Sensini e Fuser: "A Parma momenti felici. Ecco cosa c'è in Federico di Enrico Chiesa"

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Due dei protagonisti degli anni d’oro del Parma sono stati ospiti di Casa Sky Sport, insieme a Lorenzo Minotti: "Tanti ricordi bellissimi, Federico Chiesa ricorda il padre Enrico, che era un attaccante eccezionale"

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Sono trascorsi 21 anni da quando il Parma vinse la seconda Coppa UEFA, ultima squadra italiana a riuscirci: il 12 maggio 1999, gli emiliani ebbero la meglio sull’Olympique Marsiglia a Mosca, imponendosi per 3-0. Hanno ricordato l’impresa Nestor Sensini e Diego Fuser, ospiti di Casa Sky Sport, insieme a Lorenzo Minotti. "Vedere queste immagini fa sempre piacere perché sono stati momenti felici. Quel Parma era forte e già aveva costruito qualcosa prima di quella Coppa UEFA. Non è semplice per una società che non ha la storia di altre squadre, eppure avevamo una rosa importante. Arrivammo quarti in campionato, ma ricordo una partita in cui stavamo vincendo a Milano ma poi vinse il Milan e lì cambiò qualcosa. Poi non riuscimmo a tenere il passo di chi era davanti a noi e ci concentrammo sulle coppe" ha raccontato l’argentino, oggi direttore generale del Newell’s Old Boys. Il club ha sede a Rosario, dove Messi è nato ed è cresciuto calcisticamente. E dove vorrebbe chiudere la carriera: "Lo stiamo aspettando. Andò via quando aveva 12 anni. Noi da tifosi lo attendiamo, sarebbe qualcosa di inimmaginabile, spero che succeda e che io sia ancora qui. È molto attaccato a questa squadra, ma non so ancora nulla".

Sensini: "Ecco cosa c'è in Federico di Enrico Chiesa"

Sensini ha ricordato episodi e protagonisti degli anni magici del Parma: "Crespo portava in ritiro un borsone e portava una roulette, così giocavamo tutti insieme dopo cena. Hernan si segnava tutto su un foglietto, allora Asprilla un bel giorno prese quel pezzo di carta, lo mangiò e disse: ‘Nessuno deve più niente’. Quando stava bene era un giocatore difficilissimo da marcare. In Coppa UEFA casa vincemmo tutte le partite, in trasferta soffrivamo un po’: ricordo che perdemmo a Bordeaux. Rivedo tanto Enrico Chiesa in suo figlio Federico quando fa quella finta a rientrare, poi calcia con facilità come il padre. Era un giocatore a cui non si poteva dare un metro, perché era formidabile, un grandissimo. Difficile dire perché non vincemmo mai il campionato, evidentemente c’erano squadre migliori. Ma quella partita a Milano nel 1999 che perdemmo 2-1 segnò la stagione, perché c’erano i presupposti per arrivare primi. Non è così semplice però vincere lo scudetto. Malesani quando arrivò a Parma cambiò la difesa: passammo dalla difesa a tre a quella a quattro e all’inizio non fu per niente facile, ma lui nonostante tutto portava avanti le sue idee. A fine allenamento rimaneva con me, Cannavaro, Thuram e Sartor per spiegarci che non dovevamo retrocedere quando gli avversari avevano la palla". Quello scudetto che non vinse a Parma, Sensini riuscì a conquistarlo con la Lazio: "Eriksson mi piaceva perché era un gentiluomo, così posato che era impossibile arrabbiarsi: è stato un grandissimo allenatore. Ricordo la mezzora in spogliatoio con la radiolina aspettando che finisse Perugia-Juventus, fu un traguardo incredibile e una gioia immensa".

Fuser: "Ricordi bellissimi"

Tra i protagonisti di quei trionfi c’era anche Diego Fuser: "Sono ricordi bellissimi, la finale cominciò subito bene e alla fine è stato un trionfo. Facemmo dei gran gol, interpretando la partita nel modo giusto. Asprilla aveva un modo di fare unico, era sempre positivo e interpretava in modo particolare il calcio e la vita. In alcuni movimenti ricorda Pogba. Ci sono state tante partite più difficili dell’ultima. Nelle finali quando riesci a fare gol per primo poi porta a casa la coppa generalmente, quindi segnare in apertura spianò la strada. Enrico Chiesa era un giocatore completo, il figlio gli assomiglia molto anche se ha ancora strada da fare. È stato uno dei più forti attaccanti in assoluto, rimane uno dei miei preferiti".