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Ancelotti il flessibile: evoluzione tattica dell'allenatore più amato dai giocatori

Serie A

Vanni Spinella

Nel 1997 il "no" a Roberto Baggio in nome di un rigido 4-4-2 in cui non c'era posto per il trequartista. Dopo quel rifiuto, di cui si è pentito, l'invenzione dell'albero di Natale e i successi in tutta Europa, cambiando moduli, idee, schemi. In una parola: adattandosi

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L’allenatore che disse di no a Roberto Baggio e a Gianfranco Zola, oggi è professore emerito di Capacità di Adattamento. Strano, perché la storia tattica di Carlo Ancelotti nasce proprio da lì, da quel rifiuto cocciuto al numero 10, nello specifico a due dei migliori numeri 10 del calcio italiano moderno. Così, però, voleva all’epoca la sua religione, costola del sacchismo e rigidamente incanalata sui binari del 4-4-2 studiato da vicino come spalla del maestro, vice in Nazionale dell’Arrigo Ct. Curiosamente, dal 4-4-2 è partito e al 4-4-2 è tornato, oltre vent’anni dopo, molto diverso nell’interpretazione e nelle idee che lo accompagnano; ma soprattutto dopo aver fatto giri immensi, esperienze e sperimentazioni che ti aprono la mente.

Il Mister amato da tutti

La capacità di adattarsi – all’ambiente, alla rosa, alle richieste “dall’alto” – è diventata negli anni il tratto distintivo di Ancelotti, probabilmente l’unico allenatore per il quale si fatica a trovare un suo giocatore che non l’abbia apprezzato, specie a livello umano. Merito della sua leadership “calma”, di uno stile basato sul confronto diretto e onesto, qualità sempre amate da chi va in campo: da Ibrahimovic a Cristiano Ronaldo, da Ribery a Lampard, da Kakà a Insigne, ovunque sia passato ha lasciato solo dolci ricordi.

E per un Robi Baggio che qualcosa potrebbe avere da ridire, “rifiutato” nell’estate 1997 quando il Parma lo aveva già acquistato perché non si incastrava bene nel suo mosaico tattico, Carletto ha la miglior risposta possibile, l’ammissione dell’errore che rende sempre grandi: “Fui un pazzo”, racconterà lo stesso Ancelotti anni dopo. “Pensavo ancora che il 4-4-2 fosse lo schema ideale per eccellenza, non era così. Se avessi la macchina del tempo, tornerei indietro e, Baggio, eccome se lo prenderei. Ho sbagliato a essere così intransigente, con il tempo ho imparato che una soluzione per far coesistere tanti grandi giocatori alla fine si trova”.

Quattro 10 insieme

Al Parma, “no” a Baggio a parte (dopo aver “costretto” Zola a emigrare in Premier per lo stesso motivo), inventa comunque il tandem Crespo-Chiesa, con l’argentino, alla sua prima stagione italiana, difeso contro tutto e tutti, aspettato pazientemente (o cocciutamente?), schierato sempre titolare nonostante non segnasse mai, finché alla settima giornata si sbloccò e da lì in poi non si fermò più. Poi la Juventus, con due secondi posti di fila che ancora oggi lo rendono indigesto al popolo bianconero, prima di sbocciare – quando già si preparava l’etichetta di “perdente” da appiccicargli addosso – nel “suo” Milan. Otto stagioni (2001-2009) vincendo uno scudetto ma soprattutto due volte la Champions, l’arretramento definitivo di Pirlo, l’idea dell’albero di Natale, di fatto 4 potenziali numeri 10 (Pirlo, Seedorf, Rui Costa, Kakà) schierati contemporaneamente, alle spalle di una punta. Se non è saper cambiare idea questo…

Giro del mondo

Ma Ancelotti ha appena iniziato a fare esperimenti, con un giro del mondo che lo porta in Inghilterra, in Francia, in Spagna, in Germania. Lui, figlio di una cultura contadina mai rinnegata, oggi mastica tranquillamente quattro lingue straniere e ogni genere di modulo calcistico, lasciando un'impronta vincente in 4 diversi Paesi. Al Chelsea (4-3-3), al Psg (4-3-2-1), al Bayern (4-2-3-1), al Real Madrid (4-3-3) addirittura regalando al club la “Decima”. Allenando fior di campioni e trovando sempre il modo di farli coesistere, fino all’ultima sfida, quella con il Napoli (dal 4-3-3 al 4-4-2), rigenerando Milik e gestendo sapientemente Mertens e Insigne, a volte alternandoli altre accoppiandoli, a seconda delle circostanze, dell’avversario, del genere di partita. In nome di una flessibilità un tempo sconosciuta.