Allegri-Adani si ritrovano a Sky: il confronto integrale dopo Juve-Torino. VIDEO

Serie A

L'allenatore bianconero e il talent Sky si ritrovano in studio nel dopo partita del derby di Torino. Il tutto dopo il precedente al termine di Inter-Juventus. Il video integrale

ADANI-ALLEGRI: IL FACCIA A FACCIA DOPO INTER-JUVENTUS

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A meno di una settimana dal confronto dopo Inter-Juve ecco il secondo appuntamento tra Massimiliano Allegri e Lele Adani negli studi di Sky. Il punto di partenza è con una battuta a firma Marco Cattaneo: "Meglio Claudia Schiffer (in tribuna a seguire il derby, ndr) o Cindy Crawford? Un simpatico aneddoto per trovare il primo punto di incontro prima di tornare sugli argomenti calcistici dibattuti sei giorni fa. "Bellissime donne" dice Allegri, mentre Adani preferisce "le more". Dunque il clou del discorso, ripartendo proprio dall'ultimo faccia a faccia. "Mi dispiace per quello che è successo sabato scorso - inizia Allegri -. Quando si parla di evoluzione del gioco non è tutto da buttare, ma penso non sia tutto da buttare nemmeno quello che ci hanno insegnato i vecchi allenatori. E questo lo dico anche e soprattutto per i giovani allenatori che devono ancora crescere. Questo lavoro è un mestiere difficile, come tanti altri, ma non può dipendere da quello che si scrive o da quello che si sente. Ogni tanto penso serva fare un passo indietro, ma non nel senso di tornare a un calcio meno evoluto. Penso che per fare l'allenatore ci voglia sensibilità, serve capire i momenti giusti, altrimenti tutti potrebbero farlo. E questo lo dico da sempre".

Chiarimento

Dunque si prosegue sempre sul tema di sei giorni fa: "Quello che volevo spiegare sabato scorso - prosegue l'allenatore della Juve -, è che un'annata non è tutta uguale. Quando parlavo dei tre mediani con cui ho vinto lo scudetto col Milan, volevo dire che - in quel determinato momento - quei giocatori servivano alla squadra. In quel preciso istante. Una squadra è come una macchina: quando non hai benzina meglio andare a 20 km/h, poi quando rifai il pieno puoi tornare a spingere di nuovo sull'acceleratore".

Sempre Allegri, nel suo discorso di apertura: "Io sono un allenatore. Noi allenatori abbiamo il dovere di fare i risultati, e che questi si portino in un modo o nell'altro è opinabile. Molti sono fissati coi dati, ma come possiamo prevedere tutto se poi (Allegri allude al gol di Lukic, ndr) si prende gol da un fallo laterale? A Madrid noi lo scorso anno (nei quarti di Champions di ritorno, ndr) abbiamo fatto il 38% di possesso palla e vinto 3-1. Con l'Ajax abbiamo avuto più possesso e perso. Altre volte chi fa meno possesso vince e chi ne fa di più perde. Questo è importante capirlo: altrimenti gli allenatori pensano che le partite si vincono solo con i numeri; in realtà si vince con la costruzione dell'annata, col capire il momento giusto. Io sono cresciuto guardando i "vecchi" e ho imparato. Nel calcio oggi si tende a estremizzare tutto. L'altro giorno vedevo un servizio sull'Ajax che si allena a porte aperte, dei giocatori che salutano le fidanzate dopo l'allenamento. Ma tutto questo è arrivato perché hanno vinto, se avessero perso tutto questo, magari, sarebbe stato oggetto di critica. Il compito di un allenatore è valutare la squadra e i giocatori. E continuerò a farlo perché ho piacere e amo fare questo lavoro".

Botta e risposta

A questo punto interviene Lele Adani: "Questi sono bei temi, e sarebbe bello avere tempo per dibatterne con calma. Torno a chiederti quello della scorsa settimana. Avevi detto in conferenza di avere tempo in queste ultime partite di valutare la squadra. Ti chiedo cosa può fare un allenatore come te per avere una squadra con un gioco più dominante e propositivo. E anche il tuo parere sul ko del Liverpool in Champions a Barcellona, ma sulla prestazione e non sul risultato".

La risposta di Allegri: "Ti rispondo con tre partite nostre: a Valencia, Manchester United in casa e Atletico in casa. Queste tre partite sono emblematiche. Con lo United per me è stata la migliore, ma abbiamo perso, e ora nessuno se lo ricorda. Contro l'Atletico Ronaldo ha fatto due gol, abbiamo avuto poche altre occasioni, e poi abbiamo segnato su un rigore. E abbiamo vinto e tutti se la ricordano, ma non è stata una partita bella come quella contro lo United. Una nessuno se la ricorda e l'altra se la ricordano tutti. Questo è emblematico".

