Buon viaggio, presidente Berlusconi: l'ultimo degli "Yuppies"
ADDIO BERLUSCONILa commedia dei Vanzina, simbolo dell'Italia spregiudicata degli anni '80, della "Milano da bere" e del mito dell'Avvocato Agnelli, uscì proprio nei giorni in cui il Cavaliere diventò il presidente dei rossoneri: la storia di un film già visto...
Nell'ultima scena di Yuppies, i quattro inguaribili grimpeur della Milano da bere in vacanza a Cortina alzano gli occhi al cielo in religiosa devozione: l'elicottero di Gianni Agnelli ("È lui o non è lui? Ma cerrrto che è lui") sta sorvolando le Dolomiti e l'apparizione dell'Avvocato - un padreterno per loro, che portavano l'orologio anche sul polsino dell'accappatoio - li "esalta", per dirla come il Dogui. "Oddio, me sento i brividi... ma noi, ce la faremo mai ad arrivare lassù?", si chiede il romano della crew (interpretato da Christian De Sica), uno di quei personaggi che Silvio Berlusconi si divertiva a chiamare faniguttùn (un fannullone, in milanese). Eppure, anche il Cavaliere - yuppie ante litteram - non aveva mai fatto mistero della sua profonda ammirazione per il presidente della Fiat (e della Juventus), l'icona assoluta del successo made in Italy che definiva "un principe" e di cui, da giovane, confessava di avere persino la foto sul comodino...
Noio vulevan savuar
E in effetti, un po' per la lussuosa location, un po' perché anche loro erano un quartetto (con "Sua Emittenza" c'erano Adriano Galliani, Felice Confalonieri e Marcello Dell'Utri) la vera sceneggiatura di quella notte di fine '85 nella sua casa di Sankt Moritz non sembrò poi così distante dalla geniale versione cinematografica imbastita dai fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, come confermato - indirettamente - dallo stesso Galliani in una recente intervista al Corriere. "Faceva un gran freddo - ricorda l'attuale presidente del Monza - e uscimmo imbacuccati per andare a prendere l'aperitivo al Palace, quando incrociammo il clan Agnelli: l'Avvocato con la camicia aperta, Luca di Montezemolo con il ciuffo, Jas Gawronski elegantissimo, forse c'era anche Giovanni Malagò. Al confronto noi sembravamo Totò e Peppino... Ma condividiamo il tavolo, e al termine della cena Berlusconi ci dice: 'Potremo fare anche noi grandi cose, ma non saremo mai come loro. Ci mancano venti centimetri di statura e il coraggio di esporre il petto villoso sottozero'. Qualche giorno dopo quel Capodanno ci propose di prendere il Milan...".
9 settimane e 1/2 di passione
Non sappiamo chi pagò il conto al Palace, ma ci sentiamo di escludere che - almeno in questa circostanza - andò come nella commedia prodotta da Aurelio De Laurentiis, che uscì al cinema il 20 marzo del 1986, quattro giorni prima che Berlusconi diventasse, ufficialmente, il nuovo presidente del Milan dopo oltre due mesi di trattative ad altissima tensione per acquisire la società rossonera ormai a un passo dal fallimento (più o meno 9 settimane e 1/2, sulla scia del noir-erotico-chic con Kim Basinger e Mickey Rourke, cinico broker - uno yuppie doc- di Wall Street, sbarcato in Italia a San Valentino). L'intro di Duel, dei Propaganda, colonna sonora di apertura dell'instant movie vanziniano, quello sì invece sembrò adattarsi alla perfezione: il 10 febbraio, "Eye to eye, stand winners and losers", vincitori e vinti sono faccia a faccia e il gruppo Fininvest - un impero da 2.500 miliardi di vecchie lire all'anno di fatturato - chiudeva l'affarone di cuore con Gianni Nardi, principale creditore di Giussy Farina, per la miseria o nobiltà di 6 (saliti a 31 con la ricapitalizzazione), rilevando l'intero pacchetto azionario e ratificando l'operazione il 20 dello stesso mese. "Un giorno che non dimenticherò mai – racconterà spesso ancora Galliani - cominciato con l'acquisto del Milan e finito a Parigi per il lancio del nostro nuovo canale francese, La Cinq. Quella sera festeggiammo al Jules Verne, il ristorante sulla Torre Eiffel, con molto champagne e un Bordeaux Mouton Rothschild dal sapore molto speciale".
Adesso tu
Il "closing" - termine che riscopriremo con la cessione del club ai cinesi nel 2017 per 740 milioni di euro dopo un'era di trionfi - si consumò curiosamente nella settimana del Festival di Sanremo, vinto da Eros Ramazzotti con Adesso tu, canzone tratta dall'album Nuovi eroi, titoli presi inevitabilmente in prestito dai tifosi milanisti - e dai giornali - per salutare l'avvento del loro salvatore. Un signore, fin lì, conosciuto ai più per Milano 2 e Canale 5, "quello di Dallas e del Mundialito" e, politicamente, per il suo strettissimo legame con Bettino Craxi, premier socialista di un'Italia riemersa dagli anni di piombo e lanciatissima nell'Olimpo delle potenze mondiali, affamata ora soltanto di "easy lady" e tivù-leggerezza. Un Paese di paninari che viaggia in Y10 ("temperatura a bordo 19 gradi, praticamente Marocco in primavera") e flirta "in blazer blu, panta grigio e naturalmente Tod's!" con le esuberanti ragazze fast food di Drive-in, che vola con la fantasia ma non decolla e che no, non ce la farà ad arrivare lassù...
Life is life
Alle fine, l'unico a spiccare il volo sarà il rampante barone rosso(nero) che il 18 luglio dell'86 planerà sull'Arena Civica sulle note apocalittiche della Cavalcata delle Valchirie: forse 'na cafonata agli occhi del Principe di Piemonte - "certe cose meglio lasciarle al cinema - dirà Agnelli - lo show va fatto sul campo, dove il Milan di Berlusconi deve ancora dimostrare cosa vale" - ma da quel pomeriggio nessuno vorrà più perdersi per niente al mondo lo spettacolo d'arte varia di quell'uomo innamorato di sé. E il finale del film manifesto dei nostri Eighties, con il brano degli Opus - che tornerà di moda con il mitico palleggio di Maradona nel riscaldamento di Monaco - non sarà altro che il suo biglietto da visita per il paradiso: "Every minute of the future is a memory of the past/Cause we all gave the power, we all gave the best/And everyone gave everything and every song, everybody sang/Live is life! Na na nana na...".