Come giocherà il Napoli di Gattuso?

Serie A

Federico Aquè

Cosa aspettarsi dal nuovo allenatore che dovrà risolvere in fretta i nodi più controversi della gestione Ancelotti per tornare in zona Champions League 

NAPOLI-PARMA LIVE

Alla vigilia della trasferta del Milan a Napoli nella seconda giornata dello scorso campionato, la prima volta in cui avrebbe sfidato Carlo Ancelotti da allenatore, Gennaro Gattuso aveva parlato con affetto e devozione del suo rapporto con Ancelotti: «Per me è stato più di un allenatore. (...) Lui è il maestro, io ancora ne devo mangiare di pastasciutta».

 

L’origine del loro rapporto è nota: Gattuso e Ancelotti sono stati tra i protagonisti dell’ultimo grande ciclo della storia rossonera, e tra i due non c’era soltanto una normale relazione tra allenatore e calciatore. A quanto pare il legame è rimasto solido negli anni, anche dopo che Ancelotti ha lasciato il Milan e Gattuso ha smesso di giocare ed è diventato anche lui un allenatore.

 

Quindi è sorprendente e affascinante che a sostituire Ancelotti come allenatore del Napoli sia proprio Gattuso. Si dice che la loro amicizia sia tra i motivi che hanno portato Aurelio De Laurentiis a preferire Gattuso ad altri allenatori. Il presidente del Napoli, cioè, non avrebbe voluto dare un segnale di discontinuità netta e ha scelto un allenatore considerato vicino ad Ancelotti.

 

Se è vero che Gattuso ha detto di vedere in Ancelotti un maestro, e che gli anni vissuti insieme al Milan hanno almeno in parte modellato lo stile di Gattuso come allenatore, il suo Milan era però una squadra molto diversa dal Napoli di Ancelotti.

 

Gattuso ha utilizzato soprattutto il 4-3-3, ma nella scorsa stagione ha mostrato un insospettabile capacità di adattamento, sperimentando sistemi diversi (come il 4-4-2, il 4-2-3-1 e il 3-5-2) e soluzioni originali come lo spostamento di Abate al centro della difesa, per trovare una soluzione ad alcuni problemi tattici e gestire le molte assenze per infortunio. A quanto pare il sistema di gioco è un tema sensibile a Napoli, se è vero che uno dei motivi di contrasto tra Ancelotti e la squadra era l’indisponibilità del tecnico a tornare al 4-3-3, e quindi può darsi che la preferenza di Gattuso per questo sistema abbia avuto un peso nella scelta di De Laurentiis.

 

Al Napoli manca però un centrocampista abituato a essere l’unico riferimento davanti alla difesa. Gattuso al Milan aveva inizialmente affidato il ruolo di vertice basso del triangolo di centrocampo a Biglia, e attorno a lui aveva costruito un’uscita della palla dalla difesa molto palleggiata, contando sull’abilità del regista argentino nel dare ordine alla circolazione. Dopo l’infortunio di Biglia, al suo posto davanti alla difesa era subentrato Bakayoko, un riferimento meno sicuro nel palleggio, ma più abile a coprire gli spazi centrali e a portare la palla avanti in conduzione. L’ingresso in squadra di Bakayoko aveva quindi reso più diretta e meno palleggiata la manovra del Milan, soprattutto nelle fasi iniziali.

 

Se dovesse puntare anche a Napoli sul 4-3-3, la scelta di Gattuso per il ruolo di vertice basso del triangolo di centrocampisti orienterà in modo decisivo il gioco. Allan è il giocatore più vicino a Bakayoko per l’aggressività in fase difensiva e la tendenza a supportare la manovra arretrata più portando la palla che ordinando il palleggio. Nel centrocampo a tre è però abituato a essere la mezzala destra ed è probabile che, se dovesse sceglierlo come mediano, Gattuso lavorerà sulle sue caratteristiche come aveva fatto con Bakayoko, chiedendogli di essere più riflessivo, di limitare le uscite in pressione su chi ha la palla per tenere di più la posizione e coprire i compagni scivolando lateralmente.

 

In alternativa Gattuso potrebbe schierare giocatori più tecnici come Fabián Ruiz e Zielinski, che però sono abituati ad accompagnare il possesso muovendosi per tutto il campo e forse verrebbero limitati in un ruolo in cui è fondamentale saper mantenere la posizione. Anche Gattuso, insomma, così come Ancelotti, che aveva provato a trasformare Hamsik in regista dopo la cessione di Jorginho e poi ha deciso di giocare stabilmente con due centrocampisti centrali, potrebbe avere delle difficoltà a trovare il giocatore ideale da schierare davanti alla difesa, e quindi continuare a occupare quegli spazi con due giocatori.

 

Se però Gattuso dovesse insistere sul 4-3-3, le qualità di Fabián Ruiz e Zielinski tornerebbero molto utili per far avanzare la palla sulle catene laterali. Con Ancelotti, il Napoli ha utilizzato disposizioni fluide che in fase di possesso puntavano a occupare la zona di rifinitura con molti giocatori, posizionati alle spalle del centrocampo avversario.

