Massimo Tarantino, chi è l'ex calciatore che ha fermato l'assalitore ad Assago
IL PROFILOUn passato da difensore in Serie A e un presente da dirigente sportivo per Massimo Tarantino, decisivo nel fermare l'uomo che al Carrefour di Assago ha accoltellato sei persone (tra le quali Pablo Marì, difensore del Monza fuori pericolo), uccidendone una. "Non ho fatto niente di particolare, non sono un eroe", ha detto
"Non ho fatto niente di particolare, non sono un eroe". Lo ha detto Massimo Tarantino, ex calciatore e oggi dirigente sportivo, decisivo nel fermare e disarmare l’assalitore che giovedì ha accoltellato sei persone che facevano la spesa al Carrefour in un centro commerciale di Assago, nell’hinterland milanese. Tra i feriti Pablo Marì, difensore del Monza fuori pericolo come ha spiegato Adriano Galliani, mentre a perdere la vita è stato il cassiere Luis Fernando Ruggieri. "Urlava e basta", ha raccontato alle telecamere delle televisioni Tarantino, intervenuto dopo aver sentito le grida dell’aggressore tra gli scaffali dell’ipermercato.
Chi è Massimo Tarantino: al Napoli con Maradona
Classe 1971, nato a Palermo e figlio d’arte (il padre Bartolomeo giocò con Roma e Venezia negli anni ’60), Massimo Tarantino è cresciuto nel Cosmos Palermo e nel Catania prima di passare nel 1989 al Napoli. Era la squadra di Diego Armando Maradona, campione d’Italia per la seconda volta a fine stagione, dove l’ex terzino sinistro ha giocato 118 partite in 6 anni esclusi i prestiti iniziali al Monza e al Barletta. Il primo a credere in lui ad alti livelli fu Claudio Ranieri: "Devi avere pazienza: il giorno che inizierai a giocare non uscirai più”. E sull'avventura in azzurro: "Ricordo quella volta che partì dalla panchina contro la Fiorentina seduto accanto a me - aveva raccontato di Maradona -, allora ero un ragazzo e lo guardavo con soggezione. Una volta dovevo chiedere una cosa a lui e… ho mandato avanti Francini". Tifosissimo dell'Inter ("Ascoltavo sempre le partite con la radiolina"), Tarantino raggiunge il suo sogno nel 1996 trasferendosi proprio ai nerazzurri. Sfortunato l’immediato passaggio a causa di un grave infortunio, che compromette la prima stagione con Hodgson in panchina (e Castellini poi). I più grandi campioni con cui ha giocato? "A livello emozionale Maradona e Ronaldo sono stati quelli che mi hanno dato quella sensazione unica di poter uscire sempre fuori dagli schemi", ha svelato nell'intervista al Guerin Sportivo.
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L'infortunio all'Inter e l'Europa col Bologna
Il club di Moratti aveva appena ceduto Roberto Carlos e puntava su Tarantino, pronto a giocarsi il posto da titolare con Alessandro Pistone. L’infortunio ai legamenti del ginocchio gli costò la stagione 1996/97: "Ho avuto la fortuna di toccare il cielo con un dito approdando all’Inter - ha spiegato recentemente al Guerin Sportivo -, purtroppo quel sogno ha avuto un rovescio della medaglia. Non ho potuto vivere quell’esperienza da calciatore come avrei voluto a causa di un infortunio che mi ha tenuto lontano dai campi da gioco. Nel mercato invernale di novembre andai in prestito al Bologna per cercare di rimettermi in pista. Feci talmente bene, che i rossoblù decisero di tenermi. Del nerazzurro mi resta addosso quella bellissima sensazione…". Solo due presenze all'Inter, ben 113 in rossoblù giocando insieme a Roberto Baggio e Giuseppe Signori. Vincerà un'Intertoto e arriverà in semifinale di Coppa Uefa agli ordini di Mazzone, squadra dove rimarrà fino al 2002 prima della parte finale della carriera: due anni al Como tra Serie A e B, poi Triestina e Pavia ritirandosi nel 2006 a 35 anni dopo i troppi infortuni in carriera.
Dirigente sportivo anche alla Roma
Dopo aver superato l’esame da direttore sportivo, Massimo Tarantino è stato inizialmente team manager e poi responsabile del settore giovanile prima al Bologna (dal 2010 al 2013) e successivamente alla Roma, incarico svolto per sei anni accanto a Bruno Conti nella gestione dei talenti giallorossi. L’ultimo ruolo lo ha visto protagonista alla Spal dove, da direttore tecnico in Serie B, ha lavorato nella stagione 2021/22. In occasione dei suoi 50 anni, raccontandosi al Guerin Sportivo, ha spiegato i suoi obiettivi legati al calcio giovanile: "I talenti c'erano 50 anni fa e nascono adesso. I nostri settori giovanili sono pieni di talento, soltanto che non riusciamo ad offrirgli un percorso adeguato. Non c’è carenza di talento, ma di percorso formativo e di sviluppo".