Il 2020 di Inzaghi: il traguardo in Champions e l'attesa del rinnovo

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Veronica Baldaccini

Veronica Baldaccini

L'anno che ci stiamo lasciando alle spalle ha messo in mostra due Lazio diverse: una pre-lockdown e una post. Ma il bilancio non può che essere positivo: Inzaghi ha riportato i biancocelesti in Champions dopo 13 anni e ha passato il turno del girone da imbattuto. Manca il rinnovo, ma il legame che ha con i suoi giocatori è più indissolubile di un contratto scritto

Venti e venti. I numeri con cui battezziamo questi lunghissimi dodici mesi raccontano l’anno di Simone Inzaghi più di tante altre cifre. Perché nessuno più di lui ne ha vissuti due, distinti e diversi.

Il primo è finito proprio nel giorno che ha reso bisesto questo 2020.

Il 29 febbraio la Lazio vinceva l’ultima di quattro partite consecutive, festeggiava il decimo risultato utile da gennaio, il ventunesimo da inizio stagione. Poi stop, in tutti i sensi. Il 24 giugno a Bergamo è iniziato il nuovo anno, con una sconfitta, così come si è chiuso a Milano.

La scansione è chiara e non lascia spazio a interpretazioni: c’è una Lazio pre-lockdown, e una Lazio post, alla quale resterà il rimpianto di non sapere come sarebbe finito il campionato se in campo fosse scesa solo la prima. Nei primi due mesi dell’anno aveva raccolto 26 punti in 10 partite ed era a una lunghezza dalla capolista. Nelle successive 16 i punti sono stati 12, più o meno lo stesso passo di questo inizio stagione..

Eppure come sempre i numeri accennano ma non dicono tutto. Perché i suoi obiettivi in fondo Inzaghi li ha centrati: riportare la Lazio in Champions dopo 13 anni e passare il turno del girone da imbattuto. Un saldo positivo, che avrebbe già dovuto essere vidimato da un rinnovo che ancora non c’è. Ma se l’anno di Inzaghi potesse essere valutato non calcolando punti e traguardi ma misurando l’intensità degli abbracci dei suoi giocatori allora il giudizio sarebbe da lode. C’è un legame che non ha bisogno di contratto ma solo di contatto, e quello non è cambiato prima e dopo la pandemia. Forse Inzaghi non è esattamente uno di loro ed è giusto che sia così, ma è certamente con loro e tra loro, risultato più utile di certe vittorie.