Napoli-Milan, Spalletti: "Nessuno è più motivato di noi, possiamo diventare immortali"

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Il commento dell'allenatore azzurro in vista dello scontro diretto al vertice contro il Milan: "Non so chi ci arriva meglio, lo dirà la partita. Io posso parlare di noi e dico che siamo al top delle nostre possibilità. Complimenti a Pioli, negli ultimi tre anni ha fatto un grande lavoro. Non riesco a dire quale sia la squadra più forte tra quelle in lotta per il titolo, ma di sicuro nessuno è più motivato di noi: possiamo diventare immortali"

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La vittoria dell'ultimo turno di campionato sul campo della Lazio, arrivata all'ultimo secondo disponibile, permette al Napoli di continuare a sognare. Ora, per Insigne e compagni, l'appuntamento è di quelli da non sbagliare: tutto pronto per lo scontro scudetto contro il Milan, una delle concorrenti per il titolo. Attualmente entrambe alle spalle dell'Inter di una sola lunghezza, chi vincerà potrà superare i nerazzurri in testa alla classifica. Alla vigilia della supersfida del Maradona, l'allenatore azzurro Luciano Spalletti è intervenuto in conferenza stampa.

Arrivate nel modo migliore a questa partita?

"Chi sta meglio non lo so, lo dirà la partita. Noi, per quanto mi riguarda, stiamo al meglio possibile. Posso parlare della mia squadra e posso dire che siamo al top di quelle che sono le nostre possibilità per giocare questa partita".

 

Napoli e Milan hanno vissuto una stagione molto simile: sentite di meritare qualcosa di più per lo scudetto?

"Da un punto di vista di percorso, sia noi che il Milan, abbiamo avuto tanti infortuni e abbiamo dovuto rimettere a posto tantissime cose. È stata la bravura dei calciatori a fare in modo che le qualità si siano distribuite al meglio con determinazione e voglia di vincere. Possiamo anche avere l'idea di aver costruito con queste difficoltà la forza della squadra, ma da un punto di vista di altre situazioni non trovo altro a cui appigliarmi. Devo fare i complimenti al Milan per quello che è stato il percorso che ha fatto Pioli per arrivare a questo punto, in questi tre anni ha costruito questa squadra insieme a Massara, che conosco bene dai tempi della Roma, e a Maldini, con il quale ho parlato tante volte. Sono davvero un club forte".

 

Napoli-Milan è sempre una partita diversa. Lo stadio sarà nuovamente pieno e si torna a pensare alle grandi sfide del passato. Quali sono le sensazioni?

"Le mie sensazioni sono buone perchè gli altri non possono essere più motivati di noi. Noi stiamo mettendo su una bella storia, tutti insieme. E con questo intendo anche il pubblico, che ci sta caratterizzando in questo essere napoletani. Penso che insieme al pubblico ci sia anche il nome di Maradona e il suo stadio, e mentre ci siamo mettiamoci anche la benedizione di Diego. Per cui si diventa ancora più forti, quest'anno lo abbiamo già provato. Noi con il nostro pubblico al fianco ci sentiamo bene, quindi sarà una bella notte".

 

La sensazione è che nell'ambiente sia cambiato qualcosa in positivo. Ci sono episodi che ci può raccontare considerando questa sensazione?

"La scorsa settimana le sensazioni erano differenti, dopo Cagliari si diceva tutto l'opposto rispetto a quanto si dice ora. Io credo che debba esserci un modo corretto per dire le cose. Spesso si parla di cose misteriose che si possono ancora tirare fuori, e il mistero non è nel sinistro di Fabian Ruiz, perché lo aveva già fatto vedere, Magari non si era vista l'imbucata di Ounas, una cosa che si dovrà rivedere. Un po' di nebbiolina aveva caratterizzato le forme di Insigne, ma non le aveva fatte scomparire perché poi sono sempre lì: capita che a volte siano nascoste, ma lui poi le tira nuovamente fuori. Lo stesso vale per la motivazione che la squadra ha, ovvero la voglia di diventare sempre più fisica andando a prendere dei palloni che sembrano in totale controllo degli avversari. Ma alla fine è sempre la qualità dei calciatori, oltre che la forza mentale, che fa la differenza tra i campioni veri e i quasi campioni".

