Nel 2006 l'amputazione di una gamba. Ora la nuova vita in Spagna, dove ha passato quasi dieci anni di carriera: "I miei soldi? Me li hanno portati via i miei agenti". La storia dell'attaccante uruguaiano lanciato in Italia da Trapattoni
Veloce, bravo nel dribbling. Capelli corti e biondi, e quasi trenta gol con la maglia del Cagliari. Il primo a mandarlo in campo nel nostro calcio fu l'allenatore italiano più vincente di sempre, Giovanni Trapattoni: "Il migliore di tutta la mia carriera" - disse lo stesso Dario Silva a Sky Sport qualche tempo fa. L'incidente del 2006 col suo pick-up, a Montevideo, gli costò l'amputazione della gamba destra, al di sotto del ginocchio. Un evidente motivo per smettere col calcio giocato, ma non di sorridere alla vita. Oggi, nel racconto della sua nuova vita, a firma Chiringuito TV, Dario Silva fa il cameriere a Malaga, in una pizzeria tappezzata di maglie e foto del suo passato in Spagna. Dopo Cagliari, l'Espanyol, dunque proprio il Malaga e il Siviglia. In totale cinquanta gol in 160 partite di Liga. Un amore per la Spagna dove oggi consegna ai tavoli pizze appena sfornate.
"La vita continua"
Nell'intervista rilasciata alla tv spagnola emerge così tutta la vitalità di quell'attaccante uruguaiano, sfortunato nella vita ma sempre col sorriso dipinto in volto. "I miei soldi? Me li hanno portati via i miei agenti. Il calcio? Ho smesso perché mio padre era gravemente malato, volevo stargli vicino. Poi l'incidente". Sì, ma Dario Silva è sempre stato positivo: "Poteva andarmi peggio". Come quando, sempre a Sky prima di un Cagliari-Juve disse: "Io posso raccontarlo, sono fortunato. È stato un incidente, uno sbaglio mio, ma la vita continua. Vado sempre avanti". Come in pizzeria, dove spesso vanno a trovarlo altri ex calciatori. Lì ha inventato "la pizza dei gol", il nome giusto per la nuova pagina di un "bomber" come lui: ancor più nella vita che in campo.