Montella ha cambiato i viola, ma ha iniziato il campionato con due sconfitte e affronta l'avversario più scomodo per provare a invertire la striscia di risultati negativi che si trascina dalla scorsa stagione
Al rientro dalla prima sosta per le nazionali, Fiorentina e Juventus si affronteranno al Franchi in due momenti di forma molto diversi. La squadra di Montella ha iniziato il campionato con due sconfitte che, sommate al terrificante finale della scorsa stagione, contribuiscono a rendere sempre più incerta la posizione di Montella e a irrigidire l’ambiente. La Juventus è invece chiamata a confermare le prime due vittorie, in cui i segnali del nuovo corso di Maurizio Sarri si sono visti solo in parte. L’entusiasmo, però, sembra essere alle stelle.
Una Fiorentina promettente ma ancora incompiuta
Per le prime due gare stagionali, Montella ha scelto un 4-3-3 abbastanza lineare che, come di consueto per l’ex allenatore del Milan, ha la priorità di gestire i possessi attraverso l’utilizzo di rotazioni posizionali, triangolazioni e l’occupazione della metà campo avversaria.
L’ultima formazione utilizzata da Montella ha visto solo due cambi rispetto a quella della prima giornata contro il Napoli (che era la più giovane degli ultimi 25 anni): Ranieri ha sostituito Venuti sulla fascia sinistra e Boateng ha preso il posto di Vlahovic al centro dell’attacco.
Contro il Genoa, la Fiorentina non è riuscita a concretizzare la mole di gioco, mentre contro il Napoli è stata incapace di mantenersi costante fino alla fine. Trattandosi delle prime partite stagionali, è sempre difficile comprendere dall’esterno quanta brillantezza fisica e mentale ci sia nelle scelte e nei movimenti dei singoli, e questo può ovviamente inficiare anche le scelte di formazione dell’allenatore. In questo caso, però, la sensazione è che la Fiorentina abbia già un’ossatura abbastanza definita e alcuni principi ben identificabili. Quella viola è una squadra che, pur avendo come cardine il mantenimento del possesso, sembra aver assimilato un atteggiamento intenso e verticale, comprensibilmente influenzato dalle caratteristiche di alcuni singoli. Oltre al solito Chiesa, anche Castrovilli e Sottil sembrano esaltarsi in situazioni dinamiche, il primo grazie soprattutto a una cospicua mole di lavoro senza palla, il secondo abile anche a puntare l’uomo e ad attaccare la profondità.
Tra gli altri nuovi arrivati, Boateng sembra al momento riuscire ad associarsi ai compagni meglio di Vlahovic, con i movimenti a venire incontro, le giocate a muro, i controlli orientati, insomma tutto il repertorio del falso nove. Ribery andrebbe idealmente collocato al posto di Sottil nella formazione titolare, ma sarebbe comprensibile attendere ancora un paio di settimane per vederlo pienamente integrato e funzionale, dato l’arrivo a fine mercato, e l’età dell’ex Bayern Monaco. Dal suo rendimento potrebbe passare molto del bilancio offensivo della Viola, che nonostante l’elevato grado di associatività collettiva sembra ancora molto legata alle esecuzioni e alle invenzioni del singolo nell’ultimo terzo di campo.
È abbastanza singolare la situazione di Pulgar, arrivato dal Bologna questa estate ma già parecchio carismatico e trascinatore, tanto da diventare il rigorista designato. In campo, però, c’è qualche novità anche per lui: esaltatosi in Nazionale e con Mihajlovic prevalentemente come mediano di contenimento, davanti alla difesa o in coppia, che arrivava a vedere la porta soprattutto grazie ai calci piazzati, oggi Pulgar sembra poter fare strada anche da mezzala offensiva. Montella gli chiede parecchio lavoro tra le linee, smarcandosi alle spalle del centrocampo avversario, ma rimanendo sempre pronto a venire incontro in fase di costruzione, per togliere un po’ di responsabilità a Badelj.
La heatmap delle prime due partite di Pulgar è abbastanza eloquente sui suoi nuovi compiti in fase di possesso.
L’intensità profusa da Pulgar in quella posizione può diventare un’arma preziosissima per riconquistare in alto il possesso, oltre a permettergli di tentare con più continuità la conclusione in porta, sfruttando il suo ottimo tiro. La catena di destra, con Lirola e Chiesa (che verosimilmente prenderà il posto di Sottil quando Ribery sarà in campo), potrebbe diventare una delle più temibili del campionato. Fino a questo momento, come del resto tutta la squadra, si è fatta notare soprattutto per il dinamismo senza palla in entrambe le fasi, ma sembra mancare ancora qualcosa per rendere il palleggio ancora più ficcante e imprevedibile.
