"Pirlo is not impressed": le storie più curiose sul nuovo allenatore della Juve. VIDEO

Serie A

Alfredo Corallo

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Il neo allenatore della Juventus è diventato celebre anche per quella sua espressione enigmatica, rilanciata dai bianconeri nella campagna social "Pirlo is not impressed". Ma è di Gattuso la definizione più gettonata, ai tempi di Germania 2006: "Con quella faccia da santo è capace di dirti le peggiori cose". E quell'imitazione di Conte...

JUVE, LA CONFERENZA LIVE DI PIRLO

 

"Hodgson storpiava il mio cognome: mi chiamava Pirla, forse leggendo meglio di altri allenatori la mia vera natura...". È probabile che l'allora tecnico dell'Inter lo facesse in maniera del tutto involontaria, tradito dal suo accento londinese, che tanto piaceva alla Gialappa's e che a metà degli anni Novanta suggerì a Giacomo (Poretti) il buffo insegnante inglese di Mai dire gol. Ma Pirlo non è Mr Flanagan, è il Maestro dei maestri, e alla prima occasione impartì una lezione mica da ridere al vecchio Roy, ct dell'Inghilterra a Euro 2012 quando Andrea ci regalò - di fatto - la semifinale con un cucchiaio degno del suo amico Totti. "Il portiere (Hurt, ndr) era un po' troppo sicuro di sé - dirà a fine partita - ci voleva qualcuno che gli facesse abbassare un po' la cresta...". Bravo dunque Hodgson a interpretarne la natura (meno nel prevederne le controindicazioni), ma nessuno come Rino Gattuso è stato capace di definire alla perfezione la vera essenza del nuovo allenatore della Juventus: "Pirlo avrà anche la faccia da santo, ma in realtà è il più scatenato di tutti, può dirti le peggiori cose mantenendo invariata la sua espressione..."

Il rigore a "cucchiaio" di Pirlo contro l'Inghilterra a Euro 2012
©Getty

 

Storie Mondiali

Come nella notte del 4 luglio 2006 a Dortmund - raccontata dal campione nel suo libro "Penso quindi gioco", scritto a quattro mani con Alessandro Alciato - emblematica delle due anime di Pirlo: quella angelica, che qualche minuto prima aveva innescato Fabio Grosso con il no-look del secolo; e pochi minuti dopo i supplementari riecco la sua indole diabolica, a fare "psss psss" al povero Ringhio, sorteggiato per l'antidoping e in preda a una crisi di nervi per una vescica capricciosa. "Odiavo Pirlo, in quel momento. L'avrei ammazzato. Oddio, ci ho anche provato, qualche cinquina sulla faccia gliel'ho pure stampata, però non sono riuscito a farlo stare zitto. Affacciato alla porta, continuava a prendermi in giro, con quel suo insopportabile accento bresciano: «Terrone, ammettilo, sei un dopato. A proposito: ti sei perso una festa che passerà alla storia». Già, è la "parabola" delle lattine di birra, chiara, leggermente amarognola, fermentata 2 ore e mezza e consegnata personalmente da Gattuso sul pullman a "Scemo & PiùScemo" (Pirlo e il compare di bevute Massimo Oddo), una storia che conosciamo a memoria ormai e che ha reso ancora più epica l'impresa degli Azzurri di Lippi in Germania, rivelando l'inaspettato spirito goliardico di Pirlo dietro quel velo di imperturbabilità che nel tempo è diventato uno dei suoi marchi di fabbrica, insieme alla "maledetta". 

 

Pirlo is not impressed!

Una caratteristica questa del suo atteggiamento perennemente enigmatico che nell'estate del 2014 la Juventus rilanciò sui suoi canali social con un video geniale e un hashtag che ancora oggi fa tendenza: #Pirloisnotimpressed, Andrea è uno non si fa impressionare praticamente da nulla. Né dagli inviti di due accattivanti surfiste e tantomeno dai numeri dei giocolieri di strada o dalla soave voce di un mezzosoprano. Del resto, anche il suo compleanno per lui è un giorno come un altro...

 

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L'idea piacque così tanto agli americani che nel 2016, quando Pirlo era la star dei New York City, la Major League Soccer lanciò la nuova stagione con il remake del numero 21 che appare quasi commosso dal tentativo degli statunitensi di provocare il suo stupore, riuscendo "addirittura" a strappargli un (mezzo) sorriso. Definitive invece le reazioni delle ragazze interpellate on the road a giudicare se il fuoriclasse italiano stesse meglio con o senza la barba (con una'esplicita preferenza per la seconda).

 

Mio figlio Pirlo

Chissà poi se sia rimasto colpito nell'apprendere che il suo collega Beram Kayal, ex centrocampista del Celtic, abbia scelto di chiamare il figlio "Pirlo", proprio per un omaggio al suo idolo, che aveva anche affrontato nel marzo del 2014 in occasione degli ottavi di Champions. Sicuramente sì. Non fosse altro che per gli hashtag utilizzati da Kayal nel giorno della nascita del bimbo, irresistibili come la linguaccia del piccolo: #nopirlo #noparty. 

 

Conte docet

Sulla panchina di quella Juventus - che spazzò via gli scozzesi con il 3-0 di Glasgow e  un 2-0 nel ritorno a Torino - era seduto un certo Antonio Conte, che starà anche "invecchiando" (parole sue), ma ha pur sempre ispirato Pirlo nella sua nuova carriera di allenatore: con il risultato che il vecchio discepolo proverà ora a imitare - seriamente, stavolta - il suo di Maestro; perché altrimenti - come direbbe Gattuso - saranno cavoli per Andrea. 

Il commento di Gattuso alla notizia di Pirlo nuovo allenatore della Juve