Kjaer dopo l'infortunio: "Al Milan ho giocato al top, tornerò più forte di prima"

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Il difensore parla all'emittente danese TV2 Sport: "Dal primo giorno al Milan ho giocato il miglior calcio della mia carriera. Qui mi sento a mio agio, sento la fiducia dell'allenatore e il supporto dei tifosi"

Sei mesi lontano dal campo, ma la voglia di tornare più forte di prima. È l'auspicio di Simon Kjaer, fermo da inizio dicembre a causa di un infortunio al ginocchio sinistro. Una pesante defezione per il Milan, ma anche un duro colpo per il difensore: "È il mio primo infortunio in carriera - spiega Kjaer all'emittente danese TV2 Sport - È dura, ma fa parte del calcio. Tornerò più forte di prima". La tanta voglia di tornare in campo è frutto anche dell'ottimo rendimento di Kjaer con la maglia rossonera: "Il Milan è il club dove mi sento più a mio agio - spiega - il posto in cui il mio ruolo fuori e dentro al campo mi si addice di più. Stiamo facendo bene, ricevo molta fiducia dall'allenatore e supporto dai tifosi. Mi hanno scelto per un ruolo da leader di una squadra giovane e abbiamo riportato il club ai vertici del calcio italiano e di nuovo in Champions. Personalmente, con ogni probabilità, dal primo giorno ho giocato il miglior calcio della mia carriera".

"Malore Eriksen? Momento che non può essere descritto"

Kjaer ha tracciato anche un bilancio del 2021 con la Nazionale danese. Un anno segnato da un episodio, il malore in campo di Eriksen a Euro 2020: "Quel momento non può essere descritto, le parole non bastano - racconta il difensore - Non c'erano pensieri dietro le mie azioni, è stato istintivo. La cosa più importante è che Christian ora stia bene".  Un Europeo in crescita per la Danimarca, arrivata poi fino alle semifinali: "La vittoria nella fase a gironi con la Russia è stata un riscatto e una grande gioia insieme ai tifosi - aggiunge Kjaer - Quella vittoria non solo ci ha fatto andare avanti, ma ci ha anche dato una sorta di spazio libero, dopo tutto quello che avevamo passato. La mancata finale? In quel momento ero sopraffatto dalla fatica, dalla stanchezza, dalle emozioni e dalla dura consapevolezza che ormai era finita. Ancora oggi sono infastidito dal calcio di rigore in semifinale che ci ha eliminato dalla competizione".

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