Lapadula, anima e corpo per il Perù: l'intervista

Serie A

L'attaccante a Sky Sport: "Arrivo a Benevento nelle condizioni migliori e sono contento per la partita con il Bologna, Inzaghi ha alimentato in me un fuoco. Il tatuaggio? Ho riscoperto il legame con il Perù, sono contento di riuscire a conoscere le mie origini. Quattro anni fa il Ct Gareca venne a parlarmi, ma in quel momento ero concentrato sul Pescara. Ora conosco meglio le mie radici e sono orgoglioso che dentro di me ci sia sangue peruviano, ma non è certamente con un tatuaggio che dirò di aver scelto il Perù"

Dopo la retrocessione con il Lecce, Gianluca Lapadula è ripartito dal Benevento. Il giallorosso resta, l'attaccante classe 1990 spera di cambiare il finale contribuendo a suon di gol alla salvezza della squadra di Pippo Inzaghi. Contro il Bologna ne ha segnato uno decisivo, il primo nelle prime tre giornate nelle quali il Benevento ha raccolto sei punti. E in questa sosta, oltre che per allenarsi, Lapadula ne ha approfittato per tatuarsi sul braccio un guerriero Inca, per sottolineare il legame con il Perù, paese della mamma. Un sentimento che l'attaccante sta ritrovando in quest'ultimo periodo e che potrebbe portarlo anche a scrivere anche un nuovo capitolo della sua carriera. Quattro anni fa Lapadula decise di rifiutare la chiamata del Ct peruviano Gareca, che volò fino a Pescara per parlargli e provare a convincerlo a seguirlo in Copa America. L'attaccante in quel caso scelse l'Italia, ricevendo qualche mese dopo anche la chiamata di Ventura. Ora, a quattro anni di distanza, Lapadula potrebbe essere tentato da una nuova chiamata del Perù, come dichiarato in quest'intervista esclusiva a Sky Sport.

 

Com'è iniziata questa nuova esperienza al Benevento?

 

"Arrivo al Benevento nella mia migliore condizione fisica, non ho alcun problema e questo mi dà sicurezza e serenità. Poi ho tanta voglia di recuperare il tempo perso ed è un percorso iniziato l'anno scorso a Lecce, dove ho ritrovato me stesso. Ho grande stima e ringrazio il presidente Sticchi Damiani e tutta Lecce per l'affetto che mi hanno dato e che ho ritrovato qui a Benevento, sin dal primo giorno, dal presidente, dall'allenatore e dai ragazzi".  

Avere un grande attaccante come Pippo Inzaghi come allenatore, cosa rappresenta per un centravanti come te?

 

"Può essere quell'arma in più da sfruttare al meglio. Da quando sono arrivato ha toccato in me corde molto importanti. Non me la sento di dire quali, però sin dal primo discorso ha alimentato in me un fuoco".

 

Come deve essere il centravanti di una squadra allenata da Inzaghi?

 

"Vivo, sempre sul pezzo, pronto ad attaccare il primo palo o ad andare sul secondo o a rimorchio, sempre sul filo del fuorigioco. Ma devo dire che, come prima partita, sono molto contento di come ho giocato contro il Bologna".

 

Quale caratteristica vorresti rubare ad Inzaghi?

 

"Quella grande qualità di non essere mai fuorigioco, è molto importante. Oggi con il VAR sarebbe molto diverso, però la vorrei volentieri".

 

A proposito di centravanti: la prossima sfida sarà contro la Roma di Edin Dzeko...

 

"Mi piace tantissimo, è un grande attaccante a livello europeo. La qualità che mi piace molto di Dzeko è che riesce a pulire ogni palla, che sia alta, sporca o forte. È alto, ha struttura ma anche grande qualità. Nel nostro cammino ora c'è solo la Roma, senza andare oltre, e può essere un confronto nel quale possiamo sentirci ancora più pronti e che può darci grande fiducia, non solo per il risultato ma anche per l'atteggiamento. Possiamo tornare da Roma con l'autostima ancora più alta, poi è chiaro che l'obiettivo deve essere la salvezza fino al suo raggiungimento. In questo momento, non bisogna guardare altrove".

 

In questa sosta tanti fantallenatori hanno fatto l'asta: ti compreresti?

"Non ho mai fatto il fantacalcio, alcuni miei amici sono molto accaniti. Ma quest'anno sicuramente punterei su me stesso. Ogni tanto qualche battutina me la fanno, ma è più per scherzare, non mi mette alcuna pressione".

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Cosa rappresenta quel tatuaggio che hai fatto sul braccio?

 

"Ho voluto imprimere sulla mia pelle ciò che mi appartiene. Non ho mai avuto la possibilità di conoscere personalmente il Perù, quello che so lo conosco tramite i racconti di mia madre. Nell'ultimo periodo la mia curiosità è cresciuta, ho guardato molte foto e tanti video. Tra cui questo video dove si vede una festa a Paramonga per il Patron de la Soledad dove si utilizzano tanti simboli Inca, tra cui la bandiera del tahuantinsuyo e i copricapo con le piume: questa è la motivazione della mia raffigurazione. Sin da piccolo sono stato molto legato al Perù, avevo tanti amici peruviani con i quali andavo a giocare all'oratorio. E lo ero anche grazie alla cucina, mia mamma faceva tanti piatti deliziosi che io apprezzavo molto. Sono molto contento di riuscire a conoscere meglio le mie origini e, perché no, un giorno coronare il sogno di andare in Perù".

 

Hai cambiato idea riguardo la Nazionale? Accetteresti la chiamata del Perù?

 

"Quattro anni fa è venuto il Ct Gareca in italia a conoscermi, abbiamo parlato di questo discorso della Copa America. Ma era in concomitanza con i playoff del Pescara e pensai che, in quel momento, accettare la convocazione di una Nazionale a cui ero poco legato non sarebbe stato corretto, anche perché non mi ero guadagnato il diritto di disputare quella competizione. Sapevo che mi ero guadagnato i playoff per andare in Serie A con il Pescara. Non è sicuramente tramite un tatuaggio che dirò al Perù e al Ct che io ho accettato la Nazionale peruviana. Dovessi mai avere questo pensiero, la prima persona a saperlo sarebbe Gareca. Oggi conosco molto meglio le mie radici, sono molto più consapevole e orgoglioso che dentro di me ci sia il sangue peruviano".

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