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Maradona, Ferrara: "Dai tuoi abbracci non me ne sono mai andato"

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Ciro Ferrara, ex compagno e grande amico di Diego Maradona, sui suoi social: "Il mio cuore temeva questo momento". Poi il ricordo in un'intervista a La Repubblica: "Era un dio, ma umano e generoso"

MARADONA, LA CAMERA ARDENTE IN DIRETTA

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“26 novembre 2020. È l’alba. Lo stomaco è chiuso, la testa è pesante, le ciglia, da diverse ore,non intrappolano altro che lacrime, la luce non filtrerà neanche quando il sole sarà sorto. È calato un buio freddo, spesso, paralizzante. Tutto il mio corpo ti piange. Il cuore, invece, batte la pelle di un tamburo impazzito di dolore. Temeva questo momento; lo temeva e lo rifuggiva, nell’impossibilità di prepararsi a reagire". Inizia così il post pubblicato da Ciro Ferrara sul suo account Instagram. "Il silenzio è una pressione che ronza nelle orecchie. Chiudo gli occhi. Non mi restano che i nostri meravigliosi ricordi a cullare questa pace tormentata, scesa a spegnere per sempre la speranza che nutrivo di poterti nuovamente incontrare e riabbracciare. Lo farei piangendo, lo farei strizzandoti a me. Ma tu lo sai: io, dai tuoi abbracci, non me ne sono mai andato. Buon viaggio, amico mio.”

"Una presenza immensa"

"La parola giusta è amore - afferma in una intervista concessa a La Repubblica -. Ho cominciato ad amare Maradona quando avevo 17 anni, giocavo nel Napoli e gli davo del lei. E ho continuato per trent'anni. L'ho stimato, l'ho conosciuto credo come pochi ma amato come tantissimi: era impossibile non farlo. Per la sua profonda, straripante umanità. Per la vicinanza con tutti. Era un dio - dice ancora - ma nessuno è stato più umano di lui. Mai una volta l'ho visto salire sul piedistallo, essere superbo. Quando doveva dirti che avevi sbagliato aspettava che lo spogliatoio si svuotasse, ti prendeva da parte e ti spiegava. Nella mia vita, Diego è stato una presenza immensa".

Il tapis rouland in cantina

Ferrara nell'intervista a La Repubblica, ha anche svelato alcuni aneddoti. Maradona ad esempio aveva un tapis roulant in cantina, "ci correva sopra. E lo faceva anche quando non veniva ad allenarsi con noi, quando era rimasto a dormire un po' troppo, quando tutti lo davano per perso: e invece Diego galoppava da solo, là sotto". E' il racconto dell'amico Ciro Ferrara, intervistato da Repubblica.

"Oggi farebbe strage di gol"

Luci e ombre "non si possono separare e non sarebbe giusto. Lui non si è fatto mancare niente, ha vissuto ogni cosa al massimo, smodatamente. Ha lavorato sodo, è stato uno di noi, uno per tutti. Mi ha fatto vincere e mi ha fatto diventare un uomo". Nel calcio di oggi, per Ferrara, "sarebbe sempre il più grande, senza confronti. Sarebbe ancora il Sole al centro dell'universo. Nelle difese schierate a zona, Diego farebbe una strage di gol. La sua tecnica non era di questo mondo. Lui amava il pallone come un bambino in strada". Alla fine, era "un generoso nato. Una persona che si dava senza risparmio, ogni giorno e a tutti".