Adesso sono rispettivamente il dg dei rossoneri e il vicepresidente dei nerazzurri, domenica si sfideranno da dirigenti ma esattamente 20 anni furono protagonisti assoluti in campo. È anche il derby in cui Peppino Prisco viene "beccato" mentre esce dallo spogliatoio del Milan dicendo “Adesso vado a confessarmi”
Doppietta del direttore generale e pareggio del vicepresidente. Se guardassimo il derby del 13 marzo 1999 con gli occhi dei tifosi di oggi, potremmo dire esattamente così. Nella settimana che porta all’importantissimo Milan-Inter di domenica prossima (Diretta esclusiva su Sky Sport alle 20.30), ricorre infatti il ventennale di un altro match a suo modo storico: quello in cui Leonardo segna una doppietta e Zanetti va in gol per la prima - e ultima - volta contro i rivali di sempre.
Leonardo incanta San Siro
È il Milan di Alberto Zaccheroni, quello che al termine di una rimonta clamorosa vincerà un inaspettato scudetto superando la Lazio a poche giornate dalla fine. Una squadra che arriva al derby con 11 punti di vantaggio sui rivali nerazzurri ma che ha cinque lunghezze di ritardo dalla Lazio capolista e una da recuperare alla Fiorentina seconda in classifica. I rossoneri si presentano con Thomas Helveg, Paolo Maldini, Alessandro Costacurta e Bruno N’Gotty per contrastare Ronaldo (il Fenomeno, ovviamente), Youri Djorkaeff e Iván Zamorano (c’era anche Roberto Baggio in panchina). In attacco, invece, Leonardo, Oliver Bierhoff e George Weah. Il match però inizia malissimo per i rossoneri: è proprio il francese Bruno N’Gotty a deviare nella propria porta un cross apparentemente innocuo del Cholo Simeone e al 7’ minuto, suo malgrado, porta avanti l’Inter. Passano altri sette minuti e arriva il pareggio di Leonardo: cross di Helveg dalla destra e il brasiliano di piatto sinistro batte Gianluca Pagliuca.
Zanetti riacciuffa il Milan
Doveva essere il derby di Ronaldo, di ritorno da un infortunio e – per forza di cose – capace di giocare soltanto un tempo, ma diventa un match memorabile per un altro brasiliano, compagno del Fenomeno nella finale Mondiale giocata (e persa) appena un anno prima in Francia contro i padroni di casa trascinati da Zizou Zidane. Una serata magica nella quale il numero 18 rossonero va a segno su punizione al 7’ del secondo tempo e colpisce una traversa qualche minuto dopo. Sarà un grande rimpianto per il Milan ai fini del risultato. Un grande rimpianto proprio perché appena 10 minuti dopo la traversa di Leonardo, l’Inter trova il pareggio. Non è un gol qualsiasi: si tratta della prima rete in un derby di un certo Javier Adelmar Zanetti, non ancora capitano ma futura leggenda e simbolo della parte nerazzurra di Milano. È l’argentino, appunto, che al 32’ riceve da Taribo West e anticipa Christian Abbiati per il 2-2. Un pari poco utile per la classifica ma molto importante per il morale dell’Inter che tre giorni dopo avrebbe affrontato proprio a San Siro, nei quarti di finale di Champions, il Manchester United di Sir Alex Ferguson e David Beckham (futuri campioni d’Europa nella pazza finale contro il Bayern).
La battuta di Prisco e la “bugia” di Berlusconi
Al di là delle firme d’autore, il match del 13 marzo 1999 sarà per sempre ricordato anche per la battuta (una delle tante rimaste nella storia) di Peppino Prisco che quella sera viene “beccato” mentre esce dallo spogliatoio del Milan. In realtà, sarà Silvio Berlusconi a svelare tempo dopo la sua conversazione con l’avvocato: “Ho trascinato per la prima volta l’avvocato Prisco nello spogliatoio del Milan. È venuto ed è stato gentilissimo, come sempre. Poi, però, mi ha detto “devo scappare, devo scappare…” e quando gli ho domandato dove diavolo dovesse andare mi ha risposto “devo andare a confessarmi”. Ma anche l’ormai ex presidente rossonero si rossonero, quella sera, si rende protagonista di alcune dichiarazioni che, col senno di poi, si riveleranno particolarmente divertenti, almeno per i tifosi rossoneri: “Non ho mai pensato neanche per un secondo allo Scudetto, neppure vedendo il Milan a pochi punti dal secondo posto. Per noi l’unico obiettivo rimane quello di qualificarci per la Champions League. La Lazio ha un organico straordinario, lo Scudetto è suo. ”. Il 23 maggio successivo, a Perugia, con i gol di Guglielminpietro-Bierohff e le parate di Abbiati, il Milan è campione d’Italia.