Ciro Immobile, l'attaccante della Lazio condannato per evasione fiscale

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Il capitano biancoceleste è stato condannato per evasione fiscale dalla quinta sezione civile della Cassazione. I fatti risalgono al suo trasferimento dalla Juventus al Genoa dell'estate 2012. "Ribadisco la mia buona fede, l'importo è stato pagato prima della pubblicazione della sentenza della Cassazione" scrive l'attaccante sui social

Ciro Immobile è stato condannato dalla quinta sezione civile della Cassazione per evasione fiscale relativamente al suo passaggio dalla Juventus al Genoa nell'estate 2012. Secondo i giudici i due club sono estrenei alla vicenda, ma sul trasferimento dell'attaccante di Torre Annunciata si è focalizzata l'indagine della Guardia di Finanza che ha portato al verdetto dei magistrati.

Immobile, la motivazione della condanna

Secondo quanto ricostruito da Repubblica, la trattativa per il trasferimento di Immobile, acquistato a 4 milioni dal Genoa, venne gestita da Alessandro Moggi che in quell'occasione ricoprì il ruolo di consulente dei rossoblù. Tuttavia per gli inquirenti Moggi agì anche come manager del calciatore, che avrebbe dovuto pagargli un compenso (con le relative tasse al fisco). Cosa che però non è avvenuta, con i giudici che hanno scritto nell'ordinanza che Immobile avrebbe dovuto versare una "maggiore Irpef". Il numero 17 biancoceleste si è difeso sostenendo che all'epoca dei fatti il suo agente era Marco Sommella, ma gli inquirenti hanno trovato rapporti diretti tra quest'ultimo e Moggi: ad esempio versamenti su un conto bancario con la causale "compenso Immobile". 

Immobile: "Ribadisco la mia buona fede"

L'attaccante sui social ha voluto fare delle precisazioni rispetto alla vicenda: "Rispondo agli articoli di questa mattina che parlano di una mia vicenda personale: senza entrare nelle questioni tecniche che lascio chiarire ai professionisti, tengo a ribadire innanzitutto la mia buona fede rispetto alle contestazioni mosse tempo fa dall’Agenzia delle Entrate e, cosa più importante, ricordo che l’importo richiesto era stato già bonificato prima della pubblicazione della sentenza della Cassazione".