Stramaccioni: "Inter mai così vicina alla Juve. L'Iran? Entusiasmo da esportare qui"

Serie A

L'ex allenatore nerazzurro in esclusiva per Sky Sport: "La mia Inter fece una prova di forza da campioni. Ma oggi a Sarri manca qualche ingrediente mentre Conte ha portato la qualità dei vincenti". E sull'ultima esperienza in Iran: "Ambiente difficile, ma gli stadi sono come a Roma negli anni '80. Il mio futuro potrebbe essere ancora in Asia"

Juventus Stadium più Andrea Stramaccioni? L'Inter sorride ancora: l'unico successo nerazzurro sul campo dei campioni d'Italia risale sempre a quell'1-3 del novembre 2012 (doppio Milito e Palacio, a rimontare il gol-lampo di Vidal). E con il big match di Serie A nuovamente alle porte, il giovane allenatore torna su quella partita durante una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Sky Sport. Da Roma all'Iran, la carriera di Strama ripercorsa d'un fiato.

 

Sono passati 8 anni da quel famoso Juventus-Inter: è il momento più alto della tua carriera?

Era davvero l'inizio, sì. Sicuramente una grandissima soddisfazione per me, la paragono anche al derby di Milano. E una grande vittoria dell'interismo: chi ha vissuto questi colori come me da dentro e ha respirato l'Inter, sa che quel giorno è stata più di una vittoria sul campo.

 

Cosa significava all'epoca andare a vincere dentro lo Juventus Stadium?

La personalità dei miei ragazzi ha fatto la differenza, una prova di forza notevole. Anche se non al livello degli anni precedenti, l'Inter era piena di grandissimi campioni: il segreto è stato credere davvero di poter vincere in casa di una squadra come quella Juve.

 

Non erano facilissimi gli anni del post triplete.

Una fase di ricostruzione complicata, anche perché stava finendo l'era di un presidente che sarà per sempre nella storia del calcio italiano come Massimo Moratti. Era stato un momento difficile per l'Inter, ma quello che hanno fatto i nerazzurri con il triplete finora nessuno è ancora riuscito ad eguagliarlo. La vittoria sulla Juve all'interno di un periodo complicato fu comunque un segnale molto forte. E adesso l'Inter ha una grande occasione.

 

Allora c'erano delle distanze clamorose tra le due squadre, ora si sono accorciate: di chi sono i meriti?

Parlando di Inter non si può solo applaudire la società e la squadra attuale. Ricordiamoci anche del lavoro degli anni precedenti, lo stesso Spalletti ha lasciato un'Inter competitiva e già abituata alla Champions League. Conte e Marotta, insieme ad Ausilio, hanno portato sicuramente quella qualità che caratterizza i personaggi vincenti. Gli investimenti del club e il lavoro di Conte hanno fatto il resto: per me è uno dei più grandi allenatori di sempre. Io credo che mai in questi otto anni l'Inter sia mai stata così vicina alla Juventus. E mai, non me ne vogliano, la Juventus così in difficoltà.

 

Perché pensa che la Juve sia in difficoltà?

Ho grandissima stima di mister Sarri: per me è un grandissimo chef che ha bisogno dei suoi ingredienti per cucinare delle delizie. E probabilmente qualche ingrediente non è esattamente come lo vuole lui. Quello che ha fatto ad Empoli lo ha replicato al Napoli, ci è parzialmente riuscito anche al Chelsea. A Torino sta facendo più fatica soprattutto come espressione di gioco. Finora i risultati parlano comunque a suo favore: non è ancora tempo di processi, ma se la partita di Lione portasse un risultato non positivo in casa penso che potrebbe arrivare un contraccolpo ambientale.

 

A questo punto siamo quasi a marzo: cosa fa l'allenatore in questi casi, quando vede che il suo calcio non riesce ad essere prodotto?

Rispondo con due esempi che ho osservato da giovane allenatore. Il primo fu proprio Antonio Conte, che ebbe grandi difficoltà ad applicare il suo 4-4-2 o 4-2-4 nella Juventus. Poi trovò le alchimie fantastiche di un 3-5-2 vincente con Pirlo: quindi cambiò, per rendere i bianconeri una macchina da guerra. Anche Allegri: alle volte è stato criticato per cambiare in corsa e trovare l'alchimia giusta, ma ha sempre portato grandissimi risultati. Quindi penso che Sarri stia lavorando per questo. Sicuramente c'è un dato oggettivo, che lui stesso ha ammesso: non c'è ancora l'assimilazione di quello che lui vuole.

 

Per Stramaccioni in Iran alti e bassi, con situazioni ambientali di difficile gestione: che cosa rimane di quell'esperienza?

Andare dall'altra parte del mondo è stata una scelta particolare e magari anche coraggiosa, nel momento in cui in Italia non si erano concretizzate le opportunità giuste. Giocare in uno stadio del genere, in una piazza da milioni di tifosi e che gioca la Champions League asiatica è stata una grande esperienza. Siamo partiti con grandissime difficoltà purtroppo per dei problemi ambientali oggettivi, di cui ormai è inutile parlare. Poi però siamo arrivati in testa alla classifica e da un punto di vista sportivo sono contento di quello che è stato raggiunto. E' una parte del mondo dove il calcio è in grandissima crescita. C'è un entusiasmo incredibile: alle volte mi viene un po' di tristezza nel vedere i nostri stadi semivuoti. Io sono del '76, sono cresciuto con la Roma e l'Olimpico sempre pieno. Invece ora non capita spesso, mentre in Iran c'è ancora quell'euforia che può sembrare un po' la nostra degli anni '80 e '90.

 

Ti aspettavi la Lazio in lotta per lo scudetto a questo punto?

Alla Lazio non si può che fare i complimenti. Io sono dell'altra sponda, ma onestamente il lavoro di Simone Inzaghi è sotto gli occhi di tutti: credo che il gruppo sia la grande forza dei biancocelesti. Loro hanno fatto anche delle partite in cui hanno sofferto tantissimo, come nel derby, ma riescono sempre a rimanere attaccati al risultato e alla competizione. Per la prima volta l'uscita dall'Europa League ha dato alla Lazio un grande vantaggio: sono concentrati sul campionato, possono lavorare sulla settimana e dosare meglio le energie, dato che non hanno tantissimi giocatori a disposizione.

 

Lato Roma invece, il progetto di Fonseca è un po' in ritardo?

Ho grande stima dell'allenatore giallorosso, secondo me ha un'idea di calcio innovativa. La Roma ha subito comunque un terremoto con le uscite di Totti e De Rossi: a livello di personalità, di quello che può essere una romanità e una forza all'interno dello spogliatoio. Sicuramente servirà tempo per ricostruire. Questa dinamica l'ho già vissuta all'Inter: certi giocatori non si sostituiscono facilmente, soprattutto per valori che vanno al di là di quello tecnico. La Roma è alla ricerca di nuovi leader.

 

E ora cosa c'è nel tuo futuro?

In questo momento la mia fortuna è che si sono aperte delle nuove possibilità in Asia, dovute alla visibilità ottenuta attraverso i risultati positivi in Iran. Ovviamente il primo obiettivo è un campionato competitivo come la Serie A. Però sono giovane. Nel momento in cui non si dovessero concretizzare le opportunità giuste per me qui, non esiterei a valutare altre piazze importanti. Vediamo. Sicuramente questo è un momento buono per ragionarci, osservare e cercare di migliorare sempre.