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Un esempio da una partita contro il Milan della scorsa stagione. Mario Rui si alza e spinge Insigne dentro il campo, lo spazio sul centro-destra è occupato da Mertens. Più dietro, Zielinski si sta abbassando a gestire la circolazione da sinistra, nello spazio liberato da Mario Rui.

L’idea era di far circolare la palla nei corridoi interni, utilizzando i giocatori in ampiezza per allargare le distanze nello schieramento avversario e facilitare la manovra negli spazi centrali. La squadra di Ancelotti non è però sempre riuscita a raggiungere con continuità i giocatori alle spalle del centrocampo avversario, e il maggior ricorso ai cross osservato quest’anno, oltre a rappresentare la ricerca di soluzioni alternative al gioco manovrato in spazi centrali (l’acquisto di Llorente doveva servire appunto a riempire meglio l’area), è un segnale delle difficoltà a palleggiare con qualità all’interno dello schieramento avversario.

 

Il Milan di Gattuso non ricercava con la stessa insistenza l’occupazione degli spazi dietro il centrocampo avversario e preferiva avanzare sulle catene laterali, appoggiandosi a due esterni più portati a creare occasioni che a segnare come Suso e Calhanoglu. Nella rosa del Napoli c’è ovviamente Insigne che può ricoprire il ruolo di esterno che ama partecipare alla manovra e può sbilanciarla dal suo lato, e per completare il tridente Gattuso può contare su esterni con caratteristiche che mancavano al suo Milan, abili a dare profondità e a chiudere l’azione, come Callejón e Lozano.

 

Anche in fase difensiva il Napoli sembra destinato a cambiare. Con Ancelotti la squadra utilizzava varie disposizioni in fase di possesso, ma difendeva stabilmente col 4-4-2 ed era una delle più aggressive del campionato. Il pressing non era sempre organizzato e poteva aprire spazi invitanti all’interno dello schieramento quando veniva saltato, ma per capacità di recuperare la palla in alto il Napoli era tra le migliori squadre del campionato.

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La fase difensiva organizzata da Gattuso al Milan era decisamente meno aggressiva. I rossoneri si difendevano più in basso e occupando gli spazi sotto la linea della palla, portando gli esterni d’attacco a coprire anche in zone arretrate. Nella rosa del Milan però non c’erano difensori centrali abili a gestire attacchi in campo aperto, e comunque in qualche partita Gattuso ha provato a organizzare un pressing più aggressivo nella metà campo avversaria. La presenza di Manolas e Koulibaly potrebbe quindi convincerlo a mantenere una fase di non possesso aggressiva e a prendersi qualche rischio in più rispetto a quelli che accettava al Milan, ma è anche vero che gli equilibri difensivi del Napoli sono sembrati piuttosto sottili, soprattutto nelle partite contro grandi squadre, e Gattuso potrebbe quindi attenuare la tendenza ad aggredire in alto per avere maggiore solidità.

 

Insomma, sulla base di quanto ha mostrato al Milan, la sua unica esperienza in Serie A, Gattuso potrebbe intervenire sul gioco del Napoli rinunciando alle disposizioni fluide e facendo avanzare l’azione sulle catene laterali invece di occupare con molti giocatori gli spazi dietro il centrocampo avversario, e limitando il pressing in favore di un atteggiamento più prudente in fase difensiva.

 

Ma appunto il Milan è stato finora per Gattuso l’unica esperienza ad alti livelli, e non possiamo sapere quanto cambierà il suo stile a Napoli, in condizioni totalmente diverse da quelle in cui si era trovato con i rossoneri. La capacità di evolversi e adattarsi, stando al passo con i tempi e prendendo le misure alle sue squadre, è una qualità fondamentale per un allenatore.

 

È in parte ciò che ha portato alla fine del rapporto con Ancelotti che, arrivando al Napoli dopo Maurizio Sarri, non è riuscito a gestire la transizione verso un modo di giocare meno strutturato e più legato alle intuizioni individuali, alla capacità dei giocatori di interpretare le situazioni che vengono a crearsi in campo. Già al Bayern Monaco, quando aveva sostituito Pep Guardiola, Ancelotti non era riuscito a gestire i meccanismi delicati una squadra abituata a giocare in un certo modo, e anche il quel caso all’origine della separazione c’erano i cattivi rapporti con una parte dello spogliatoio.

 

La gestione delle relazioni con i giocatori e la società era considerato uno dei punti di forza di Ancelotti, ora tocca a Gattuso risolvere le situazioni controverse ancora aperte al Napoli. Probabilmente gli azzurri giocheranno in modo diverso, ma prima di tutto il nuovo allenatore dovrà assorbire dal suo maestro il tocco magico nei rapporti con la squadra e la società che una volta era la sua qualità principale.