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Davide Astori, la tragica morte nel sonno e l'inchiesta

Serie A

Dalla ricostruzione di quella tragica domenica 4 marzo ai passaggi dell'inchiesta per la sua morte. L'autopsia e le prime ipotesi, le ulteriori perizie e gli esperti chiamati in causa. Tutti i capitoli a un anno di distanza dalla scomparsa del capitano della Fiorentina

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Sono le 11.49 di domenica 4 marzo 2018. Sul sito ufficiale del club viola compare il comunicato che nessuno avrebbe mai voluto leggere: "Fiorentina sconvolta per la scomparsa del suo capitano". Davide Astori, 31 anni, una moglie e una figlia. Un esempio di correttezza e lealtà sportiva. Bandiera e simbolo della squadra per cui portava la fascia al braccio. Un campione che, a un anno di distanza, lascia un vuoto ancora e per sempre incolmabile. La notizia, lo choc di tutto il mondo del pallone e non, le prime ipotesi e l'autopsia, le ulteriori perizie e gli esperti chiamati in causa: cos'è successo nella notte tra sabato 3 e domenica 4 marzo e nell'ultimo anno di indagini?

La ricostruzione

Sono le 23.30 di sabato 3 marzo. Il giorno dopo per la Fiorentina è in programma la partita di campionato contro l'Udinese alla Dacia Arena. Una trasferta come tante, coi viola alloggiati all'hotel La' di Moret. Il capitano Davide Astori dorme da solo nella propria stanza, ma fino a poco prima della mezzanotte è insieme a Marco Sportiello: i due giocano alla PlayStation, poi il numero 13 torna in camera. Stava bene, senza nessun dubbio: "Hai dimenticato le scarpe qui" - gli scrive il portiere dei viola. "Tienile, le prendo domattina" - la risposta di Astori; ma il giorno dopo sarà quello della tragedia, e di un calcio che si sveglia sotto choc. Astori non c'è al consueto ritrovo delle 9.30 per colazione, lui che di solito era puntualissimo. Si entra in stanza per controllare, ma per Davide non c'è più niente da fare. La prima ipotesi è "un arresto cardiocircolatorio per cause naturali", come dichiara il Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo. Immediatamente informati i familiari. Poi il comunicato ufficiale. Al primo rinvio di Genoa-Cagliari delle 12.30 seguiranno tutti gli altri, in A e in B. I messaggi di cordoglio sono infiniti. Alle 12.55 arrivano le forze dell'ordine nell'hotel di Udine. Pochi minuti dopo parla l'addetto stampa dei viola: "C'è un termine fissato per la colazione, entro le 9.30. Ma non essendo arrivato entro il termine ultimo, lui che di solito era uno dei primi, sono andati a controllare in stanza. Dormiva da solo, le cause non sono ancora note". Alle 14.10 la salma di Davide Astori viene portata all'ospedale di Santa Maria della Misericordia, dove, il martedì successivo, verrà effettuata l'autopsia dall'anatomopatologo Carlo Moreschi e dal professore dell'Università di Padova Gaetano Thiene, direttore del Centro di patologia vascolare, con specifica competenza in materia.

L'indagine

"Abbiamo aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti - sono le prime parole dette proprio dal Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo il 4 marzo stesso -. È una prassi per poter disporre l’autopsia. Il nostro dovere è accertare se sia successo per una tragica fatalità che nessuno al mondo poteva impedire - e allora il fascicolo verrà archiviato - o se ci sia qualcuno che avrebbe dovuto percepire qualcosa. In quel caso dovremmo vedere chi e cosa".

6 marzo, l'autopsia

Il secondo punto dell'indagine arriva così a quarantotto ore di distanza dalla morte di Davide Astori. Il primo risultato è bradiaritmia, in estrema sintesi: il cuore del '13' della Fiorentina avrebbe rallentato il proprio battito fino a fermarsi. "In base alle evidenze dell’esame autoptico si può indicare come causa la morte cardiaca, senza evidenze macroscopiche, verosimilmente su base bradiaritmica, con spiccata congestione poliviscerale ed edema polmonare"; ma il procuratore capo De Nicolo dichiara immediatamente che "prudenzialmente i nostri consulenti dovranno attendere l’esito degli esami istologici in una sessantina di giorni prima di pronunciarsi definitivamente". 

8 giugno, la nuova ipotesi

Il primo colpo di scena nelle indagini arriva circa novanta giorni dopo il responso dell'autopsia: cade l'ipotesi di bradiaritmia, il cuore di Davide Astori non rallentò fino a fermarsi, anzi: accelerò improvvisamente i propri battiti. Un caso estremo di tachiaritmia: e il capitano della Fiorentina non morì nel sonno. Secondo quanto infatti riportato quel giorno dal Corriere della Sera, e stando a quanto riscontrato dai periti - sempre i professori Carlo Moreschi e Gaetano Thiene - Astori soffrì di "un’aritmia ventricolare molto veloce e improvvisa che aumentò rapidamente la frequenza cardiaca degenerata in fibrillazione ventricolare (condizione estrema di tachiaritmia) fino al decesso. I ventricoli si contrassero a tale velocità da risultare praticamente fermi, causando di fatto un arresto cardiaco". Una nuova versione per cui il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo (che ereditò il fascicolo dalla procura di Udine) chiese un'ulteriore consulenza.

18 novembre, il motivo della morte

La certezza arrivò dunque qualche mese dopo, con la perizia eseguita del massimo esperto mondiale della malattia che fu letale per Astori, il professor Domenico Corrado dell’Università di Padova: cardiomiopatia aritmogena. O più nel dettaglio "fibrillazione ventricolare da cardiomiopatia aritmogena", causa della morte in passato di tanti altri sportivi professionisti come i calciatori Piermario Morosini del Livorno e Antonio Puerta del Siviglia, o come Darcy Robinson, giocatore di hockey dell’Asiago. Di cosa si tratta? Di una malattia "silenziosa e invisibile" - come scrisse al tempo sempre il Corriere della Sera - quasi un fantasma: difficile da diagnosticare, "una malattia-killer ereditaria che uccide circa un atleta su quattro di quelli scomparsi prematuramente, e che contrae un giovane su 5mila sotto i 35 anni di età, una patologia nascosta che nel 20% dei casi non lascia tracce chiare". Ma il quesito rimane aperto: Davide Astori si poteva salvare?

11 dicembre, due indagati per omicidio colposo

L'indagine sulla morte di Davide Astori è allora ferma a questo punto, coi due avvisi di garanzia inviati dalla procura di Firenze per il reato di omicidio colposo. Si tratta di due medici degli ospedali di Firenze e Cagliari, che si sarebbero in passato interessati delle autorizzazioni per l'idoneità sportiva di Davide Astori: il capitano della Fiorentina poteva e doveva essere fermato dall'attività agonistica? Secondo quanto riportato quel giorno da La Nazione, gli elettrocardiogrammi effettuati al centro di Medicina dello sport del policlinico di Careggi, a Firenze, avevano messo in evidenza "la presenza di extrasistole ventricolari nel corso delle prove da sforzo cui il calciatore era stato sottoposto nel luglio del 2016 e nel luglio del 2017 per ottenere il certificato di idoneità sportiva. In particolare, nel referto del tracciato del 2017, era stata sottolineata un’extrasistolia a due morfologie". In sintesi: qualcosa nel cuore di Davide non funzionava a dovere. I campanelli d'allarme erano stati due. E a un anno di distanza dalla tragedia le indagini sono ancora in corso.