Atalanta, Gasperini: "Non scorderò mai le sirene nel silenzio di Bergamo"
Coronavirus
Oltre due mesi dopo l'esplosione dell'epidemia di coronavirus, l'allenatore dell'Atalanta rivive quei momenti drammatici in una lunga intervista al "Guardian": "Quando tornammo da Valencia, dopo avere giocato il ritorno degli ottavi di Champions, abbiamo avuto l'impressione di ritrovarci in un Paese dilaniato dalla guerra. Ora vogliamo regalare nuovi sorrisi alla città di Bergamo"
"Non dimenticherò mai le sirene nel centro di Bergamo". Lo dice Gianpiero Gasperini in un'intervista rilasciata al quotidiano inglese 'The Guardian', in cui ripercorre i giorni in cui è arrivata in Italia l'epidemia di coronavirus: "Quando tornammo da Valencia, dopo avere giocato il ritorno degli ottavi di Champions, abbiamo avuto l'impressione di ritrovarci in un Paese dilaniato dalla guerra. Tutto è accaduto così in fretta, in pochi giorni: non si sapeva più cosa poteva accadere. Ricordo che, quando arrivammo a Valencia, trovammo una città in festa, con la gente nelle strade, mentre a Bergamo si parlava già di situazione critica. In 48 ore siamo passati dall'euforia alla paura"
Il miracolo della Dea
La spettacolare cavalcata della stagione scorsa, il sogno momentaneamente interrotto della Champions con i quarti di finale conquistati dopo la doppia sfida con il Valencia. E' tutto quanto è bastato a Gian Piero Gasperini per aumentare il suo appeal internazionale e all'Atalanta per far parlare di sé in tutta Europa. In Inghilterra hanno voluto dedicare spazio all'allenatore della Dea e al suo piccolo 'miracolo' sportivo. Non hanno soltanto messo in rilievo le competenze tecniche e tattiche che hanno portato l'Atalanta a giocare un calcio divertente, fresco ed entusiasmente, ma ha voluto sottolineare la leadership e il ruolo di motivatore che l'allenatore italiano ha assunto rispetto ai suoi giocatori: "26 volte, mi hanno dato la fiducia per fare il tiro vincente dell’ultimo secondo e ho sbagliato. Ho fallito più e più e più volte nella mia vita. È per questo che ho avuto successo" (cit. Michael Jordan), è una delle ultime frasi che Gasperini ha incollato sul muro dello spogliatoio. "Ma la migliore è la foto dei lupi - spiega - Ci sono lupi nella parte anteriore, alcuni nel mezzo e uno nella parte posteriore. Quelli in primo piano impostano il ritmo all'inizio. I lupi successivi sono i più forti, devono proteggere gli altri se vengono attaccati. L'ultimo è il boss e si assicura che nessuno venga lasciato indietro. Mantiene tutti uniti ed è sempre pronto a correre ovunque. Il messaggio è che un leader non si limita a stare in testa ma si prende cura della squadra. E questo è ciò che voglio dai miei giocatori".
Non solo gol, ma anche un proverbio cinese
Innanzitutto questo, poi ci sono i gol: l'Atalanta è la squadra che ha segnato più di tutte in Italia, 70 reti in 25 partite e in ben tre gare è riuscita a mettere a segno 7 gol (Udinese, Torino e Lecce), Milan e Parma, invece, sono state battute con un rotondo 5-0. Per dare un'idea di come l'Atalanta sia diventata una squadra che gioca un calcio divertente e propositivo Gasperini usa un proverbio cinese: "La difesa ti rende invincibile, ma se vuoi vincere devi attaccare". Una mentaltà di questo tipo va sempre rinforzata: "L'identità che crei nel tuo gruppo deve essere sempre coltivata, bisogna crescere e migliorare giorno per giorno perché se non lo fai è finita".
Lavoro, giovani e mentalità vincente
E alla base di tutto per Gasperini c'è il lavoro: "Mi spaventano i giocatori che non si allenano duramente - dice - Dalla fatica nascono le vittorie. Ma è importante anche divertirsi in allenamento perché da questo, invece, nascono lo stile di gioco e la qualità". Come spiega il Guardian, l'Atalanta ha puntato su giocatori che, quando ingaggiati, in pochi conoscevano: Papu Gomez arrivò dal Metalist Karkiv, Josip Ilicic aveva inciso ma fino a un certo punto nella Fiorentina, Mario Pasalic sul quale il Chelsea non ha mai veramente puntato o Robin Gosens arrivato dall'Heracles, piccolo club olandese. Tutti stanno rendendo al massimo: "C'è un segreto - rivela Gasp - Quando raggiungi una certa maturità, comprendi come sia il lavoro a farti migliorare. Non cerchiamo di fare grossi investimenti, ma cerchiamo calciatori che si adattino alla nostra filosofia, giovani e meno giovani, che abbiano una mentalità vincente e cultura del lavoro. Chi si adatta resta, chi non lo fa va via".
Il Papu e la 'nonna' Ilicic
Gasperini tesse le lodi di Gomez ("uno dei migliori in Europa") ma è su Ilicic e la trasformazione che ha avuto che si sofferma: "Lo chiamavamo 'la nonna', perché era troppo gentile con tutti - ha detto - Poi ha cambiato passo e adesso per i compagni è 'il professore' e ha segnato 5 gol in Champions". Ma la carriera di Gasperini non è stata sempre così ricca di soddisfazioni come quando, dopo aver ricevuto la chiamata dall'Inter, fu esonerato. "Non avevamo la stessa visione con la dirigenza". L'incontro con Guardiola è stato ispiratore: "Mi ha invitato a vedere gli allenamenti del suo Barcellona, è stato entusiasmante vedere che allenatore straordiniaro è".
L'arbitro aiuta a occupare lo spazio
Gasp ha spiegato anche l'evoluzione tattica della sua idea che non resta ancorata a un sistema di gioco ma che è determinata dall'occupazione dello spazio e da un aiuto che arriva da chi non prende parte al gioco: "Guardate l'arbitro! E' sempre libero, è sempre nella posizione ideale per vedere il gioco - dice - E per un giocatore occupare uno spazio libero è fondamentale. Papu lo fa benissimo".