Maradona, indagato il medico Leopoldo Luque: ipotesi di omicidio colposo

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Perquisita l'abitazione e l'ambulatorio del medico personale del Pibe de Oro, indagato con l'ipotesi di omicidio colposo. Il sospetto dei giudici è che, dopo le dimissioni dalla clinica nella quale il 4 novembre era stato operato al cervello, all'argentino non siano state fornite le cure necessarie. Il chirurgo si difende: "Ho fatto il meglio che potevo, Diego era un paziente difficile"

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Che la morte di Maradona non avrebbe lasciato solo le lacrime di dolore di un intero popolo, quello argentino, e di un intero mondo, quello del calcio, era apparso chiaro sin dalle prime ore che hanno seguito la scomparsa del campione argentino. Prima la questione dell’eredità dei figli, poi il macabro selfie scattato dall’impiegato dell’agenzia di pompe funebri che ha curato la sepoltura di Maradona, quindi l’apertura di un’inchiesta per chiarire meglio alcune circostanze legate alla morte del Pibe de Oro. Inchiesta che nelle ultime ora potrebbe aver vissuto un momento di svolta. La Giustizia argentina, infatti, ha avviato un'indagine su Leopoldo Luque, medico personale di Diego Armando Maradona, ordinando la perquisizione dell'abitazione e dell'ambulatorio del dottore. Lo scrive La Nacion, citando fonti informate, sottolineando che l'ipotesi nei confronti del neurochirurgo che lavorava per Diego dal 2016 ma con il quale il fenomeno argentino aveva ultimamente litigato, è quella di omicidio colposo. Il sospetto è che negli ultimi giorni al campione non siano state fornite le cure adeguate e che soprattutto Luque abbia commesso errori e irregolarità, dalle dimissioni forse troppo frettolose dalla clinica dove Diego era stato operato al cervello il 4 novembre alle poche attenzioni ricevute durante la degenza casalinga. 

Ultime ore di Maradona, quanti dubbi

Secondo le fonti del quotidiano "in virtu' delle prove che si stanno accumulando è stata decisa la perquisizione. Se verranno confermate le irregolarità nel ricovero domestico di Maradona, si potrebbe configurare il reato di omicidio colposo". Le perquisizioni sono state ordinate dal procuratore di Benavidez Laura Capra e dai giudici e dai procuratori aggiunti di San Isidro, Patricio Ferrari e Cosme Irribaren: “Dobbiamo determinare se durante il ricovero domiciliare ci sono state irregolarità”, hanno spiegato i giudici. Il riferimento è all’assenza di attrezzature adeguate (defibrillatore, ambulanza fissa fuori casa, presenza fissa di un medico specializzato) e l’ipotesi di una somministrazione errata di farmaci. Quello che sembra comunque certo (e potrebbe essere un’aggravante) è che Luque non era presente nella casa di Tigre al momento della morte di Maradona, avvenuta alle 12 argentine (le 16 italiane) di mercoledì 25 novembre. Insieme a Luque, sostengono alcun fonti, potrebbero rientrare nell’indagine anche il medico-psichiatra che prescriveva i farmaci a Maradona e una persona, non meglio precisata, che si trovava in casa al momento del decesso.

Medico: "Fatto il meglio che potevo, indaghino su chi era Diego"

Il medico chirurgo Leopoldo Luque, che ha operato Maradona e che ora è sotto inchiesta si difende dall'accusa di omicidio colposo, per presunta negligenza nell'assistere il suo paziente: "Sono assolutamente sicuro di aver fatto tutto il meglio che potevo per Diego. Ora sono a disposizione della giustizia. So quello che ho fatto con Diego e come l'ho fatto. Posso dimostrare tutto".

 

"Tutto quello che ho fatto per Diego - dice ancora il medico personale di Maradona - è stato più del dovuto, non meno. Ogni volta ci riunivamo per capire cosa fosse meglio per Maradona, e non potevamo andare contro la sua volontà, perché senza di lui niente poteva essere fatto. Allora perché adesso non indagano su chi era Diego?".

 

"Il controllo neurologico era buono, non stava bevendo alcol e i farmaci che stava assumendo erano stati predisposti da una equipe di sanitari e psicologi. Diego era un paziente difficile, a volte mi cacciava di casa, poi mi telefonava chiedendomi di tornare. Io sentivo la responsabilità di volergli bene, di occuparmi di lui e di rendere migliore la sua vita".

 

In conclusione della conferenza Luque sottolinea che "in ogni momento sono stato con lui. E ho visto molta gente che prima non avevo mai visto. Sono un neurochirurgo, Diego odiava i medici, odiava gli psicologi, odiava tutto il mondo, Ma era mio amico e io stavo sempre con lui. Aveva bisogno di aiuto, ma era difficile convincerlo a fare certe cose. Lui aveva autonomia e lui decideva".