Coronavirus, Lukaku dona 100mila euro all'Ospedale San Raffaele di Milano

Serie A

L'attaccante belga ha donato 100mila euro all'Ospedale San Raffaele di Milano, a sostegno della battaglia contro il Coronavirus: "L'Italia ha fatto tante cose per me, voglio aiutare questo Paese". In una video intervista a BR/Football ha aggiunto: "Se le condizioni fossero tali da non garantire sulla salute, perchè dovremmo giocare? Tutta la squadra è in autoisolamento, forse saremo sottoposti a tampone quando torneremo a radunarci, ossia il 25 marzo"

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Ancora un bel gesto di solidarietà e sostegno a chi in queste dure settimane sta lavorando per provare a salvare vite umane nel piano dell’emergenza Coronavirus. L’attaccante dell’Inter Romelu Lukaku – così come tanti altri club, compreso quello nerazzurro, compagni di squadra e altri giocatori di Serie A e non solo – ha infatti deciso di offrire concretamente il suo sostegno a chi è impegnato in prima linea nella lotta al Covid-19: il belga infatti ha donato 100mila euro all’Ospedale San Raffale di Milano. "In questo momento delicato dobbiamo restare uniti e restare a casa. L’Italia è un Paese che incredibile che ha fatto tante cose buone per me e la mia famiglia. Per questo io voglio aiutare questo Paese e fare una donazione di 100mila euro all’ospedale di San Raffaele. Sarà molto positivo se anche voi potrete aiutare molta gente e molti ospedale. Stiamo tutti uniti", ha ammesso Lukaku in un video rilanciato su Twitter dall’Inter.

"Perchè giocare se non è garantita la salute?"

"La prima cosa per me è assicurare la salute generale. Se le condizioni fossero tali da non garantire sulla salute, perchè dovremmo giocare? Correremmo ancora il rischio di avere giocatori malati": l'attaccante dell'Inter ha anche parlato in una video intervista a B/R Football, raccontando questo periodo di isolamento domiciliare. "Tutta la squadra è in autoisolamento per vedere se qualcuno di noi accusa dei sintomi: dobbiamo misurare la febbre ogni giorno - spiega Lukaku -. Forse  saremo sottoposti a tampone quando torneremo a radunarci, il prossimo 25 marzo. Penso accadrà perchè nessuno ha mostrato sintomi legati a questo virus, anche se adesso ci sono persone positive che non hanno mostrato effetti".

Lukaku: "Sento solo ambulanze, ma non sono spaventato"

"Non direi che sono spaventato. Però è come vivere in una bolla - continua il racconto Lukaku -, cerchi di capire cosa sta succedendo e allo stesso tempo sai di essere nel Paese maggiormente colpito in Europa. In alcune città senti solo le sirene delle ambulanze che vanno avanti e indietro. Io sapevo già che era solo questione di tempo prima che qualche giocatore contraesse la malattia. Sfortunatamente è successo, adesso la lista si sta sempre più riempiendo. E' difficile perché ti manca lo sport che ami ma la salute generale è molto più importante del calcio adesso". Poi l'attaccante dell'Inter racconta come sta la sua famiglia: "Sono tutti a Bruxelles. Mia madre è andata via appena l'epidemia ha iniziato a diffondersi. Ho chiamato tutta la gente che conosco in Belgio, dicendo loro che avevo bisogno di un aereo per lei".