Ilary, le barzellette, lo "show" dell'addio: il fenomeno mediatico Francesco Totti

Serie A

Alfredo Corallo

Nel 1996 il suo debutto in tv, ospite dell'emittente romana Rete Oro. Da lì un'escalation di popolarità, dagli spot con la moglie Ilary ai grandi show come il Festival di Sanremo. E poi le esultanze, le barzellette a scopo benefico, i social, l'autobiografia e il commovente addio all'Olimpico di un talento assoluto della comunicazione "spontanea"

LA CONFERENZA STAMPA DI TOTTI - LA RISPOSTA DELLA ROMA A TOTTI

Guardatelo, bello come il sole. Al mare, con Ilary: è quello il vero Francesco. Via la cravatta, smessi gli abiti stretti, d'ordinanza, finalmente "normale", come da copyright. Eccolo il suo futuro - prossimo - è su quella sdraio, con la mamma dei suoi figli. "Dicono che so' mammone? Non è vero. Ma 'a mamma è sempre 'a mamma". Così parlò quel pischello di Porta Metronia che per la prima volta faceva la sua apparizione in uno studio televisivo, timido ma con la battuta pronta, educato ma con un velo di malizia, disponibile ma geloso della sua ordinarietà. Tutto Roma, casa e chiesa. La stessa Mamma Roma di Anna Magnani e di Venditti, della Lupa e di Verdone, la Roma del Testaccio e della Grande Bellezza. Era il 6 aprile del 1996 quando Alberto Mandolesi, Carlo Zampa e il compianto e prodigo di consigli Fulvio Stinchelli ("Francè, ricordate sempre che gli unici amici so' i sordi che c'hai in saccoccia...") lo battezzarono a Rete Oro. "Tifosi romanisti in ascolto: preparate cassette e videoregistratori, perché dopo la pubblicità vi faremo vedere i gol del nostro ospite". Cassette e videoregistratori... ma Totti era già avanti, proiettato al terzo millennio: "Non so' molti, vorrei segnarne ancora tanti altri, ma solo con questa maglia". Così tanti da perdere quasi il conto, ma sempre nel nome di quella normalità che sarà la filosofia vincente del brand Totti. 

Il giovane Francesco Totti ospite di Rete Oro nel 1996: è il suo "debutto" in tv (video da Youtube)

Totti e la moglie Ilary in Costa Azzurra qualche giorno fa (foto da Instagram)

Una notte al Colosseo

Nella sua autobiografia "Un Capitano" - scritta con Paolo Condò e presentata al Colosseo nel giorno del suo 42° compleanno, in veste di dirigente giallorosso - confessa di aver pensato di smettere il 20 aprile 2016, dopo il 3-2 all'Olimpico in rimonta sul Torino, lanciato nella mischia da Luciano Spalletti soltanto nel finale: "Mi vengono dati 4 minuti appena, io ribalto il risultato con una doppietta, corro sotto alla Sud, la squadra vince, i compagni mi portano in trionfo. Sarebbe stata la conclusione perfetta". E aggiunge: "Me l'hanno detto sia Ilary sia Vito (Scala, il suo preparatore atletico ndr) che su queste cose hanno una sensibilità parallela. A dire il vero il pensiero mi aveva sfiorato, quella sera di gioia esplosiva, ma si era subito dissolto perché in quel momento non avrei saputo come introdurlo, come dirlo, come farlo. Avrei dovuto improvvisare, e forse sarebbe stata la scelta migliore perché la gente, di me, ha sempre apprezzato innanzitutto la spontaneità". Un fenomeno mediatico di naturalezza, nelle sue molteplici "intepretazioni".

Totti-mask

In oltre 20 anni di "carriera artistica" Francesco ci ha regalato un'impressionante galleria iconografica. Le esultanze, certo: mai banali, né casuali. Per amore di Ilary ("Sei unica") o per un dispetto alla Lazio ("Vi ho purgato ancora") e alla Juve ("4, e a casa"). Fino al colpo di genio del selfie sotto la curva Sud dell'11 gennaio 2015 per festeggiare la doppietta nel derby, rimontato da 0-2. E poi Totti il gladiatore, Papertotti, più internet per Totti, il selfie di Totti, Totti e Ilary, È normale che, Totti a Sanremo, le barzellette di Totti, Totti e l'Aquila Olimpia, Je faccio er cucchiaio, Amò, Totti e Balotelli, Totti e Cassano, Totti e Zeman, Totti e Fiorello, Totti e Spalletti, Totti al Costanzo show, Totti amico di Federer, amico di Buffon, Totti dagli amici di Maria, Totti dieci e lotto, Totti e Maradona, Totti e la Ferilli, Totti e Del Piero, Totti e l'Australia, Totti re de' Roma, Er Pupone, il pupino, Checco, il ciuccio, Totti su Instagram, Totti e Figo, quanto è figo ancora Totti, Totti e Cristiano Ronaldo, Totti e De Rossi, Totti e Pallotta, l'addio di Totti, l'addio bis di Totti, il futuro di Totti.

Totti e il "Gladiatore" Russell Crowe (foto Getty)

Le "Totti-mask" - insomma - sono molte di più dei 300 gol e passa che l'eterno capitano della Roma ha segnato nella sua vita calcistica. Nel tempo - tra spot pubblicitari, interviste, conferenze stampa, video amatoriali - ci viene dipinto nelle caricature più singolari, eccentriche, deliranti, grottesche, degno erede di Alberto Sordi, insieme a Ettore Petrolini le maschere romane e romanesche per antonomasia. Sordi che al cinema fu vigile, seduttore, medico, soldato, conte, marchese, un borghese piccolo piccolo, tassinaro e presidente del Borgorosso Football Club. Stereotipi da commedia all'italiana, ma come l'attore di un "Americano a Roma" anche Francesco sembra essere rimasto fedele a sé stesso, il segreto del suo successo.

