Shevchenko: "Mi piacerebbe allenare il Milan. Gattuso sta facendo molto bene"

Serie A

L’attuale commissario tecnico dell’Ucraina ha parlato così della possibilità di allenare i rossoneri: “Mi piacerebbe, sono ancora molto legato alla società e ai tifosi. Poi tanti miei ex compagni allenano e molti di questi sono anche passati per il Milan, ma ora alleno la nazionale”

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Otto anni di successi, quelli trascorsi da Andriy Shevchenko al Milan, che gli hanno permesso anche di vincere il Pallone d’Oro nel 2004. Inevitabile, dunque, che il legame con i rossoneri sia ancora fortissimo. Al punto tale da immaginarsi in futuro ad allenare la squadra che faceva sognare con i suoi gol. “Un giorno mi piacerebbe guidare il Milan, sono molto legato sia al club che alla gente. Ora quasi tutti i miei ex compagni sono allenatori e diversi lo hanno fatto proprio a Milano. Magari arriverà anche il mio turno. Intanto ho un impiego con la nazionale, quindi in questo momento sono occupato” ha precisato Sheva in un’intervista rilasciata a DAZN. “Gattuso sta facendo un grande lavoro secondo me, deve continuare così. Ha sempre avuto grandi qualità umane ed è un ottimo motivatore. Non mi aspettavo diventasse così completo, perché da calciatore era troppo emotivo: litigava con arbitri e avversari, ora è diverso e regge bene il lavoro”.

I momenti difficili e il rapporto con Ancelotti

All’inizio, Shevchenko non si abituò subito al calcio italiano. “Nei primi giorni al Milan, dopo due ore e mezza di allenamento tattico, chiesi a Costacurta quando effettivamente si cominciasse perché per me era una passeggiata. Billy poi si mise a ridere e lo raccontò a tutti” ha ricordato il c.t. dell’Ucraina. Ma ci sono stati anche momenti complessi: “Al terzo anno, quando arrivò Ancelotti, ebbi diversi problemi fisici e quando recuperai la squadra giocava bene con una sola punta. Sono stato fuori per tre mesi ma Ancelotti mi motivava, mi fece capire che sarebbe arrivato il mio momento e che dovevo farmi trovare pronto. Mi fece giocare con il Real Madrid avvisandomi due giorni prima, preparammo alla perfezione la partita e feci anche gol. Da lì ho trovato più spazio, Carlo passò al modulo con due attaccanti e l’anno dopo vincemmo la Champions League”.