Serie A, le migliori giocate della 24^ giornata

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Il palleggio di Milinkovic-Savic, l'assist di tacco di Matuidi, il tiro di Locatelli e altre grandi giocate dall'ultima giornata di campionato

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La 24^ giornata ha visto la Lazio rimontare l’Inter per dimostrare una volta di più che per lo Scudetto bisogna fare i conti anche con gli uomini di Inzaghi; 24 ore prima era stata l’Atalanta a rimontare la Roma, aumentando il gap tra le due squadre che al momento sembrano le più credibili nella lotta al quarto posto, l’ultimo valido per la zona Champions. Oltre al ritorno con scuse e gol di Gervinho, c’è da segnalare la convincente vittoria della Fiorentina con i gol dei suoi due giovani attaccanti e il momento positivo del Lecce di Liverani. Per il resto queste sono le migliori giocate della giornata, come tutte le settimane.

L’assist di tacco di Matuidi

Se c’è un nome che era difficile aspettarsi in questa rubrica, almeno per meriti estetici, è quello di Matuidi. Il francese viene considerato un giocatore prezioso da tutti gli allenatori, capace di letture tattiche sopraffine e di una capacità aerobica eccezionale che gli permette di occupare praticamente due ruoli (il suo impiego, ad esempio, serve anche a lasciare libero Ronaldo da compiti difensivi); tuttavia il suo calcio è molto elementare, raramente impreziosito da colpi di genio.

 

Il gioco di Sarri ha bisogno di qualcuno che negli ultimi 20 metri di campo sia in grado di effettuare giocate sopra le righe, per capitalizzare la fitta rete di passaggi nella zona centrale del campo. Questo compito spetterebbe al trequartista, anche se sia Ramsey, che Bernardeschi hanno mostrato qualche difficoltà nel creare occasioni pericolose per i compagni con le loro intuizioni. E paradossalmente il tacco con cui Matuidi chiude il triangolo con Cuadrado e lo mette davanti alla porta è proprio una giocata da trequartista effettuata dal giocatore più improbabile tra gli 11 in campo con la maglia della Juventus.

 

Il riflesso di Dragowski

Bartlomiej Dragowski ha 22 anni ed è alla sua prima stagione da titolare, dopo i 4 mesi della scorsa stagione con l’Empoli. Tra tutti i portieri del campionato sembra quello con la forbice più ampia tra grandi prestazioni e partite in cui tutta la sua inesperienza viene fuori. La sua incredibile reattività tra i pali non può però essere messa in discussione. 

 

Questa parata richiama tutto un immaginario che va da Buffon contro il Paraguay fino all’immortale parata di Banks su Pelè. Il colpo di testa di Tonelli viene smorzato dalla schiena di Caceres, aiutando Dragowski nel suo intervento, il pallone però cambia anche traiettoria dopo essere stato colpito a pochi centimetri dalla porta. Il portiere della Fiorentina è però posizionato perfettamente e il suo riflesso è magnifico, da fenomeno.

 

Il tiro di Locatelli

Se dovessimo assegnare oggi il premio di giocatore più migliorato, cosa che facciamo ogni anno a fine stagione sull’Ultimo Uomo, con ogni probabilità finirebbe tra le mani di Manuel Locatelli. Il giovane centrocampista, che fino alla scorsa stagione sembrava avere ancora margini di crescita e prospettive nebulose, sta vivendo la stagione della consacrazione ad alti livelli, affermandosi come perno centrale del gioco del Sassuolo di De Zerbi. Locatelli è maturato in un sistema estremamente fluido e dalle caratteristiche nette, che gli permette di esaltare sia le sue qualità nel palleggio corto che negli inserimenti senza palla in avanti. Al momento è il miglior giocatore della squadra emiliana sia per passaggi chiave (1.9 per 90 minuti, a pari merito con Berardi), che per passaggi corti completati (55.6 per 90 minuti) con le uniche eccezioni di Magnanelli e Marlon. Contro il Parma è stata un’altra grande prestazione, di cui questo gran tiro dalla distanza è stato forse la copertina più seducente. Un tiro dalla distanza è era stato il suo biglietto da visita nel grande calcio (quello che portò al suo famoso gol contro la Juve, quand'era al Milan), adesso sembra la ciliegina sulla torta di un giocatore completo e maturo. 

 

Il palleggio di Sergej Milinkovic-Savic

Ieri in alcuni momenti Sergej Milinkovic-Savic è sembrato dominare totalmente contro la squadra prima in classifica. Ci sono almeno 4 o 5 sue giocate che potevano finire in questa rubrica, come accadeva due anni fa. In questa stagione Inzaghi lo sta schierando qualche metro indietro, per permettere a Luis Alberto di avere più libertà d’azione in fase di rifinitura. La nuova posizione gli rende magari più difficile incidere in zona gol, ma ci sta mostrando un giocatore più maturo, con molte più sfumature di quelle che pensavamo. 

 

Eppure la sua forza dirompente in alcune giocate esce fuori naturale, come quando va a saltare sui lanci lunghi nell’area avversaria o quando usando la sua forza fisica e la tecnica riesce a spezzare le linee in corsa o addirittura palleggiando, usando la testa, le spalle, i piedi. In questa giocata c’è tutto il suo repertorio: la lettura da centrocampista di rottura con cui accorcia rapidamente su Eriksen, la sensibilità del piede destro per superarlo con uno scavetto, quella ancora più accentuata con cui - allo stesso modo - si sbarazza dell’intervento di Barella e alla fine anche un certo gusto per la giocata spettacolare quando palleggia prima di accarezzare il pallone e fermarlo tra i piedi.

 

Il salvataggio di Brozovic

Conte può trovare delle buone notizie nella prestazione dell’Inter di ieri? Forse può consolarsi con un’altra grande partita di Marcelo Brozovic, forse il migliore della sua squadra nella brutta sconfitta con la Lazio. Questo salvataggio è una sineddoche di tutti i novanta minuti dei nerazzurri: una disperata ricerca di difendere il risultato, alla fine vana. Dopo la respinta di coscia di Brozovic, la palla finirà infatti sui piedi di Milinkovic-Savic, che batterà Padelli dal limite dell’area piccola.