Inter-Napoli, Spalletti: "Per me nessuna rivincita, vogliamo far felice la nostra gente"

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L'allenatore azzurro alla vigilia del match di San Siro: "L'assenza di Politano è una di quelle difficoltà che fanno parte della stagione, ma non ci metterà in condizione di fare una brutta prestazione" E sul suo passato all'Inter: "Le valutazioni vanno fatte in base a quello che si ha a disposizione. Un conto è avere 240 milioni di stipendi, un altro è averne 100..."

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Archiviata la sosta per le nazionali, torna il campionato con la tredicesima giornata di Serie A. Turno che vedrà il Napoli impegnato contro l'Inter a San Siro, domenica alle ore 18. Alla vigilia del match, Luciano Spalletti ha presentato così in conferenza stampa la sfida ai nerazzurri.

Com'è il clima all'interno dello spogliatoio, anche alla luce della positività di Politano?

"Che possa succedere qualcosa all'ultimo momento fa parte delle difficoltà della stagione. Forse vi siete dimenticati che nelle prime due di campionato abbiamo giocato con tre centrocampisti perchè si sono fatti male Demme, Zielinski, non c'era Anguissa. E abbiamo fatto quello che dovevamo fare ugualmente. Non lasciamo il dubbio che la mancanza di un calciatore ci possa mettere in condizione di perdere la partita. Sarebbe un modo di ragionare non corretto"

 

Che partita si aspetta domani?

"Secondo me verrà fuori una partita aperta, dove tutte e due le squadre hanno bisogno di fare punti e andranno alla ricerca della vittoria. Ci saranno i due disegni tattici e ci sarà da coprire quegli spazi che loro occuperanno in fase di possesso e noi dovremo fare altrettanto quando avremo la palla. L'Inter è una squadra fortissima, lo sta facendo vedere anche in questo campionato a prescindere dai risultati"

 

Quanto il suo passato all'Inter può averla aiutata nel preparare la partita? E quali sono le emozioni per il ritorno a San Siro?

"Con me è facile questo discorso, perchè parlo con pochi. A me la gente può fare quello che gli pare, ho preso fischi e insulti da tante parti, ma vado a valutare il mio lavoro. E se devo valutare il mio, quando vado via da un club guardo se ho lasciato i conti migliori e se ho fatto qualche risultato. Ma si riferisce a quello che ho fatto io, non paragonato a quello che hanno fatto gli altri. Ho finito all'Inter con la difficoltà della gestione di quel momento lì, però non ho dato colpa a nessuno di quel quarto posto, ho finito e sono tornato a casa. E' chiaro che delle valutazioni vanno fatte, perchè sono in base alle possibilità che uno ha a disposizione. Se uno ha la possibilità di spendere 240 milioni di stipendi, non sono uguali a 100. Si prendono giocatori dal Chelsea, dal Manchester City e non di quelli che sono fermi a casa. Per quanto riguarda le emozioni, per me è una partita come tutte le altre perchè sono abituato a vivere intensamente tutto quello che faccio. Sono curioso anche io di vedere quale reazione avrò quando arriverò dentro San Siro. Faccio le cose seriamente e con sentimento, anche quando non mi riescono. Lì c'era da prendere decisioni e le ho prese volentieri, è stata un'esperienza importante. Ringrazio i tifosi, a prescindere da come mi accoglieranno, ringrazio i calciatori, che mi hanno sempre dato tutto e che mi hanno sempre seguito. Ho dei momenti belli che porterò sempre con me e che mi hanno dato emozioni forti"

 

Inzaghi ha parlato di partita non decisiva, ma importantissima. Lei come la definisce?

"E' importantissima per entrambi, ma finchè non c'è matematica non c'è nulla di definitivo. Ci sono difficoltà che possono arrivare da tutte le parti, che ti possono far tentennare. E' come ha detto Simone"

 

Questa è la partita per avere la certezza che questo Napoli può arrivare fino in fondo? Per lei può essere una rivincita?

"Io non ho da far valere nessuna rivincita. Domani è un altro passo fondamentale per una piccola felicità, magari non per me ma per chi ci ama e ci segue. Noi ci battiamo per le persone che ci vogliono bene, non per essere famosi. Abbiamo una città dietro che freme, alla partenza ci saranno 1000 persone a salutarci e si sente che la vivono così anche se rimangono a casa. Questo deve per forza farci riflettere su quello che deve essere il nostro comportamento, la nostra voglia. Dobbiamo passare attraverso la disponibilità della gente che ci ama per fare questo lavoro. Chi non la sa riconoscere, è segno che non sarà mai fiero di quello che ha fatto"

 

Non per il Napoli, ma può essere decisiva per l'Inter?

