Quel sorriso, l'arma segreta di Berlusconi

il ricordo
Massimo Corcione

Massimo Corcione

Massimo Corcione è tra i fondatori di Sky Sport e prima ancora del TG5, di cui è stato vicedirettore dal 1993 al 2004. Ricorda così Silvio Berlusconi e quegli anni al fianco del direttore Enrico Mentana, "il meno allineato degli allenatori"

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L’idea (folle, ma non del tutto) è stata sempre che quel sorriso ostentato troppo spesso fosse la sua arma segreta, lo strumento inattaccabile che gli ha permesso di vincere anche le battaglie più difficili, contro gli avversari che mai avresti creduto lui e la sua formidabile squadra potessero battere. E anche se stiamo provando a mettere un po’ d’ordine tra le immagini di Silvio Berlusconi che affollano la nostra mente, la memoria non va necessariamente al Milan degli invincibili; c’era un’altra squadra di cui il presidente andava molto fiero: era il TG5 allestito da Enrico Mentana, il meno allineato degli allenatori. Le dispute tra i due non riguardarono l’utilizzazione di un giornalista o la valutazione di una notizia, eppure i rapporti non furono mai idilliaci.

Berlusconi-Mentana e l'atmosfera da derby al Tg5

Gli incontri venivano limitati agli appuntamenti indispensabili, come le convocazioni per gli auguri di fine d’annoproprietario e direttore uno di fronte all’altro in un duello all’ultima parola; il più veloce battutista di tutti i tempi (Enrico) contro il più resistente incassatore (Silvio eternamente sorridente). Per giunta un interista inguaribile contro un presidente milanista nell’esercizio delle sue funzioni: i toni e la rivalità da derby calcistico aiutarono a creare l’atmosfera giusta. In fondo il copione era sempre lo stesso, replica delle scenette attribuite ad altre coppie celebri: dai contrasti tra il giovane dirigente e il monumento Liedholm alle lezioni con il maestro Sacchi, alle discussioni con Capello, al dialogo sofferto con Ancelotti.

Enrico Mentana durante la presentazione del nuovo Tg5 nel 1999 - ©Ansa

Altro che Wembley: i 'match' al Centro Palatino

Il campo di gioco non somigliava al monumentale Wembley, ma era ristretto all’interno degli studi non immensi del Centro Palatino al Celio. Furono match memorabili soprattutto per gli increduli spettatori, che non erano poi tanto sprovveduti, giornalisti giovani ma con l’esperienza sufficiente per comprendere la differenza dei ruoli. Quante volte capitò di ascoltare commenti perentori: “No, ora lo caccia di sicuro”. E invece ecco il sorriso d’ordinanza per chiudere quei pomeriggi romani con un buon lavoro che restava l’affermazione più genuinamente sincera e condivisa.

Un'immagine dello storico dibattito su Canale 5 tra Silvio Berlusconi e Achille Occhetto

Un'alleanza basata sul lavoro

Perché il lavoro era alla base di tutto, il collante milanese sulla quale si fondava l’alleanza Berlusconi-Mentana. Ma il risultato finale già allora sembrava scontato: di solito queste guerre le vincono i padroni, anche quando non hanno tutte le ragioni per vincere. Successe anche quando tutto finì, un epilogo consumato intorno alla storia di Eluana Englaro, la ragazza friulana morta dopo una interminabile agonia. Fu la conclusione peggiore, per tutti. Senza appello.