Le note più dolenti riguardano la capacità di gestire i possessi avversari. La Fiorentina al momento sembra essere in grado di difendere principalmente aggredendo alto, mentre soffre un po’ di più quando il pallone giunge sulla sua trequarti, soprattutto negli half-spaces, alle spalle degli interni, oppure nella difesa in parità numerica scappando verso la porta. Anche i calci piazzati difensivi sembrano essere problematici. Contro il Genoa, tutte le migliori occasioni dei rossoblù sono nate da queste situazioni.
Le nuove certezze di Sarri
Anche la Juventus sembra aver trovato la sua base di partenza, di cui a grande sorpresa fanno parte anche Matuidi e Khedira, passati da potenziali esuberi a titolari con profitto nelle nuove dinamiche tattiche di Sarri. Il 4-3-3 / 4-4-2 fatto di sovraccarichi del possesso su una fascia (principalmente la destra) e ripartenze corte sembra aver attecchito soprattutto grazie all’organizzazione del centrocampo, a oggi radicalmente diversa rispetto a quella messa in campo da Allegri, che prevedeva una distanza maggiore fra i 3 mediani per prendere campo più in fretta. Con Sarri, le due mezzali ai lati di Pjanic cercano di rimanere a sostegno sul corto quando la palla giunge al bosniaco, e di muoversi alle spalle della linea avversaria solo quando anche il resto del blocco è riuscito ad avanzare, per consentire la formazione della solita fitta rete di linee di passaggio.
I due rimangono comunque sempre pronti a gettarsi in profondità in determinate situazioni, come dimostra questo interessante retroscena nel tunnel prima di Juve – Napoli.
Sandro avverte Matuidi che rimarrà più basso per sostenere de Ligt, poiché quest’ultimo è destro e potrebbe avere qualche problema a vedere rapidamente le linee di passaggio sul centro-sinistra dopo aver ricevuto la palla da destra. Al francese viene chiesto di tenersi pronto a buttarsi subito in avanti quando la palla giunge tra de Ligt e Alex Sandro, per guadagnare tempi di gioco.
Il video qui sopra mostra tre occasioni, a inizio gara, in cui Matuidi si è mosso istantaneamente in avanti, creando una soluzione in profondità (tra cui una che porta a un’occasione per Ronaldo).
Dopo la gara di esordio col Parma, in cui si era soprattutto preoccupato di dare equilibrio difensivo, col Napoli Matuidi è parso molto più coinvolto, e con ottimi risultati, anche nella risalita del campo, permettendo alla Juve di bilanciare il possesso e non rendersi troppo prevedibile con il palleggio esasperato sulla catena di destra. In quella zona si è perfettamente ambientato Khedira, decisamente più coinvolto in entrambe le fasi rispetto agli ultimi due anni, in cui era sostanzialmente divenuto un attaccante ombra, poco partecipe alla manovra.
Tra gli altri fattori determinati delle prime due partite della Juventus possiamo menzionare i compiti di cucitura di Higuain e l'abilità palla al piede di Douglas Costa, che sembra pronto a disputare la stagione più elettrizzante della carriera.
L’intensità farà la differenza
Entrambe le squadre hanno dato il loro meglio nella prima parte delle gare disputate, per poi subire particolarmente un calo psico-fisico nei pressi dell’ora di gioco. Se la Juve ha dalla sua parte una maturità (tecnica e mentale) differente per poter assorbire eventuali flessioni, oltre a una panchina lunga, la Fiorentina rischia molto di più. Si preannuncia una sfida interessante dal punto di vista del pressing, dato che entrambe prediligono riaggredire immediatamente a palla persa nelle zone più avanzate. La differenza è che la Fiorentina sembra dare il suo meglio quando l’azione parte dai piedi dell’avversario, mentre la Juve è abile a sfruttare la grande densità di uomini in zona palla per riconquistare al più presto la sfera.
In entrambi i casi l’intensità sarà decisiva per non consentire all’avversario di venire fuori ed esporre qualche insicurezza (a oggi perfettamente comprensibile) dei rispettivi sistemi difensivi. Per la Fiorentina sarà cruciale controllare a dovere i movimenti delle mezzali juventine: portando tanti uomini in pressing alto, il rischio è quello di scoprire lo spazio alle spalle di Pulgar e Castrovilli e far banchettare Matuidi e Khedira tra le linee. Per la Juventus sarà invece fondamentale vincere ogni duello individuale che si verrà a creare a palla persa, soprattutto tra i suoi difensori e le punte viola, per stroncare sul nascere le ripartenze lunghe. Sarà un test abbastanza impegnativo per valutare anche a che punto è l’affinità della nuova linea difensiva, orfana di Chiellini e De Sciglio ma con Danilo e de Ligt decisi a dimostrare di essere all’altezza di una delle difese tradizionalmente più solide d'Europa.