 

Quando si guarda allo specchio si dice 'bravo'? E se domani va in una certa maniera, la parola 'scudetto' la pronuncia?

"A volte non mi piace la faccia che ho, mi riguardo, la metto a posto e poi esco. Non si tratta di essere bravi o no. Bravi sono quelli che lavorano sempre in un certo modo, che vanno al campo e che in base a ciò che succede non cambiano umore e obiettivi. Questa è la cosa che caratterizza i professionisti, i miei giocatori sono dei professionisti che devono rendere conto a una città e a una tifoseria come quella di Napoli, che anche se sta zitta dentro brucia tantissimo, un po' come il Vesuvio. La differenza la fanno loro, con delle caratteristiche e delle qualità che hanno. Bisogna riuscire ogni tanto a trasformare questa qualità in altre cose, ma i materiali sono quelli ed è difficile cambiarli. Il merito è sempre dei calciatori. Lo scudetto? Io quella parola posso pronunciarla sempre, noi ora vogliamo giocarci le possibilità che abbiamo. Sappiamo che ci giochiamo moltissimo e sappiamo che abbiamo la possibilità di rendere immortali le nostre carriere con una cosa del genere. Abbiamo la possibilità di essere ricordati o dimenticati, questo non capita sempre. Ma il campionato è ancora tutto da giocare, ci sono squadra che sono al livello nostro e dipenderà da molti fattori. Le altre possono essere più forti di noi, ma la vedo difficile che siano più motivati. Non so se basterà, ma noi la nostra chance ce la vogliamo giocare".

 

Lei ha dato consapevolezza al Napoli: si ritrova in questo pensiero?

"In quello che facciamo noi allenatori, c'è sempre in mezzo quella che è la qualità e la disponibiltà delle persone che abbiamo davanti. Quando sono arrivato, tutti dicevate che prima o poi avrei litigato con quello o con quell'altro. Durante un campionato ci sono dei momenti in cui devi dire qualcosa e intervenire, se dall'altra parte si insiste a fare cose sbagliate è necessario che io rimanga nella mia posizione. Ad esempio, Osimhen sbagliava ad andare addosso agli avversari, adesso non lo fa più. È una maturazione sua, bisogna capire che delle cose bisogna lasciarle indietro perché non fanno bene a nessuno. Lui lo ha capito e ha messo da parte questa cosa. Io non vedo più reazioni nevrotiche o esagerate della squadra, ma vedo una squadra che sa accettare ciò che avviene e aspetta il momento adatto per andare a invertire determinate situazioni. Si può quindi parlare di maturità della squadra, io ho davvero conosciuto dei ragazzi perbene con i quali si può lavorare e condividere tante cose a lungo nel corso della stagione sportiva".

 

Cosa può fare il Napoli meglio rispetto al Milan e cosa deve temere dei rossoneri?

"Dove può far meglio l'ho già detto: oltre alle giocate, all'intuito e al talento ci sarà bisogno di riempire la partita con più impatto fisico. Poi penso che il Milan sia una squadra forte, ha caratteristiche che abbiamo anche noi alle quali dobbiamo fare attenzione. Mi riferisco all'uscita corta alternata con l'uscita lunga. Spesso tornano dal portiere e quest'ultimo ribalta l'azione lanciando il pallone dall'altra parte. Un po' quello che facciamo anche noi con Osimhen. Dovremo saper usare questi fattori e alternare quelle qualità di cui il calcio moderno ormai è pieno. Non si tratta più di essere ordinati, stretti e di tenere l'avversario, si tratta di sapersi allungare, sapersi aprire e saper affrontare gli uno contro uno con forza e fisicità".

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