviglioso sapere che certi campioni ti riconoscano e vogliano parlare con te. Come Shevchenko nello spogliatoio prima della partita col Napoli. Dopo la firma del contratto ho avuto un messaggio da Alvaro Morata: ha scritto che mi osserva, che mi augura buona fortuna. Anche questo è fantastico”. Anche se l’obiettivo resta quello di lavorare sodo: “Ho migliorato i parametri fisici, la resistenza e la velocità. Ho cercato di migliorare il tiro e adesso ritengo di avere un’esecuzione migliore. In ogni allenamento mi esercito sulla posizione del piede. E anche sulle punizioni, perché ormai una punta deve sapere far gol da tutte le posizioni. Ambizioni? Dopo il primo allenamento in Italia mi sono detto: se faccio 12 gol in questa stagione, sarò contento. Ma l’appetito vien mangiando. Devo lavorare duro ogni giorno, in ogni allenamento, e alla fine ci saranno i risultati. Non importa se gioco a San Siro o per il Cracovia o per la Nazionale polacca”.