Lazio, Acerbi rivela: "Al Milan bevevo di tutto: mi ha salvato la malattia"

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Le confessioni del difensore biancoceleste: "Può sembrare un paradosso terribile, ma il cancro mi ha salvato.  Obiettivi? Il campo fino a 38 anni, qualche soddisfazione da togliermi con la Lazio, poi farò l'allenatore"

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La malattia, la rinascita, i progetti. Francesco Acerbi si è raccontato nel corso di una lunga intervista rilasciata a La Repubblica, a partire dal tumore al testicolo sinistro che gli ha davvero cambiato la vita: "Ho smesso di avere paura sei anni fa", ai tempi della drammatica diagnosi. "Ci sto ripensando proprio in questi giorni: Ace, che fai se quella roba ritorna? La affronterò di nuovo, mi sono risposto. Vedo le cose ben chiare davanti a me e so che da un giorno all’altro potrebbe cambiare tutto". Una recidiva c'era già stata, nel 2013 al testicolo destro. "Tre mesi di chemioterapia, l'ingresso in un mondo parallelo e più vicino di quanto immaginassi", spiega il difensore oggi 31enne. "Un mondo che non abbandoni più: straordinario, pieno di dolore e di coraggio". Al punto da venire tradotto in energia positiva: "Può sembrare un paradosso terribile", la confessione di Acerbi. "Ma il cancro mi ha salvato: ero al Milan, mi sono venuti a mancare gli stimoli, non sapevo più giocare. E bevevo, bevevo di tutto. Poi ho avuto di nuovo qualcosa contro cui lottare, un limite da oltrepassare. E sono ritornato bambino".

"Con Squinzi ci bastava uno sguardo. Futuro? Farò l'allenatore"

Acerbi continua a raccontare le svolte legate alla malattia: "Sono diventato un osservatore del paesaggio che sta attorno a me. Ho eliminato il superfluo: calcio, casa e il venerdì con lo psicanalista che mi segue dai tempi di Sassuolo mi bastano per tenere a bada l'ansia. Ma ho anche rimosso dalla mia vita le persone negative e le illusioni". Fissando gli obiettivi passo dopo passo. "Ho smesso di sognare, preferisco fissarmi dei traguardi semplici. Volevo la Nazionale, per esempio, e me la sono ripresa". Il prossimo step? "Il campo fino a 38 anni, qualche soddisfazione da togliermi con la Lazio, poi la panchina. Voglio fare l'allenatore". Un commento, infine, sul rapporto con Giorgio Squinzi, lo storico presidente del Sassuolo scomparso lo scorso 2 ottobre: "A volte ci bastava uno sguardo, altre volte un abbraccio", lo ricorda Acerbi. "Ci siamo capiti e rispettati. Non chiedetemi di aggiungere altro".