Amò, che ha fatto l'Inter...net?

Ci ha accompagnato da testimonial di una compagnia telefonica nel passaggio all'alfabetizzazione digitale, con la moglie Ilary a "usarlo" da cavia, affermandosi come i Sandra e Raimondo della generazione 2 e 3.0, i Beckham de' noantri. La fiaba all'amatriciana, a nostro uso e consumo. "Forte 'sta tariffa, eh?". "È senza pensieri. Come te amore...". Il calciatore e la velina, daje de' tacco fuori, pantofolari nell'anima. Chiamano i figli Cristian, Chanel e Isabel, ma magnano la porchetta. E tutti vissero felici e coatti. Come se coatti non significasse essere semplimecente se stessi. "Mi sfottono per l'accento, per i modi, per qualche parolaccia. Dicono che sono ignorante, un burino. Forse dispiace che un giocatore importante sia a Roma e non altrove. Il potere del calcio non è un'esclusiva del Nord, ma la musica è sempre la stessa. Noi romani siamo viziati, pigri, prepotenti. La pensino come vogliono. Io sono romano e romanista, e così morirò". Senza scatto alla risposta.

Le barzellette e il "benzinaro"

"Alessà, com'è annato er compito?". Il primo a intuirne le qualità "extra-calcistiche" fu Maurizio Costanzo, che convertì la sua autoironia in una fortunatissima idea editoriale. Nasceranno così i libri sulle barzellette, che venderanno oltre 2 milioni di copie (il ricavato sarà devoluto interamente all'Unicef) e contenderanno il primato nella classifica dei più venduti nientemeno che a Dan Brown e al suo Codice da Vinci. Dei video su Youtube, poi, non ne parliamo neanche: le sue "performance" con i compagni di squadra e di Nazionale (da Buffon a Del Piero) sono amatissime da grandi e piccini, che lo adorano. È con loro che Francesco mostra il suo lato più tenero, innocente e... non sbaglia un congiuntivo. "Se non avessi fatto il calciatore? Avrei fatto il benzinaio. Perché mi piace l'odore della benzina, e perché quando aprivano il portafoglio avevano tantissimi soldi. Pensavo però che fossero i loro... ". Totti 10 e lode.

Il Grande Fra...ncesco

Ma la sua grandissima popolarità si è manifestata nel corso delle partecipazioni televisive, di cui contribuisce regolarmente ad alzare i picchi d'ascolto, dal Grande Fratello (quello condotto da Ilary) al Festival di Sanremo, convinto dall'amica Maria De Filippi. È entrato nella "casa" a giocare con i coinquilini del reality e si è prestato a "sostituire" Carlo Conti nella presentazione di un cantante, calciando anche un po' di palloni autografati in sala e rivelando la sua canzone preferita del Festival ("Il piccione" di Povia). Il meglio di sé - tuttavia - l'ha offerto da Fiorello, all'Edicola, dove ha confermato il talento di un incorreggibile battutista, sia al bar che in collegamento (via iphone). "Ilary, tu che poster avevi in camera quando eri piccola?", chiede Fiorello. "I Take That!". "E tu Francesco?". "Io? Io Cicciolina...".

Totti "guest star" del Festival di Sanremo nel 2017 (foto Ansa)

La difesa di Oriana Fallaci 

Ma nell'iconografia tottiana ci sono anche tante macchie, prese ad esempio - legittimamente, in taluni casi, per la felicità dei suoi tanti detrattori - come modello di anti-sportività, considerati messaggi negativi per l'educazione comportamentale dei giovanissimi. I calcioni a Massimo Ambrosini e Mario Balotelli; lo schiaffo a Ciccio Colonnese; la rissa con i giocatori del Galatasaray e il "caso Frisk"; l'atavica rivalità con la Juventus e le taglienti dichiarazioni post-gara ("Dovrebbero giocare un campionato a parte"). E poi lo sputo di Euro 2004 al danese Poulsen, valutato ancora più grave perché in maglia azzurra. Eppure, anche in quel caso, trovò qualcuno che lo prese in simpatia. Il "corsivetto" di Oriana Fallaci sulla Gazzetta del 19 giugno 2004 - dal titolo "Lo sdegno e il cazzotto", un'auto parodia de "La rabbia e l'orgoglio" - è una perla della comunicazione ai tempi di Totti.

"Caro Totti, capisco le necessità professionali, ma io non avrei chiesto scusa a nessuno. Erano tre ore che quel danese la prendeva a gomitate, pedate, stincate. Pur non essendo una tifosa di calcio, guardavo ed ho visto tutto. Con sdegno. Unico dissenso: io avrei tirato un cazzotto nei denti e una ginocchiata non le dico dove. Stia bene, dunque, non si rimproveri ed abbia le più vive congratulazioni".

Once upon a time... in Rome

Un paio d'anni dopo quell'Europeo, Totti porterà al Circo Massimo la Coppa più bella, là dove il 17 giugno del 2001 aveva festeggiato la vittoria dello scudetto, il sogno di una vita. Trent'anni d'amore, e l'addio che si tributa a un imperatore, nella notte delle lacrime, l'ultimo calcio ad un pallone verso il suo popolo e la dedica più dolce e struggente: "Mi mancherai". C'era una volta a Roma, però mo' je faccio er bis. 

Uno scatto dal giorno dell'addio al calcio giocato di Totti, il 28 maggio del 2017 allo stadio Olimpico (foto Getty)