"Non lo è, perchè sono poche le partite giocate e molte le difficoltà che troveranno tutti in questo campionato. Questa felicità è nascosta dietro queste difficoltà che ti troverai davanti e quando devi sostituire qualche calciatore volti le spalle, non potrai mai raggiungere obiettivi importanti. Gli obiettivi importanti stanno dietro a queste difficoltà, ai momenti in cui devi gestire le partite con i calciatori che hai e non ci si lamenta. Non l'ho mai fatto in 20 anni di carriera, sarebbe come dire alla squadra che non ce la possiamo fare. E invece da soli ce la possiamo fare. I problemi non finiscono mai, ma anche le soluzioni. Si cercano le soluzioni e per loro non è definitiva"

 

Con quali certezze e quali dubbi va il Napoli a questa sfida?

"Con le certezze di quanto prodotto fino a qui. Le qualità che hanno saputo esibire i nostri calciatori. La certezza di migliaia di persone che ti vogliono bene e ti sostengono, casomai ti venisse il dubbio di non farcela a essere fortissimo. La nostra gente pensa che noi siamo una squadra fortissima. Non ci sono dubbi, noi andiamo per fare la partita. C'è un avversario che ha le stesse nostre qualità, con calciatori di livello come il nostro e un allenatore che ha un'esperienza su quel gioco che fa e ha trovato una squadra che l'ha già fatto negli anni precedenti. Nessun dubbio, ci saranno delle difficoltà che sono le stesse che dicevamo prima. O si ha il coraggio di affrontarle o si fa spazio a quelli che non vedono l'ora di affrontarle. Non c'è altra scelta"

 

Come si affronta questa sfida avendo al fianco una proprietà italiana rispetto al suo passato? E un parere sulle difficoltà della Nazionale

"Grosso modo è uguale. Lì avevo un presidente di un paese diverso dal nostro, però il figlio stava a Milano ed era sempre presente in società. Diciamo che è simile, Zhang vedeva la situazione più esternamente, De Laurentiis la vive un po' più direttamente perchè ci sentiamo spesso per telefono, vuole sapere le cose. Zhang sorvegliava più da distante, De Laurentiis più da vicino e ti fa sentire questa sua presenza. Con entrambi ho avuto la possibilità di lavorare al meglio e poi sono sempre i risultati a far la differenza. Per quanto riguarda l'Italia mi dispiace, ma Mancini ha le soluzioni per rimettere a posto le cose. Se la sarebbe già meritata la qualificazione per quello che ha fatto vedere, non so perchè i risultati gli abbiano dato contro in questo momento. Un po' di sfortuna nel calcio esiste e può essere stata determinante. Mancini sa da solo cosa deve fare, non gli insegno niente"

 

Come sta Lozano? Cosa ne pensa di quello che ha detto in settimana?

"Sta bene, ha viaggiato ieri per ore e ore, ma è molto voglioso. Ci ho parlato stamane. E' sorridente perché è un ragazzo molto positivo, dolcissimo da un punto di vista di contatto professionale. E' normale che abbia ambizioni di crescita, come le devono avere tutti. Poi mi auguro che lui a fine stagione riceva l'interesse anche di club che lui ritiene più importanti del Napoli, perché no: significherebbe che si è reso protagonista del raggiungimento di alcuni nostri obiettivi. L'anno scorso rimanendo fuori dalla Champions League noi non abbiamo ricevuto alcuna richiesta per i nostri calciatori. E' bene che i calciatori abbiano chiaro il fatto che è sempre la vittoria che ci mette in condizione di avere visibilità. La sconfitta riporta tutti dentro alla dimensione uguale"

 

Quanto è importante Koulibaly nel vostro gruppo?

"L'abbiamo già detto in più versioni quello che rappresenta per noi. Diventa difficile parlarne e trovare ancora parole. Questa settimana è andato in scivolata al primo allenamento e gli è andato in torsione il piede e ha sentito male, è rimasto per terra. Si è fermato l'allenamento, in un attimo c'erano anche i magazzinieri intorno a lui, in attesa di vedere la reazione del momento. E' uscito tre minuti, hanno ricominciato a giocare e tutti guardavano verso la panchina per vedere come si sentiva. Non mi interessa sapere se Maradona è stato il più grande calciatore o meno, mi interessa sapere quello che ha lasciato dopo che è passato da Napoli. Non è quello che dico io, ma quello che provano tutti che fa capire l'importanza del soggetto all'interno di un gruppo. Quando in Europa League abbiamo detto che vogliamo essere tutti come il watusso Koulibaly, è un gioco di parole ma sta a significare quello che rappresenta per noi. Io sono stato fortunato ad avere grandi giocatori in passato, ma la fortuna non ha ancora finito il suo compito con me"