"Tutto va racchiuso in un contesto - prosegue Allegri - io ho avuto la fortuna di allenare due grandi squadre come il Milan di Berlusconi e Juve; e sono due squadre con dna diversi, perché ogni squadra gioca col suo dna. I contesti sono diversi. È inutile cercare di scimmiottare il modo in cui gioca il Barcellona o altre squadre. Sarebbe un errore. Il Bayern, ad esempio, gioca da Bayern. Il Barcellona fa un calcio diverso. È molto semplice: per me ci sono categorie in tutte le cose. Prendiamo il Liverpool: ha avuto (in Champions al Camp Nou, ndr) quattro palle gol, e ha fatto zero reti. Il Barça ha avuto quattro palle gol e ha fatto tre gol. La differenza lì l'ha fatta proprio la qualità dei giocatori del Barcellona, che ho dato come favorita per la vittoria finale da ottobre". Interviene Adani: "Anche io, da settembre". "Ci sono giocatori di spessore che in certe partite fanno la differenza - prosegue Allegri -, il Liverpool ha giocato bene, ma poi non ha più tenuto a livello caratteriale la partita, la stessa cosa che è successa a noi in casa con l'Ajax. Ci sono squadre che hanno giocatori diversi e di spessore diverso, soprattutto in partite decisive come quelle di Champions".

Ajax e Ronaldo

A quel punto interviene ancora Adani: "Visto che ci stai parlando di grandi giocatori Max, voglio chiederti come mai la Juve che ha in squadra un giocatore di quello spessore, come è Ronaldo, non ha giocato bene contro una squadra come l'Ajax, che ha invece uno spessore diverso?".

Risposta di Allegri: "Noi con l'Ajax abbiamo preso il primo tiro al 37', un tiro sbagliato. Ed è nato il gol. A fine primo tempo siamo allora rientrati negli spogliatoi con un timore di perdere troppo grosso. Invece dovevamo rimanere sereni. Avevamo tanta pressione, c'erano tanti assenti: sono tutte una serie di circostanze difficili da spiegare… e che non sono nemmeno giustificazioni. Nel secondo tempo al primo nostro errore, di Pjanic, loro sono finiti davanti al portiere. Poi è successo ancora pochi minuti dopo. In quei momenti perdi sicurezza. Ed è su quello che dobbiamo migliorare. Per noi la Champions è sempre stata obiettivo come lo è campionato, ma, a differenza della Serie A, è una coppa difficilissima da vincere. Il calcio è fatto anche di situazioni: noi contro l'Ajax avevamo molti giocatori fuori, e loro ci hanno battuto. Poi loro vanno a Londra (in semifinale contro il Tottenham, ndr) e anche loro (riferendosi agli Spurs, ndr) hanno tantissime assenze". 

A quel punto l'intervista inizia a dilungarsi troppo e deve essere interrotta per ragioni di tempo. Allegri è molto diretto, e dice sorridendo: "In studio con voi c'è Ambrosini, che mi ha conosciuto, ve lo spiega lui bene quello che penso". Ambro commenta 'deluso': "Mister, non mi avete fatto parlare. Ma se viene in studio con noi ne parliamo con calma".

Allegri, a quel punto, riprende parola: "Chiudo il discorso: è vero, noi eravamo in difficoltà contro l'Ajax, ma in quel momento, anche giocando male, dovevamo soffrire e vincere. Ed è questo per me fare l'allenatore. Eravamo in difficoltà e dovevamo soffrire". Dunque altra domanda di Adani: "Ma fare l'allenatore è anche vincere in tanti modi? Perché ognuno ha il suo pensiero..."

Allegri: "Vero, si vince in tanti modi, però è anche vero che sono in pochi quelli che vincono. Ma è anche vero che io ho il compito di portare a casa un risultato, e se la squadra è in difficoltà devo farlo, anche se finiamo per giocare male. Abbiamo vinto cinque scudetti e fatto due finali di Champions: dire che abbiamo sempre giocato male sarebbe sbagliato. Poi capisco che ci sono delle mode…" Interviene Adani: "Non delle mode Max, dei pensieri". "Vero - prosegue ancora l'allenatore della Juve -, ma ricordatevi che quelli che vincono sono in pochi. C'è chi vince e chi no, ci sono sempre quelle categorie di cui ho parlato prima. E ricordo: il calcio non è una scienza esatta, ma è arte. È inutile scrivere su un foglietto cosa fare a Ronaldo. Lui lo sa già, poi io devo metterlo in condizione di fare il meglio possibile".

A quel punto i saluti