In un articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 30 maggio, “Repubblica” ricostruisce gli ultimi mesi in casa Roma. Contrasti tra le diverse anime del club, mail recapitate a Pallotta e una presunta “rivolta” di De Rossi e altri senatori nei confronti di Francesco Totti. Lo stesso De Rossi intenzionato a querelare il giornale
Un’inchiesta di “Repubblica” scuote il mondo della Roma. Il quotidiano nell’edizione di giovedì ha pubblicato un articolo in cui vengono ricostruiti gli ultimi mesi in casa giallorossa. I temi trattati sono molto caldi, a partire dall’addio di De Rossi. Carlo Bonini e Marco Mensurati, i due autori dell’inchiesta, partono proprio dall’ex centrocampista della Roma. Nell’agosto del 2018, infatti, De Rossi avrebbe manifestato il suo disappunto per l’arrivo di “Nzonzi”. Così si legge nell’articolo: “De Rossi ritiene quell’acquisto un avviso di sfratto, considerando il francese un suo doppione. E – come raccontano diverse fonti – chiede, attraverso anche il suo agente, la rescissione del contratto. Affronta personalmente la dirigenza e in un momento di collera avvisa: “Se non risolviamo la cosa, vi faccio arrivare decimi” Per questa frase attribuita a De Rossi, il giocatore avrebbe manifestato l’intenzione di querelare il quotidiano.
La mail
Ma sempre secondo Repubblica ,a dicembre, mentre la Roma affronta un momento difficile, salvato solo dalla vittoria nel derby e dalla qualificazione agli ottavi di Champions, al Presidente Pallotta sarebbe arrivata una mail di Ed Lippie. Lippie è stato preparatore atletico fino al 2018, e uomo di massima fiducia del Presidente americano che lo ha rivoluto a Trigoria nell’aprile del 2019. Nella mail inviata il 16 dicembre, secondo Repubblica, Lippie avviserebbe Pallotta di una fronda interna di senatori che chiedono tre teste: l’allenatore Di Francesco, il Direttore sportivo Monchi e Francesco Totti. I quattro senatori citati da Repubblica sarebbero De Rossi, Kolarov, Dzeko e Manolas. Nella mail si spiegherebbero i motivi: i senatori si lamentano del gioco di Di Francesco, definendolo “dissennato, dispendioso sul piano della corsa ma misero su quello della tattica. Lamentano l’indebolimento della squadra. Il tecnico- dicono da Roma – è in preda alla nevrosi dovuta al rammarico di aver accettato da Monchi un mercato inadatto al suo 4-3-3”. Anche su Monchi il giudizio è severo, come si legge sempre sul quotidiano: “Lippie scrive che a Trigoria è visto come il fumo negli occhi. Lo vivono come un narcisista che ha riempito la squadra di giocatori per i quali vincere o perdere è la stessa cosa. Gli rimproverano doppiezza nei rapporti”.
Totti
Ma è il terzo protagonista citato nella mail di Lippie che fa più rumore. Questa, sempre secondo Mensurati e Bonini, la ricostruzione: “Se le fonti dell’ex preparatore dicono il vero la squadra soffre la presenza di Totti nel suo nuovo ruolo di dirigente. Le percezioni negative che trasmette allo spogliatoio. L’ottavo Re di Roma, il suo figlio prediletto, è mal tollerato – così scrive Lippie – da coloro a cui ha consegnato il testimone e che pubblicamente non smettono di celebrarlo. Le fonti di Lippie chiedono che l’ex “Capitano” venga allontanato da Trigoria se necessario cacciando Di Francesco a cui Totti è legatissimo”.
Le fonti e i passi successivi
L’inchiesta prosegue raccontando gli sviluppi successivi. Sempre Lippie avrebbe svelato a Pallotta le sue fonti, che sarebbero il medico sociale Del Vescovo e il fisioterapista Stefanini. Totti, Monchi, l’allora Dg Baldissoni e il media strategist Fienga sarebbero stati informati del contenuto di questa mail. In quel momento si sarebbe preferito però rimandare una possibile resa dei conti: la squadra era in corsa su tutti i fronti e aprire il caso avrebbe destabilizzato tutto l’ambiente nel momento cruciale della stagione. Pallotta però chiede a Monchi un Piano B in caso la situazione precipiti, ma riceve una secca risposta da Monchi: “Se va via Di Francesco vado via io”. A quel punto, secondo Repubblica, arriva la scelta di Pallotta di riorganizzare la società nominando Baldissoni vice presidente e Fienga nuovo Ceo.
L’addio di Monchi e Di Francesco
“Dopo il ko di Champions (contro il Porto) vengono accompagnati alla porta, insieme a Di Francesco e Monchi, anche Del Vescovo e Stefanini. Nessuno fuori da Trigoria si chiede il perché, ci si accontenta della versione ufficiale, quella che li vuole responsabili dei troppi infortuni. Lo spogliatoio il perché lo conosce. E prende le difese di Stefanini, cui De Rossi è legatissimo (è una delle tre persone che il capitano citerà nella sua lettera di addio). I senatori si convincono che la pulizia abbia un mandante, Francesco Totti. E tra lui e De Rossi scenderà un gelo che durerà fino alla fine”. Questo il passaggio di Repubblica, che racconta il retroscena delle mosse societarie dopo l’eliminazione in Champions. Il quotidiano prosegue raccontando le differenze di versioni sull’addio di De Rossi, spiegando la versione che arriverebbe dal centrocampista e quella che filtrerebbe dalla società.
La reazione del Club
La Roma ha voluto subito prendere posizione dopo la pubblicazione dell'articolo. In una nota ufficiale del Club si legge: "L’ AS Roma desidera prendere le distanze dalla ricostruzione apparsa sulle pagine sportive della Repubblica in data odierna. Contrariamente all’abitudine del Club, che non è solito commentare le indiscrezioni di stampa, a tutela delle persone menzionate nel servizio, l'AS Roma ritiene che non sia attendibile trasformare in fatti eventuali opinioni espresse da terzi, e riportate a terzi, delineando in questo modo un quadro distorto e totalmente distante dalla realtà". Il Messaggero riporta un commento a caldo dello stesso Presidente Pallotta: "Sono tutte cavolate, qualcuno sta provando a danneggiare la Roma con continue bugie".