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Addio a Gianmarco Calleri, l'ex presidente di Lazio e Torino

lutto

E' stato calciatore, dirigente sportivo e imprenditore. Acquistò nel 1986 la Lazio che risanò e rilancio prima di cederla a Cragnotti nel 1992. Nel 1994 divenne proprietario del Torino, fino alla retrocessione del 1997. E' stato l'uomo che ha portato in Italia il talento folle di Paul Gascoigne e che ha ceduto il giovane Christian Vieri, allora stellina del vivaio granata

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Nato a Busalla, in provincia di Genova nel 1942, negli anni ’60 da ragazzo ha intrapreso la carriera di calciatore vestendo le maglie in B di Novara e Simmenthal Monza. Nel 1962 passa alla Lazio con cui ha giocato qualche amichevole ma senza mai riuscire a esordire in prima squadra. Abbandonata la carriera calcistica si dedicò all'attività imprenditoriale imprenditore. Fra le società della famiglia la più rilevante è stata la Mondialpol (operante nel settore vigilanza e trasporti valore). Il ritorno nel mondo del calcio a inizio anni ’80 quando prima acquista l’Alessandria e poi, sempre assieme al fratello Giorgio salva dal fallimento la Lazio, rilevata nel 1986 in cordata col finanziere Renato Bocchi (azionista di riferimento fino al 1989). Sotto la sua guida la Lazio ottenne nel 1986-87 una storica salvezza in B nonostante i 9 punti di penalizzazione. Riportata la società in Serie A Calleri rilanciò la squadra portando a Roma il folle talento inglese Paul Gascoigne, l’uruguaiano Ruben Sosa e i tedeschi Riedle e Doll. Pose anche le basi per la nascita dell’attuale centro sportivo di Formello. Nel 1992 cedette la società al finanziere romano Sergio Cragnotti. Molto meno fortunata è stata invece la parentesi di Calleri al Torino. Acquistato nella primavera del 1994, legò il suo nome alla definitiva chiusura del Filadelfia, alla cessione di diversi talenti del vivaio (fra cui Christian Vieri) e alla retrocessione del 1997 che segnò anche il suo addio al club. E' anche, però, l'ultimo presidente granata ad aver vinto un derby in casa della Juventus (9 aprile 1995, 2-1 per il Torino grazie a una doppietta di Ruggiero Rizzitelli). E’ stato anche proprietario degli svizzeri del Bellinzona (dal 1998 al 2001) mentre sono fallite le successive scalate al Genoa (2003) e il ritorno alla Lazio (2004)