Tar sospende giudizio su ricorso Agnelli e Arrivabene: deciderà Corte di Giustizia Europea

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Fabio Tavelli

Fabio Tavelli

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L’ordinamento di giustizia sportiva italiana è compatibile con la normativa dell’Unione Europea? Lo deciderà nei prossimi mesi la corte di Giustizia europea e il giudizio potrebbe cambiare per sempre il rapporto tra giustizia ordinaria e giustizia sportiva. E’ il nuovo capitolo della querelle giudiziaria che vede Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, ex Presidente ed ex Consigliere di Amministrazione della Juventus vincere un importante round. 

Il Tar del Lazio ha infatti rimesso alla Corte di Giustizia Europea la decisione su alcune questioni pregiudiziali. La vicenda è quella delle plusvalenze, costata alla Juve punti di penalizzazione ed esclusione dalle Coppe e alle sue figure apicali inibizioni che hanno di fatto spazzato via quella classe dirigente. 

Arrivabene era stato prosciolto in due gradi di giustizia sportiva ma la Figc aveva impugnato la decisione di proscioglimento della Corte Federale d’Appello, ritenendo che fossero emersi elementi nuovi per rivedere il giudizio. Agnelli e Arrivabene hanno allora impugnato davanti al Tar del Lazio le decisioni della Corte Federale della Figc e del Coni, ad ogni effetto atti amministrativi, chiedendone l’annullamento. Richiesta che rischiava di infrangersi contro l’orientamento della giurisprudenza italiana, secondo la quale atti del genere non possono essere annullati dal giudice amministrativo così come disposto dalla Corte costituzionale che con due sentenze ha affermato che atleti e dirigenti colpiti da una sanzione disciplinare hanno la sola possibilità di chiedere un ristoro economico, ma non anche l’annullamento. E’ una delle basi del principio della cosiddetta autonomia dell’ordinamento sportivo

Il Tar del Lazio ha invece dato ragione ad Agnelli e Arrivabene e ha deciso che sarà la Corte di Giustizia Europea a stabilire se la giustizia sportiva italiana è compatibile con i principi del giusto processo. I giudici della Corte di Giustizia Europea hanno affermato in recenti sentenze che il diritto di uno Stato membro non può precludere ad un atleta o ad un dirigente sportivo il diritto di chiedere ed eventualmente ottenere l’annullamento di un atto degli organi sportivi, tanto più quando si tratti di atti sanzionatori che hanno rilevanza afflittiva.

 

Nel caso di Arrivabene il Tar chiede se sia compatibile con il principio di legalità che un organo di giustizia sportiva italiano possa infliggere una sanzione ad un dirigente sportivo per una generica violazione dei doveri di “lealtà e probità” senza che lo stesso dirigente avesse potestà decisionale in materia di compravendita di calciatori. Ora la parola passa alla Corte di Giustizia europea, che si pronuncerà nei prossimi mesi. E se la Corte riaffermerà i principi sanciti nella sua recente giurisprudenza, uno dei cardini ultraventennali della giustizia sportiva italiana – quello del divieto di annullamento delle sanzioni disciplinari da parte di un giudice ordinario – sarà spazzato via. Una sentenza, quella della Corte Europea di Giustizia che potrebbe dunque cambiare per sempre i rapporti tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria.