Davide Astori, le tappe della carriera

Serie A

Ripercorriamo le tappe della carriera del difensore bergamasco, venuto a mancare il 4 marzo 2018: i primi passi nelle giovanili del Milan, la gavetta in C, poi il grande salto al Cagliari e il debutto europeo con la Roma, prima dell'ultima esperienza da capitano con la maglia della Fiorentina. Nel mezzo anche 14 presenze con la Nazionale azzurra

ASTORI, L'EMOZIONANTE LETTERA DEI GENITORI

L'UOMO DELLA DOMENICA: DAVIDE ASTORI

NAPOLI-JUVE LIVE

ATALANTA-FIORENTINA LIVE

La prematura e improvvisa scomparsa di Davide Astori ha lasciato un grande vuoto nel mondo del calcio. Un vuoto difficile, forse impossibile, da colmare. L’educazione, la lealtà, la professionalità, la sportività sono solo alcuni dei principi che ha trasmesso nella vita e che rendono la sua assenza ancora più significativa. Tratti caratterizzanti che ne hanno fatto una persona e un calciatore stimato e apprezzato da tifosi, compagni e avversari di ogni colore e appartenenza. Astori era un uomo semplice che amava il calcio e che ha dato tutto sé stesso per arrivare a realizzare il suo sogno, lasciando un segno indelebile in tutte le squadre che hanno avuto la fortuna di fargli indossare la propria maglia.

Gli inizi, le giovanili nel Milan e la gavetta in C

Nato il 7 gennaio 1987 a San Giovanni Bianco e cresciuto a San Pellegrino Terme, in provincia di Bergamo, Astori inizia fin da piccolo ad innamorarsi del pallone e comincia a giocare nella squadra locale, prima di accasarsi al Ponte San Pietro, una società satellite del Milan. La qualità e il talento sono evidenti e non passano inosservati neanche ai rossoneri che lo ingaggiano nel 2001. Qui il difensore completa l’intera trafila delle giovanili, maturando e crescendo sotto l’ala di una leggenda del calcio italiano e mondiale: Franco Baresi. Scalate tutte le gerarchie, nella stagione 2005-06 viene integrato nella formazione Primavera e, dopo un altro anno di grande spessore, arriva il momento di fare sul serio. Inizia, così, la gavetta nei campionati minori e precisamente in Serie C1. La prima esperienza in prestito è al Pizzighettone dove Astori, da poco diventato maggiorenne, esordisce tra i professionisti. Colleziona complessivamente 27 presenze nella sua prima stagione e contribuisce alla salvezza dei suoi, trovando anche il suo primo gol. Torna brevemente al Milan e riparte per un altro prestito che rappresenta il suo primo salto di qualità. Questa volta, infatti, va alla Cremonese che nutre ambizioni di promozione. Nonostante la giovane età, il centrale bergamasco si conferma un titolare inamovibile: 33 presenze totali, ma il sogno di salire in Serie B si ferma alla finale playoff.

Astori nel San Pellegrino, dove ha mosso i primi passi da calciatore

    

Amore sardo

La Cremonese resta in C, mentre Astori procede a passo spedito e realizza un altro grande obiettivo della sua carriera. Il promettente giovane difensore viene, infatti, ingaggiato dal Cagliari che compra per 1.2 milioni la metà del cartellino dal Milan (rinnovando la comproprietà altre due volte prima di riscattarlo definitivamente nell’estate del 2011). E il 14 settembre 2008, nella 2^ giornata di campionato in casa del Siena, Astori fa il suo debutto in Serie A, subentrando al 53’ al posto di Canini. Le premesse sono più che buone, ma nella prima stagione fatica a imporsi tra i titolari. Il difensore, però, non fa una piega. Continua a lavorare in silenzio e con assoluta professionalità, trovando il debutto dal primo minuto – nel match contro la Sampdoria – in una posizione per lui inedita, quella di terzino sinistro. Segnale che mostra lo spirito di adattabilità e sacrificio di un 21enne in rampa di lancio. Il primo anno si chiude con 10 gettoni nel massimo campionato ed è solo il prologo di una crescita che, da quel momento in poi, non conosce freni. Dalla stagione 2009-10, infatti, Astori diventa un punto fermo della difesa sarda e il suo nome inizia a comparire sul taccuino dei principali club italiani. In quest’anno magico, che lo consacra definitivamente nel calcio che conta, il classe ’87 realizza anche le prime reti in A e la sua prima vittima, caso del destino, è proprio la Fiorentina. Il posto in mezzo alla retroguardia rossoblù non glielo toglie più nessuno e il giocatore è ormai un idolo del popolo sardo. La personalità e la costanza di rendimento vengono premiati con la fascia di capitano che Astori con indossa con orgoglio e partecipazione, senza mai tirarsi indietro. Neanche la frattura al perone, subita contro il Napoli nell’ottobre 2011, riesce a buttarlo giù. Il ragazzo di San Giovanni Bianco lavora duro e due mesi dopo è di nuovo in campo. L’amore reciproco tra Astori e il Cagliari non è in discussione, ma il suo talento merita di misurarsi in palcoscenici ancora più importanti. E così, dopo 6 splendide stagioni e 179 partite in maglia rossoblù, finisce la sua avventura in Sardegna.

Il passaggio alla Roma e il debutto europeo

Chiusa una porta, si apre un portone: quello europeo. Nel luglio 2014, Astori si trasferisce in prestito oneroso con diritto di riscatto alla Roma, principale concorrente della Juve campione d’Italia e protagonista di un duello di mercato con i rivali della Lazio. In giallorosso, complice anche la defezione inaspettata di Castan, il centrale si afferma subito come titolare al fianco di un altro neo arrivato, Manolas, e raccoglie 30 presenze complessive. Il momento più importante con la formazione capitolina è segnato dalla sfida del 17 settembre, nella quale Astori trova il tanto sognato debutto in Champions League contro il Cska Mosca. A fine stagione, però, la Roma decide di non riscattarlo e Astori torna in Sardegna.

Il trasferimento alla Fiorentina e la fascia di capitano

Il ritorno a Cagliari è solo di passaggio. A puntare su di lui ci pensa, infatti, la Fiorentina. L’esordio in maglia viola arriva contro il Milan: porta inviolata e primo successo. Poi un paio di panchine e una presenza fissa nel pacchetto arretrato dei toscani. La prima stagione a Firenze, infatti, si chiude con 42 presenze in tutte le competizioni. L’Astori della Fiorentina è ormai un uomo maturo che ha raggiunto la definitiva consacrazione. La sua leadership diventa il motore trainante della squadra e anche il secondo anno in viola lo conferma tra i migliori centrali del nostro campionato. Nell’estate del 2017 arriva un’altra svolta della sua carriera. La Fiorentina decide di effettuare una piccola rivoluzione e mette in atto un nuovo progetto: ripartire dai più giovani. L’unica eccezione è rappresentata proprio da Astori che Pioli, vista l’esperienza e la personalità, promuove a capitano della squadra. E con la fascia al braccio il difensore compie l’ennesimo salto di qualità. Con Pezzella al suo fianco forma una grande coppia difensiva e nel frattempo diventa una chioccia preziosissima per i volti giovani della formazione toscana che lo ‘assumono’ come proprio modello di vita, sul campo e fuori. Il 25 febbraio 2018 scende in campo contro il Chievo e questa rappresenta l’ultima tappa della sua splendida carriera, prima di quel maledetto e fatidico 4 marzo in cui viene ritrovato senza vita nell’albergo di Udine dove la squadra alloggiava per prepararsi alla sfida contro i friulani.

L’avventura azzurra

Una carriera brillante quella di Astori, caratterizzata anche dal privilegio di vestire la maglia della Nazionale. Gli straordinari anni di Cagliari, infatti, gli valgono la prima chiamata azzurra. Il 6 agosto 2010 il Ct Prandelli lo convoca per l’amichevole contro la Costa d’Avorio, nella quale però non viene mandato in campo. Il debutto è solo rimandato, perché il 29 marzo 2011 arriva l’occasione giusta: Chiellini si fa male nella sfida tra Italia e Ucraina e il difensore classe ’87 subentra al suo posto. È un esordio indimenticabile, ma dal retrogusto amaro, perché Astori finisce anzitempo negli spogliatoi a causa di un doppio giallo. Il punto più alto della sua avventura in Nazionale lo tocca nell’estate del 2013, quando viene convocato per la Confederations Cup. Nel torneo disputato in Brasile, il bergamasco gioca la finalina per il 3° e 4° posto contro l’Uruguay e lascia il segno, trovando la rete del momentaneo vantaggio e conquistando, al termine della lotteria dei calci di rigore, la medaglia di bronzo. L’esperienza in Nazionale termina con la partita, valida per le qualificazioni Mondiali, contro l’Israele. È la sua 14^ e ultima presenza in azzurro.