Juve, inchiesta "Prisma": Pg Cassazione favorevole allo spostamento del processo a Milano

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Il Procuratore generale presso la Cassazione si è espresso, nella sua requisitoria, a favore dello spostamento del processo sui conti della Juventus a Milano. Ora si aspetta la decisione dei giudici della Suprema Corte: udienza il 6 settembre

Il processo sui conti della Juventus, in seguito all’inchiesta “Prisma” della procura di Torino, potrebbe cambiare sede. Il Procuratore generale della Cassazione, nella sua requistoria, si è infatti espresso a favore dello spostamento del procedimento a Milano. Un parere decisamente autorevole, anche se la decisione finale spetterà ai giudici. La Suprema Corte, che dovrà pronunciarsi sulla competenza territoriale, discuterà il caso il prossimo 6 settembre. A sollevare la questione “territoriale” erano state le difese della Juventus e degli altri imputati, che avevano chiesto lo spostamento a Milano o Roma, sedi rispettivamente della Borsa e dei server della Borsa stessa, vista la natura dei reati contestati che riguardano il mercato finanziario. La Procura di Torino, al contrario, si era espressa per il mantenimento del processo nel capoluogo piemontese. Lo scorso 10 maggio il Gup Marco Picco aveva deciso di rimandare la questione alla Cassazione.

I reati contestati dalla Procura

La Procura di Torino contesta reati di false comunicazioni sociali (art. 2622 cc), ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza (art. 2638 cc), manipolazione del mercato (art. 185 D.Lgs 58/1998. La Juventus è indagata in qualità di persona giuridica. Prima del processo in cui è imputata la Juventus, il suo ex presidente Andrea Agnelli e altri suoi ex dirigenti, la Procura di Torino aveva chiesto l'archiviazione per una ipotesi di reato: le false fatturazioni. Richiesta poi accolta dal giudice

Le accuse nei confronti di Agnelli, Nedved e Paratici

L’ex presidente Agnelli, l’ex vice presidente Nedved e l’ex direttore sportivo Paratici sono indagati per tutte e 3 le fattispecie di reato. L’ex amministratore delegato Arrivabene è indagato per il reato di falso in bilancio relativo agli anni 2019, 2020 e 2021 (faceva parte del cda prima di diventare amministratore delegato il 30 giugno 2021), manipolazione del mercato e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di pubblica vigilanza (solo per l’anno 2021).