Conte spiega le sue esultanze: "Vivo il calcio in modo intenso"

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L'allenatore dell'Inter si è raccontato a Sky Sports a tre anni dalla Premier vinta con il Chelsea: "Vivo il mio lavoro in modo intenso. A volte mostro la mia passione e voglio condividere la felicità con i tifosi"

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Anche Antonio Conte si è dovuto fermare a causa dell'emergenza sanitaria. Il Coronavirus lo ha costretto a stare lontano da Appiano Gentile per 59 giorni, una necessità dolorosa per un allenatore che vive il proprio lavoro più intensamente degli altri. Lo ha dimostrato in più di un'occasione a forza di esultanze e non solo, come nel 4-0 allo United del 23 ottobre 2016. Lui guidava il Chelsea, che poi a fine stagione avrebbe vinto il titolo: "Quella fu la partita che ci ha fatto capire che avremmo lottato fino in fondo per il primo posto - ha raccontato lo stesso Conte in esclusiva a Sky Sports - vincemmo contro una delle squadre più forti, il che ci ha dato fiducia permettendoci di creare una forte coesione con la nostra gente". Sono passati tre anni esatti dalla Premier vinta con i Blues e festeggiata il 12 maggio del 2017, quando il Chelsea passò sul campo del West Bromwich grazie alla rete di Batshuayi. Poi, il 21 maggio dello scorso anno, la festa a Stamford Bridge, che Conte spera di poter replicare un giorno anche a San Siro, dove hanno imparato a conoscerlo: "Vivo il mio lavoro in modo intenso - ha risposto quando gli è stato chiesto del motivo delle sue esultanze - a volte mostro la mia passione e voglio condividere la mia felicità con i tifosi". 

Il ritorno ad Appiano

Ecco perché non sorprende la sua presenza ad Appiano Gentile in questi giorni in cui i giocatori nerazzurri si sono ritrovati al centro sportivo per riniziare a correre. Ha varcato i cancelli lo scorso sabato, dopo due mesi di lavoro pianificati dal suo terrazzo di Citylife. Nessun contatto diretto con i ragazzi, solo una sbirciata da lontano per riprendere confidenza con il campo, 59 giorni dopo l'ultima volta. Anche perché, così come i dirigenti e gli altri membri dello staff, anche Conte non è stato fin da subito sottoposto a tampone. Considerate le difficoltá nel reperire i test, era scontato che la precedenza toccasse ai giocatori.