Il tacco di Gomez, il salvataggio di Yoshida e altre grandi giocate dall'ultima settimana di Serie A
Mancano due giornate alla fine della Serie A e mentre la maratona di partite continua a brillare sono sempre gli stessi talenti: quello senza tempo del “Papu” Gomez, quello ultra-dinamico e verticale di Zaniolo e Kulusevski; quello sempre creativo di Ibra. In mezzo abbiamo inserito però due grandi gesti di due interpreti difensivi, Sepe e Yoshida, autori di giocate fumettistiche.
Gli occhi dietro la testa di Gomez
Ormai abbiamo finito gli aggettivi per Gomez, che poteva finire in questa lista di migliori giocate ogni singola volta. A 32 anni in qualche modo è riuscito ad alzare ancora il livello del suo gioco, disputando una stagione semplicemente fantastica arretrando il suo raggio d’azione e diventando il fulcro delle azioni dell’Atalanta.
Anche in una partita complicata come quella con il Milan, Gomez si è messo in luce con alcune giocate di altissima qualità. L’attenzione che gli riservano tre giocatori rossoneri è la dimostrazione implicita del valore di Gomez, di quanto per le avversarie fermare lui vuol dire fermare una squadra con dei valori offensivi storici. Ma Gomez ha gli occhi dietro la testa, i guanti di velluto sugli scarpini. Prima controlla un pallone a campanile come fosse nato tra i suoi piedi, poi mentre guarda da una parte con il tacco si libera di tre avversari liberando la strada a Pasalic. Da notare la piccola piroetta che compie dopo il colpo di tacco, come a dire «Eccovi serviti signori».
Zaniolo di tacco, di prima
Il parallelismo tra Zaniolo e Totti è nato in maniera ironica, tra i video dei rispettivi primi gol in Nazionale e foto che richiamavano i momenti più iconici del capitano della Roma solo alla lontana, eppure sembra prendere vita in maniera più concreta ogni giorno che passa. Come se Zaniolo si stesse lentamente ma inesorabilmente convincendo di quella che fino a poco tempo fa era solo una sorta di allucinazione nella testa dei tifosi più entusiasti. È possibile guardare questo suggerimento di tacco per Cristante e non pensare a uno dei gesti che più ha definito l’icona di Francesco Totti? È una suggestione naturale o provocata dalle decine di ammiccamenti che tutti intorno a Zaniolo fanno senza voler sembrare troppo seri? Quel che è certo è che da quando è tornato a giocare, il numero 22 della Roma sta impreziosendo ogni sua singola partita di un gol o di una giocata che ci ricordano del suo talento incredibile, seppur in prestazioni per forza di cose non ancora perfette. Qualcosa che ricorda Totti quando nel 2006 tornò dall’infortunio alla caviglia, direbbe qualcuno.
Il rinvio-assist di Sepe
La grande tradizione italiana dei portieri è stata rinverdita quest’anno da un sottobosco di estremi difensori che sta crescendo in maniera rigogliosa al di sotto dei tre portieri scelti da Mancini per la Nazionale, e cioè Donnarumma, Meret e Sirigu. Luigi Sepe è sicuramente uno di questi. Il portiere di Torre del Greco, dopo una lunga maturazione al Napoli e alcuni prestiti poco fortunati tra Serie A e Serie B, sta trovando finalmente la sua dimensione a Parma, dove si sta affermando come qualcosa di più di un semplice portiere di bassa classifica. Sepe è un portiere molto reattivo tra i pali ma anche discretamente moderno, con una buona qualità quando viene coinvolto nell’impostazione bassa. Questo assist su rinvio per Kulusevski richiama alcuni dei migliori interpreti del ruolo al momento, come Ter Stegen o Alisson, che di passaggi di questo tipo ce ne ha mostrati diversi anche in Serie A. Anche se noi non lo vediamo, Sepe pesca con lo sguardo il movimento in profondità del centrocampista svedese non appena raccolta la palla da terra con le mani. Il lancio, poi, restituisce un senso di compiutezza estetica che è raro ritrovare nel lancio di un portiere, con il taglio di mezzo collo esterno che permette di fermare il rimbalzo esattamente tra i due centrali del Brescia e Andreacci, a cui viene impedito così di uscire. Un colpo da “portiere-libero” - quel tipo di ruolo che si sta definendo sempre di più proprio intorno alla figura di ter Stegen, e che in Italia, anche grazie a portieri come Sepe, si sta facendo finalmente strada.
Yoshida salva in modo disperato
In pieno recupero, sotto di due gol, con l’avversaria che sta aspettando di festeggiare la certezza dello Scudetto, il salvataggio di Yoshida rappresenta la forza della volontà sopra la ragione. Il difensore giapponese, arrivato a gennaio e autore di un’ottima mezza stagione, deve eseguire un intervento ai limiti del surreale per respingere il tap-in di Bonucci sulla linea di porta. Non deve solo intuire prima quello che sarebbe successo e intervenire in spaccata alla disperata, mentre sta scivolando riesce a trovare le forze per un secondo slancio che gli permette di alzare la gamba e con la punta del piede di togliere il pallone da dentro la porta. Una giocata difensiva difficilissima e spettacolare che ha messo in luce le qualità difensive di Yoshida.
Ibra filtrante in mezzo a due
Zlatan Ibrahimovic non è più quello di una volta. E ci mancherebbe: a 39 anni sarebbe ridicolo se continuasse ad agganciare palloni in elevazione al terzo piano di un condominio, o se saltasse in velocità difensori di quindici anni più giovani di lui. Nel Milan di Pioli, però, la sua utilità da regista offensivo ha cambiato i connotati della squadra, riuscendo a razionalizzarne la verticalità. C’è un Milan con Ibra in campo e uno senza, ed è anche per questo che è così importante che rinnovi anche il prossimo anno. Una volta che il Milan ha deciso di proseguire con Pioli la conferma di Ibra è diventata indispensabile. Qui riceve un tocco di prima di Rebic e con gli occhi che ha sulle tempie come gli squali martello vede l’inserimento di Calhanoglu. Lo serve con un filtrante di prima che passa in mezzo ai due difensori dell’Atalanta. La conclusione del turco, che arriva a tirare in pratica da fuori area nonostante potesse avanzare ancora indisturbato, è strana ma riassume bene la sua pazzia e la sua fissa per i tiri da lontano.